Sulle strade dell’alta valle del Dolo

La bicicletta sa sempre dove andare, che direzione prendere. E così, sovente, mi conduce sulle strade dall’Alta Valle del Dolo e del Dragone, sino al Passo delle Radici ove Frignano e Garfagnana si abbracciano e Appennini e Apuane si guardano dritti negli occhi.

Se dovesse tracciare un itinerario ideale, di media distanza, attraverso questa vallata, fisserei il punto di partenza da Cerredolo (RE).

I circa 90 km che andremo a percorrere sono costellati da “suggestioni” naturalistiche ed artistiche uniche.

Teniamo la strada SP 486 R in direzione Montefiorino – Passo Radici, dopo circa 6 km svoltiamo a destra sulla strada comunale per Romanoro. Da ora in poi il traffico si ridurrà ai minimi termini, permettendoci di salire in tutta tranquillità.

Il primo incontro “suggestivo” lo facciamo a Rubbiano dove ci attende l’omonima Pieve risalente al IX – X secolo, capolavoro e massima espressione dell’architettura romanica in appennino. Vale la pena effettuare una piccola deviazione, poche decine di metri, per portarsi al suo cospetto. L’edificio è sobrio e severo ma emana un grande senso di protezione, forse memoria di quell’antico diritto di asilo che garantiva protezione a chiunque varcasse la soglia di un luogo sacro.

Pieve di Rubbiano

Pieve di Rubbiano

Pieve di Rubbiano

Pieve di Rubbiano

Superato Rubbiano la strada, seppure senza mai presentare pendenze impossibili, prosegue costantemente in salita e ci porta ad oltrepassare gli abitati di Gusciola e Farneta.

Poco prima di entrare a Romanoro incontriamo la seconda suggestione di questa pedalata: il Ponte di Valoria.

il ponte di Valoria

il ponte di Valoria

L’imponenza di questa opera contrasta decisamente con l’ambiente circostante ma, proprio per questo, a me piace moltissimo.

Oltrepassato il ponte di Valoria entriamo a Romanoro e, da qui, cominciamo a scorgere quella che è, a mio parere, la “suggestione” per eccellenza di questa pedalata: il monte Cusna, un “gigante buono” splendido e maestoso. Il Cusna, situato sul versante reggiano, ci accompagnerà  per molti kilometri quasi a volere vegliare su di noi. In realtà il Cusna è una catena montuosa, e proprio per questa sua imponenza si differenzia dalle altre cime appenniniche. Io trascorrerei ore ad osservarlo e fotografarlo, non so perché ma ho l’impressione che “il gigante”, da un momento all’altro, si risvegli dal suo sonno millenario e, vedendoci passare, venga a darci un saluto.

il Cusna

il Cusna

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E così, con il Cusna al nostro fianco, lasciato Romanoro, con due colpi di pedale (forse anche di più…) raggiungiamo Rovolo, abitato dalle caratteristiche case di sasso, e Muschioso da cui possiamo osservare la diga di Fontanaluccia. Da qui la strada inizia a salire in maniera più decisa per circa 5 km sino a Madonna di Pietravolta ove incontreremo un’altra “suggestione” architettonica: il Santuario della Beata Vergine della Neve risalente al XVII secolo.

Santuario della Beata Vergine della Neve - Madonna di PIetravolta

Santuario della Beata Vergine della Neve – Madonna di PIetravolta

Una sosta non può che aiutare a recuperare le forze dopo la salita ma, soprattutto, ad ammirare il Santuario, ubicato nei pressi dell’antica via Bibulca (così denominata per il fatto che era sufficientemente larga per  permettere il passaggio di un carro trainato da due buoi) già citata in antiche fonti romane e collegamento tra la lucchesia e le province di Reggio Emilia e Modena.

Il nostro viaggio prosegue verso Piandelagotti, e qui saranno circa 38 i km percorsi, il momento giusto per una sosta caffè.

Superata Piandelagotti per circa 5 km, e cioè sino all’Imbrancamento, pedaleremo affacciati ad un balcone con una strepitosa vista sull’opposto versante appenninico (Pievepelago – Abetone) e sarà impossibile non fermarsi a scattare qualche foto.

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Raggiunto l’Imbrancamento dovremo svoltare a destra per l’ultima (o penultima…) fatica di giornata, non prima però di una breve sosta per rifornire le nostre borracce con le fresche (anzi gelide!) acque della omonima fontana. A questo punto ci attendono 2,5 km di salita piuttosto severa (le pendenze raggiungono in alcuni punti il 10%) per raggiungere il Passo delle Radici. Da qui vedremo stagliarsi sul versante opposto il monte Cimone, la cima più alta dell’appennino e, sicuramente, ci scapperà un’altra foto!

Dopo 43 km potremmo dirci soddisfatti e prendere la via del ritorno oppure potremmo raggiungere San Pellegrino in Alpe, il paese più alto dell’appennino, e rimanere senza fiato, dall’emozione, alla vista delle Alpi Apuane. San Pellegrino in Alpe si raggiunge dal Passo delle Radici percorrendo un breve tratto di strado di circa 3 km, di cui 1,5 km sia all’andata che al ritorno con pendenze “cattive” tra il 10% ed il 14%. La bellezza del luogo vale la fatica a mio modo di vedere. L’abitato è piccollissimo, sviluppandosi intorno ad un’unica piazza ove si affacciano il Santuario di San Pellegrino (di origine medievale), il bar, il ristorante, la bottega e le sovrastanti abitazioni. Caratteristica del luogo è il far capo a due regioni, per metà ricade in Emilia Romagna e per metà in Toscana (entrando al bar vedrete segnata sul pavimento la linea di confine tra le due regioni).  Dal Santuario si accede ad una vera e propria terrazza sull’appennino e le Apuane, la visione lascia senza parole poiché è di una bellezza tale da risultare indescrivibile. La fatica sopportata per giungere sin qui è presto dimenticata, la visione che si apre dinanzi ai nostri occhi è un dono inaspettato e, per questo, così prezioso.

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Santuario di San Pellegrino

Santuario di San Pellegrino

San Pellegrino in Alpe: un balcone sulle Apuane

San Pellegrino in Alpe: un balcone sulle Apuane

 

 

San Pellegrino in Alpe: appennino

San Pellegrino in Alpe: appennino

E dopo avere raccolto anche questa ultima suggestione è tempo di rientrare. Ripercorreremo a ritroso la medesima strada sino a Madonna di Pietravolta e qui giunti seguiremo le indicazioni per Frassinoro – Montefiorino. La pedalata si farà più agevole in quanto la strada, eccettuata qualche risalita, risulterà pressoché in discesa. Transiteremo per Frassinoro, il paese della Via Crucis vivente, ove potremo nuovamente rifornire le borracce alla fontana situata nei pressi della piazza. Con una veloce picchiata raggiungeremo Montefiorino e nuovamente Cerredolo.

Le strade che percorriamo, in bici o a piedi, sono disseminate di doni che attendono di essere di raccolti. Basta poco per vederli, è sufficiente alzare lo sguardo e sono lì pronti per noi e per tornare a casa con noi. E le strade che attraversano l’Alta Valle del Dolo e del Dragone sono particolarmente generose, ogni volta regalano cose nuove.

A questo punto non basta che percorrerle, sono lì che ci aspettano.

Chiudo con un ringraziamento particolare agli amici Milva e Andrea i quali, con i loro suggerimenti e indicazioni, hanno contribuito a farmi scoprire e conoscere l’Alta Valle del Dolo e del Dragone.

 

Nota tecnica: le indicazioni stradali specifiche le potete trovare a questo link In bicicletta sulle strada dell’Alta Valle del Dolo  manca il tratto da Passo Radici a San Pellegrino in Alpe ma, una volta giunti al Passo delle Radici, è sufficiente seguire le indicazioni stradali: c’è un’unica strada ed è impossibile sbagliare.

written and posted by Cinzia Vecchi 16/06/2016

 

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6 risposte a “Sulle strade dell’alta valle del Dolo”

    • Hai ragione Roberto, ma rimedierò in un prossimo pezzo perché questo è solo il primo di una serie di post dedicati all’Alta Valle del Dolo 😉

  1. Grazie a te Cinzia il cammino in tua compagnia è sempre una scoperta di emozioni, e soprattutto per me una carica di energia, serenità e condivisione continua di esperienza di vita e grande amicizia!

  2. Cinzia, mi fai venire voglia di scoprire i nostri Appenini e quasi quasi anche di riprendere la bici!