La Ravorando: 400 km in bici tra pianura e appennino

Il primo 400 km del 2017: la partenza – il primo controllo/ristoro

Con la “Ravorando”, classica randonnée di primavera, si comincia a pedalare davvero sulle lunghe distanze. Se fino ad ora ci eravamo limitati a chilometraggi intorno ai 200 – 230 km, ora si fa un balzo verso i 400 km!
Sabato mattina, prima di partire alla volta di Bologna, ho riletto quanto scrissi lo scorso anno, il 17 aprile, al termine della randonnée: “Ed eccomi di ritorno dall’avventura a pedali sulle strade della pianura bolognese e dell’appenino tosco – romagnolo. Come sempre una randonnee regala immagini e momenti straordinari.Io di questa Ravorando ricorderò il vento che ci ha accompagnati per 380 km e ci ha letteralmente sfibrati; il valico della Raticosa con il vento fortissimo ed il vorticoso movimento delle pale eoliche e, soprattutto, un tramonto luminosissimo; l’infinita pianura attraversata nella notte, così monotona che quasi volevo buttare via la bicicletta; l’ascesa a Marradi, nelle primissime ore della mattina, e l’alba che sembrava non arrivare mai; la pianura finale pedalata con la testa perchè le gambe avevano esaurito completamente le forze.Ma soprattutto i volti, le voci e la presenza costante dei miei compagni di viaggio, Sonia, Eros e Leo i. Quando si affrontano prove così impegnative con il giusto spirito, basta un cenno, una parola, una battuta per superare un momento di sconforto o di crisi nera. Tra ieri e oggi la tentazione di segare in due la bici ce l’ho avuta almeno tre o quattro volte, ma è svanita quasi subito perchè se hai delle belle persone intorno ti fanno passare anche le malinconie e le incertezze che ti si presentano durante il percorso”
Ecco ci sono cose che non cambiano mai, che rappresentano una certezza: il vento sulla Raticosa, l’infinita pianura notturna capace di destabilizzare anche la mente più salda ed i compagni di viaggio.
Ma andiamo con ordine.

Sabato, 22 aprile, arriviamo a Bologna nel primo pomeriggio, quest’anno parteciperemo solo io ed Eros, “orfani” dei nostri Capitani Sonia e Leo. Non appena scendiamo dall’auto ecco la prima sorpresa, Sonia e Leo sono venuti a salutarci: partiremo più contenti!

Ravorando

Facebike Team

Mano a mano arrivano i randonneur si rinnovano saluti, abbracci, racconti di aneddoti, avventure e disavventure.
Vedo Alberto e Gualtiero di Torino, c’è solo il tempo di un  saluto, vanno troppo veloci i ragazzi, tenere le loro ruote è impossibile. Guardando le foto della loro Ravorando sembra viaggino sollevati da terra, solcano le strade come saette!
Arrivano Michele e Stefano, i compagni di viaggio al 600 km di San Vito lo scorso anno, un saluto e anche loro non li vedremo più…gambe veloci anche le loro!
Un saluto a Giovanna e Ciro, sempre forti e determinati; e poi Rosanna, Franco, Graziano, Fausto, Pino, Marco Ciccarone e Marco Scardovi, Max, Maria, Daniele, Giovanni e tutti gli altri

Ma è già ora di partire, la direzione è quella che conduce al Passo della Raticosa. Quest’anno si arriva da un versante meno impegnativo, attraverso la Fondovalle Savena, Pianoro e Monghidoro. Solo gli ultimi kilometri rimangono invariati e “velenosi”

Si sale ognuno del suo passo, c’è chi vola e chi punta tutto sulla simpatia, come dice Marco Ciccarone, e allora “gruppo simpatia” sia:

Ravorando

con Eros verso il Passo della Raticosa

Superato Monghidoro si alza un vento gelido, cominciano ad addensarsi dei nuvoloni in cielo, insomma la solita Raticosa che pare voglia respingerti e ti fa penare ogni volta…gli ultimi km sono da espiazione di peccati gravi! 

Giunti in vetta inizia la vestizione per affrontare la discesa: gambali, manicotti, antivento in goretex…sì fa freddo. 

Ravorando

al Passo della Raticosa


Si scende, l’appuntamento è a San Benedetto del Querceto ove è fissato il primo controllo ed il primo ristoro.
Il ristoro è allestito all’interno di una trattoria, la cosa ci piace assai, a un buon piatto di pasta non si rinuncia mai. Lo “spirito rando” passa anche attraverso questi momenti conviviali e di condivisione.
Sedersi attorno ad un tavolo, consumare un pasto insieme, è un atto di condivisione, la tavola in sé è un luogo di condivisione. Ed ecco che, all’interno di una randonnée, questa condivisione diviene ancora più significativa, quasi simbolica: si condivide il cibo e la leggerezza ma anche la fatica ed il reciproco aiuto nei momenti di bisogno.
I “randagi” a tavola sono tra le immagini più belle che mi rimango al termine di una randonnée : 

Ravorando

Ristoro di San Benedetto del Querceto

Ravorando

Ristoro di San Benedetto del Querceto

Ravorando

Il ” Colonnello ” Pino: ristoro di San Benedetto del Querceto

Ravorando

ristoro a San Bendetto del Querceto

Ravorando

ristoro a San Bendetto del Querceto

Terminata la cena si riparte, inevitabilmente ci si divide in gruppi con la consapevolezza che ci si ritroverà lungo il percorso per condividere altra strada insieme, e comunque al traguardo per bere una buona birra e raccontarsi con il sorriso sulle labbra la propria avventura.
Si forma così un gruppo vario ma ben assortito ribattezzato da Eros “Gruppo Vacanze Vecchi, Leone e Ciccarone” dove, appunto, la parte del “leone” la farà Pino con una regia impeccabile!

La pianura – la notte – le persone

La Ravorando è tanta pianura, infinita pianura, e tutta pedalata di notte. Se poi si alza il vento (e in certi tratti c’è sempre) diventa sfibrante, una prova durissima per gambe e testa. La sensazione è quella di trovarsi sempre nel medesimo posto, il buio non aiuta, pare di essere in mezzo al nulla. Solo il cielo stellato offre un diversivo, ogni tanto si lancia un’occhiata per cambiare immagine. Transita qualche auto, veloce e strombazzante…diamo sempre e comunque fastidio, ci prendiamo qualche insulto, qualcuno rallenta per capire chi siano quei matti tutti illuminati che pedalano di notte.
Poco prima della mezzanotte troviamo un bar aperto, ci fermiamo consapevoli che il prossimo lo troveremo solo al mattino. Entriamo e la curisosità si impadronisce immediatamente degli avventori; è un bar “antico”, tipico dei paesi della bassa, son tutti lì, chi gioca a carte, chi a biliardo, chi guarda la TV. E tutti a chiedere dove andiamo e quanti kilometri ci aspettano per, poi,  rimanere a bocca aperta quando spieghiamo loro cosa stiamo facendo. Almeno incassiamo qualche complimento e un in bocca al lupo.

Ravorando

sosta al bar

Risaliamo in bici, dobbiamo arrivare a Castel Guelfo, mentre pedaliamo osservo il gruppo, siamo almeno una ventina di persone. E’ la prima volta che mi trovo in un gruppo così numeroso, nessuno accenna a volere scappare. Forse è la pianura che spaventa e addormenta se affrontata da soli. Ma guardando meglio non è questo che ci tiene insieme, è piuttosto la sintonia che corre sui pedali come una invisibile energia che si trasmette da una bici all’altra e, quindi, da un randonneur all’altro.
Pino e i suoi aiuto registi tengono il gruppo compatto, l’andatura è quella “giusta velocità” che fa sì che nessuno si stacchi, insomma regna un bel clima.

Ravorando

Pedalando di notte

Arriviamo a Castel Guelfo, dove è fissato il secondo controllo, qui ci prendiamo il giusto tempo per ristoraci, senza nessuna frenesia

Ripartiamo alla volta di Dozza, transitiamo per il centro ed arriviamo al cospetto della Rocca, non può mancare una sosta con tanto di foto…siamo un poco rumorosi, speriamo di non avere svegliato nessuno…

Ravorando

Con Maria a Dozza

Ravorando

Dozza (Bo)

Ravorando

Dozza di notte

Superata Dozza si prosegue verso Marradi e inizia la parte psicologicamente più dura. L’ora è di quelle che invogliano a dormire ma si continua a pedalare; siamo in tanti, ci si fa coraggio, chi parla, chi fischia, chi canta, così per scacciare il sonno. Inevitabile, però, la crisi tra le 3,30 e le 5,30…la voglia di segare la bici va e viene. Vedo un cartello siamo a Brisighella, dai si vede la Rocca e la Torre dell’Orologio illuminati che si stagliano verso il cielo, un poco di bellezza a rompere questa lunga notte. Uno sguardo al cielo, le stelle sono luminosissime…improvvisamente ci fermiamo, Marco ha rotto il supporto del fanale. Ne approfitto per fare due passi e scacciare la voglia di dormire.
Si riparte, il “Colonnello” Pino inizia a fare ipotesi sull’orario di arrivo a Marradi; il pensiero del caffè e della brioche ci tiene svegli e vigili, sono solo le 4,00, a Marradi arriveremo alle 5,30. Per un’ora e mezza è stato sufficiente il pensiero della colazione per non addormentarsi…certo che simo ben strani!

La strada che conduce a Marradi non è impegnativa, procede in continui saliscendi e anche questo continuo cambio di ritmo aiuta a rimanere svegli.
Improvviso si alza il vento, con raffiche gelide e sferzanti, quasi respingenti.
Queste sono le terre del poeta Dino Campana la cui personalità tormentata evidentemente ha assorbito molto dal carattere di questi luoghi!
Finalmente alle 5,30 siamo a Marradi, il bar è aperto, ci sono già altri randagi all’interno, qualcuno dorme ma i più stanno dando l’assalto al banco delle paste e brioche…ci sediamo qualche minuto, giusto il tempo per fare colazione e recuperare un poco le forze. Tra una battuta ed una foto Pino inizia a fare previsioni sull’ora di arrivo a San Lazzaro, siamo in anticipo sulla tabella di marcia e rispetto all’orario dello scorso anno…forse riusciamo a fare un buon tempo.

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Marco e Eros: sosta a Marradi

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Con il “Colonnello” Pino a Marradi

Il Passo Carnevale – la pianura finale – l’arrivo

Terminata la colazione ci avviamo verso l’ultima asperità, il Passo Carnevale. La strada si impenna subito, sono pochi kilometri ma ugualmente fastidiosi se affrontati dopo 280 km. In cielo si addensano dei nuvoloni che non promettono nulla di buono, ma superate due curve appare il sole

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All’alba verso il Passo Carnevale

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verso il Passo Carnevale

Le gambe fanno male, comincio ad accusare la fatica, io ed Eros procediamo insieme, Maria  vola, è una scalatrice nata, Pino lo vediamo qualche tornante sopra di noi, altri hanno già raggiunto la vetta. Sul passo ci si riunisce


e poi giù verso Palazzuolo sul Senio dove ci attende il terzo controllo ed un altro ristoro

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Palazzuolo sul Senio

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al controllo di Palazzuolo sul Senio

Cominciamo a vedere la fine, infatti ci attendono una decina di km in discesa e, poi, circa 50 km di pianura. Si riparte, il sole si alza e comincia a scaldare; arriviamo a Riolo Terme, ci fermiamo un momento per togliere manicotti, gambali e giacche e scattare due foto

Ravorando

sosta foto

Ravorando

sosta foto

Inizia la pianura finale, procediamo ad andatura costante, in diversi tratti il vento è contrario, giusto per sfibrarci ulteriormente. Ma dov’è San Lazzaro di Savena? L’hanno spostato? Gli ultimi 10 km sono infiniti, cala l’andatura, le forze sono ridotte al lumicino, i cavalcavia paiono passi alpini insormontabili…anziché avanzare indietreggio Eros ancora una volta mi sostiene: “Tieni botta, ormai è fatta”. Finalmente entriamo nella pista ciclabile, è l’ultimo kilometro! Entriamo al Circolo ARCI Benassi alle h. 10,40, è fatta! Abbiamo impiegato 18 ore e 45 minuti: stanchi ma felici!

Ravorando

Io e Eros all’arrivo

E chi ce lo toglie il sorriso dopo una impresa così! Ma soprattutto  portata a termine con un così bel gruppo: Pino, Moreno, Marco Ciccarone e Marco Scardovi, Giuseppe, Tiziano, Max, Maria, Nicola, Nico, Oscar e tutti gli altri di cui non so e non ricordo i nomi…scusatemi, la vecchiaia…
L’unico rammarico è stato il ritiro di Daniele che non ha potuto pedalare sino alla fine con questo divertente gruppo di persone.

Insomma partecipare ad una randonnée è sempre una esperienza bella, positiva e arricchente. Cosa ho portato a casa? Un carico di belle persone, di emozioni positive e un poco di fiducia da infondere anche altrove. E poi una certezza, siamo proprio una gran squadra: il supporto di Eros il “Mito” durante tutti i 400 km ed il sostegno dei “Capitani” che ci hanno voluto salutare prima della partenza.

E adesso si comincia a pensare alla prossima impresa.

A questo link il percorso Ravorando

Written, edited, and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

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8 risposte a “La Ravorando: 400 km in bici tra pianura e appennino”

  1. Ciao, mi chiamo Mauro ed ho partecipato pure io alla RavoRando…rileggendoti ho percorso di nuovo il tracciato…
    Sei bravissima a scrivere, trasporti la gioia e l’entusiasmo con la quale affronti questi fatiche gioiose…
    Appena ti vedo in giro vengo a conoscerti…
    Alla prossima…

  2. Ciao Cinzia, bel racconto rileggendoti sento ancora il freddo che mi entrava nelle ossa sulla Raticosa e il forte vento che mi fischiava nelle orecchie. Alla prossima Oscar

  3. Complimenti Cinzia, nel tuo racconto ho rivissuto ogni momento di questa ennesima avventura e l’entusiasmo con cui l’hai descritta mi ha fatto rivivere ogni singola emozione.
    Questa nostra passione ci porterà sicuramente ad incontrarci, ci tengo in prima persona a farti i miei complimenti…🔝
    Aris

  4. Ormai è diventato un must aspettare il tuo articolo, al punto che non conviene pubblicare nulla prima sui social e rimandare gli amici alla lettura del tuo blog! Mi sono iscritto a Corsico, il tempo dovrebbe essere bello… un abbraccio
    Marco

    • Ma dai! Grazie Marco per l’apprezzamento, ne sono veramente felice. A Corsico non ci sarò, la prossima sarà a Lugo il 6 maggio. Ci si vede presto 😉 Un saluto e un abbraccio 😊