Storie di 1001 Miglia – terza parte: emozioni

La 1001 Miglia, oltre ad essere luoghi e persone, è anche, per chi l’ha vissuta e pedalata in prima persona, un insieme di emozioni e sensazioni talmente potenti da risultare quasi impossibile decifrarle. E allora, l’unica cosa da fare, è lasciarle scorrere e lasciare che ti invadano senza cercare spiegazioni razionali.

L’ansia e il cuore a mille prima della partenza; la pressione stranamente alta, e pensare che solitamente è bassa, e il medico che ti rassicura: nulla di grave è la situazione che stai vivendo, vai tranquilla. Già, tranquilla, è una parola!
Ci cambiamo, abbigliati di tutto punto per affrontare una lunga notte in sella alla bici, siamo pronti per partire e l’ansia si scioglie in un sorriso

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pronta per partire

E’ buio, si parte, di nuovo si ripresenta una sensazione di tensione: la notte è insidiosa, il timore di non vedere buche e crepe nell’asfalto, le autovetture che sfrecciano veloci, non è ammessa distrazione. Ma ci pensa la luna piena che si specchia nel Po a rilassare mente e corpo: siamo in viaggio e, allora, cerchiamo di godercelo.
Arriva l’alba e con essa le vie d’acqua, il Po e la Secchia, che fluiscono tranquilli, infondono serenità. Dai che arriviamo a Massa Finalese! E lì il sorriso di Lorenzo Borelli,  Daniele Levoni che scatta foto e le chiacchiere con Graziano Ameli sono una bella iniezione di fiducia.

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Lorenzo

La pianura che ci separa da Lugo di Romagna ed il costante vento contrario provano a demolirci, ma si resiste, seppure a fatica. Arrivati a Lugo un’altra iniezione di fiducia e serenità ci attende: gli amici son lì che ci aspettano per sostenerci ed incitarci. Ma sì la pressione si è abbassata, il cuore è tornato nei ranghi e in Toscana son sicura che ci arriveremo.

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sosta a Lugo di Romagna

Il passo Sambuca presenta il conto, i 400 km di pianura si fan sentire, la pedalata diventa lenta e la fatica diventa una fedele compagna di viaggio che a ogni pedalata ti sussurra: fermati, non ce la fai! Ma si prosegue, il passo Sambuca non può essere lontano, poi in discesa ci si riposa…ma intanto cala nuovamente la notte, inizia la discesa e nuovamente sale la tensione e la paura: l’impianto di illuminazione è funzionante ma tu sei miope e di notte, in discesa, non ti muovi proprio agilmente e, poi, pensi agli animali vaganti. Ce ne è abbastanza per fermarsi e buttare via la bici! Ma non ti fai scoraggiare, prosegui piano piano, hai dei compagni di viaggio meravigliosi che scendono lentamente e ti aprono la strada. Siamo in fondo, pericolo scampato pensi, e invece no, all’improvviso un capriolo attraversa la strada: attimo di panico! Non succede nulla, la bestiola se ne va per la sua strada e noi proseguiamo per Dicomano: sosta e riposo.

Secondo giorno

Il giorno successivo si pedala verso l’Umbria, ad un certo punto mi avvedo che abbiamo già superato i 600 km, ovvero il kilometraggio massimo da me percorso prima della 1001 Miglia. Ho un momento di sbandamento, cosa può accadere ora? Le gambe e la testa saranno in grado di reggere? Mi guardo intorno e tutti sono calmi e tranquilli, un po’ stanchi, ma nessuno è particolarmente preoccupato. E allora provo a fidarmi dei miei compagni di viaggio: calma e tranquillità, e i km totali li guardiamo al termine della tappa. Funziona, riprendo a fare foto, ci si ferma in prossimità del Trasimeno e si pensa ad arrivare a Todi e poi Bolsena.
Di nuovo cala la notte e di nuovo sale la preoccupazione, soprattutto mentre si scende verso Bolsena il fruscio, a lato strada, lascia intuire la presenza di animali vaganti. Anche questa volta ne usciamo indenni, e alla paura subentra la meraviglia alla vista del Castello di Bolsena.

Terzo giorno

Il terzo giorno la fatica comincia  a farsi sentire davvero, l’equilibrio interiore che mi ero costruita per reggere a una tale prova comincia a vacillare. Ma, e qui mi stupisco di me stessa, capisco di avere un notevole spirito di adattamento. Le condizioni di viaggio ed i luoghi deputati al riposo sono piuttosto spartani, ma la cosa non mi pesa. Prima di partire ero piuttosto preoccupata di non riuscire ad adattarmi, meglio così, mi tolgo il peso di questa preoccupazione e proseguo più leggera.
Le gambe, invece, cominciano a farsi più pesanti; le tappe, da ora in poi, presentano tutte dislivelli importanti. Un dubbio comincia ad insinuarsi: ma ce la faremo a rispettare i tempi stabiliti per i controlli successivi? Nel mentre che mi faccio questa domanda arriviamo al lago Gramolazzo e si presentano le Alpi Apuane, le mie amate Apuane,

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Alpi Apuane

e i pensieri, anche se per poco, se ne vanno

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sulle rive del lago Gramolazzo

Quarto giorno

Il quarto giorno si parte a mezzanotte per Deiva Marina, pare una corsa contro il tempo, il nervosismo prende il sopravvento, il timore di “bucare” il controllo non mi da pace. Arriviamo nei tempi dovuti. Vedo il mare

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Levanto

e sento la voce di Fossati che canta “questi posti davanti al mare”, “naviganti” e “mio fratello che guardi il mondo” e, contemporaneamente, si sbriciola la tensione e l’equilibrio faticosamente costruito nelle settimane precedenti la partenza. Arriviamo sul Bracco, io son stremata dalla fatica, e non trovo di meglio che mettermi a piangere…una scena ridicola: io che piango e un altro che si vuole ritirare. Che sciocchini! Mancano poco più di 200 km a Nerviano e noi stiamo qui a fare una sceneggiata…dai che si riparte, mancano “solo” i controlli di Casella e Castellania!
Al calare del sole saliamo a Castellania, questa 1001 Miglia ormai è conquistata, io non capisco più nulla. Ho trovato, lungo la strada, tutto quello che cercavo, l’ho raccolto e portato con me; mi pare di essermi pacificata e questo mi “destabilizza”, non avevo mai provato una sensazione così prima d’ora. I segni sul mio volto credo raccontino meglio di ogni parola le emozioni del momento

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io

Ultimo giorno

L’ultima notte la trascorriamo in hotel. Il risveglio al mattino reca con se un sorriso e una ritrovata tranquillità; questi ultimi 90 km che ci separano da Nerviano volano via.
Le 1001 Miglia d’Italia sono state percorse, ci vorrà del tempo per comprendere appieno il significato di quanto mi hanno dato. So con certezza che mi hanno cambiato e in meglio. E so che sono arrivata con la voglia di esserci e ripartire nuovamente tra quattro anni.
Grazie a chi ha reso possibile tutto ciò, grazie Sonia, grazie Leo, grazie Facebike e grazie a me!

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eccoci qua al termine della 1001 Miglia

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi Cinziainbici

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6 risposte a “Storie di 1001 Miglia – terza parte: emozioni”

  1. Che racconto bellissimo… Sei Unica Cinzia, felice di averti conosciuta e di poter leggere queste belle “poesie” 😉 … fantistica…