Frammenti di appennino

Tre giorni in appennino – frammenti di piccoli viaggi

Va così…terminata la prima parte della stagione delle randonnee aleggia un poco di stanchezza, forse più di testa che di gambe.
Un giro, una strada per rigenerare, per rimettere in circolazione i pensieri, le gambe e, perchè no, pure qualche sogno. Oppure un sentiero, una montagna dove posare i piedi e camminare vicino al cielo. Insomma i mille motivi per pedalare e per camminare.
Strade, ecco c’è bisogno di strade e luoghi silenziosi. E dove vado? In appennino, sì ma dove? E chi lo sa, non c’è meta, itinerario, nessuna pianificazione. Vado a sentimento. E’ questa la strategia: sentirsi, ascoltarsi. Sentire le gambe, la testa, la pelle…sì perchè, se pensando a un luogo o vedendo una strada, senti un brivido sulla pelle e comincia a bruciarti qualcosa dentro è lì che devi andare, è di quello che hai bisogno. La pelle non sbaglia, è l’anima che parla. Ti spedisce dritto là dove puoi cogliere un’emozione, placare un rabbia, vedere una luce, fissare un’immagine.

frammenti Quando parto mica lo so di cosa ho bisogno, so solo che ho voglia di pedalare… poi, una pedalata dopo l’altra, le indicazioni e i suggerimenti arrivano. Apparentemente non sono mai grandi cose, basta il sole, una nuvola, il disegno di una strada, un’ombra, una fontana, un campanile. Quando è così si parte soli o in compagnia di chi è in grado di comprendere questi giri senza doverli spiegare o parlarci sopra.
Da sola venerdì mattina, in bici, salgo a Palagano, alta Valle del Dragone, un versante appenninico che guarda più al Cusna che al Cimone, poco frequentato e poco chiassoso. Un caffè, uno scambio di battute con la barista e gli altri avventori del bar, e risalgo in sella. Continuo a salire, dopo un paio di km una rapida e ripida svolta a destra…è quella la mia strada: Boccasuolo e il Passo Cento Croci. Una strada ruvida, a tratti sgarbata con le sue pendenze a doppia cifra, ma pacificatrice.

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verso Boccasuolo

Sabato, si cambia versante, Valle del Panaro, a cavallo tra modenese e bolognese. Questa volta la “pelle” ha parlato prima, una strada che da tempo non percorrevo, uno scambio di battute al bar la sera prima: “Facciamo Montespecchio”, “No è troppo caldo”, “Vabbè vediamo domattina”…sabato mattina, afa, nebbia, caldo ma non troppo: “Si può fare Montespecchio”.
Il versante solare dell’appennino, vallate aperte, colori caldi, lo sguardo spazia. La pedalata è lenta, troppa umidità…poco male, ci si può godere al meglio la salita con le sue “scomode” pendenze. Non passa nessuno, nemmeno un ciclista…e sarà così per tutto il giro. La fatica fa selezione, non è per tutti, va compresa e se la capisci ti riserva dei doni unici.

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Montespecchio

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verso Montese

Domenica, si cammina, abbandonato il “frastuono” cittadino del Lago della Ninfa, ci avviamo verso Pian Cavallaro e da lì saliamo in vetta al Cimone. Passo dopo passo vediamo un quadro che prende forma, dipinto da una mano invisibile.

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verso Pian Cavallaro

L’ascesa è ripida, accidenti all’asma che mi rallenta il passo…so cosa c’è lassù e vorrei arrivarci di corsa.

Quadri/visioni

Dinanzi agli occhi scorre una sequenza di quadri/visioni che placano l’anima.
Il Cusna all’imbocco della strada per Boccasuolo, e poi il monte Cantiere, lo stesso paese di Boccasuolo con l’inconfondibile campanile e la provvidenziale fontana ristoratrice, ancora il Passo Cento Croci e la figura del Cimone che toglie il respiro; il Campanile di Montespecchio, Maserno, la strada per Montese.

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Boccasuolo

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Passo Cento Croci

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il Cimone dal Cento Croci

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Maserno

E, poi, in vetta al Cimone…aspetta mi siedo, la testa gira…è l’asma? No è la montagna che mi prende dentro, e tutte le volte mi fa emozionare…il Libro Aperto, guarda come è bello, un brivido scorre veloce, è tardi, non si può, ma presto torneremo a trovarti per poggiare i piedi sulla tua vetta.

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Libro Aperto

Le montagne riappacificano, aiutano a fare chiarezza, si fa pace con sé stessi, ci si perdona quassù. Sì perché nei nostri comportamenti quotidiani, nel nostro agire spesso pensiamo di mancare di qualcosa, mancare verso qualcuno anche se non è così. Non so…qua in mezzo al silenzio, al respiro ampio dell’appennino proviamo a ricondurre le cose alla giusta dimensione, a vederle per ciò che sono, senza filtri e allora appaiono spesso piccole e insignificanti. Forse sono le architetture di cui le rivestiamo ad ingigantirle…
Sono piccoli momenti di felicità che l’appennino trasmette in questi frangenti…in fondo si pedala e si cammina per questo…

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si sale

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In vetta

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Io, Sonia, Paolo e Monica

Note tecniche – Il primo giro in bici, di circa 155 km, ha toccato tre versanti dell’alto appennino modenese: l’alta Valle del Dragone (Monchio Palagano Boccassuolo e le Cento Croci); la valle del Pelago (Pievepelgo e Roccapelago) ed infine l’alta Valle del Dolo. A questo link l’itinerario Cento Croci, Roccapelago, Passo Radici
Il secondo giro in bici, di circa 140 km, ci ha condotto sulle strade dell’alta valle del Panaro attraverso i paesi di Montespecchio, Maserno, Montese, Castel d’Aiano, Zocca e Guiglia. A questo link l’itinerario Montespecchio, Montese, Guiglia

L’escursione di domenica ha come base di partenza il Lago della Ninfa, dapprima si sale a Pian Cavallaro (alla base del Monte Cimone) attraverso comoda strada asfaltata chiusa al traffico veicolare, quindi si prosegue su ripido sentiero per giungere in vetta al Monte Cimone a questo link il percorso escursione al Cimone (mancano i primi due km causa spegnimento improvviso Garmin) 

Nota di colore – Il giro di sabato, causa afa e caldo, è stato ribattezzato “giro dei bar”: ben quattro soste al bar in 140 km…d’altro canto dovevamo pur reintegrare i liquidi persi!

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

 

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