Fiocchi di neve – Racconti su due piedi

Ogni persona doveva avere un suo fiocco di neve in cui c’era una mappa interna della sua vita” – Orhan Pamuk

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Cammini vicini

Che poi i cammini te li inventi anche vicino a casa, le strade per “Santiago” non sono così lontane.
Con il passare del tempo gli spazi chiusi hanno cominciato a starmi stretti, memorie bambine che il corpo richiama: ti ricordi le giornate trascorse in cortile? A girare in bici per il paese? Le scarpinate sulle Dolomiti? Ti ricordi che guardavi sempre avanti o in alto? Perché doveva esserci sempre qualcosa di nuovo da vedere.
E la bici non basta più…allora metti insieme tante piccole Santiago.
Ma perché citi sempre Santiago? Perché  è il paradigma del cammino, e se non puoi andare sin là, li crei qui i tuoi cammini, tante piccole Santiago.

E in una serata così, di quelle che sembrano non volere passare mai, che vorresti fosse già ora di dormire ma non è nemmeno iniziato il tg delle h. 20,00, fai scorrere sullo smartphone le foto e ti soffermi a guardare il Cimone imbiancato…domenica 12 novembre a camminare sulla neve…una biro e un taccuino a portata di mano.
E’ un po’ di tempo che non scrivo e questa sera ci riprovo alla vecchia maniera.
Le parole che escono dalla penna, prendono forma su di una pagina bianca…è un partire dalle fondamenta, poggiare un mattone sopra l’altro e vedere la casa che cresce poco alla volta.
Ecco, è il senso della costruzione che manca, a volte, dinanzi allo schermo di un computer o di uno smartphone.
Allo stesso modo il percorrere una strada in auto o a piedi. Passo dopo passo la strada la costruisci tu. E’ come un foglio bianco, resta tutto, gli errori e le parole cancellate…tiri una riga ma rimangono lì, le vedi comunque. E così i tuoi passi, puoi cambiare traiettoria, inoltrarti in un sentiero, ripercorrerlo a ritroso ma tutto rimarrà nelle tue gambe e, guardandole e ascoltandole, ritroverai ogni singolo passo e tutta la strada percorsa.
E non importa se sono strade già solcate, ogni volta cambiano e ci trovi qualcosa di nuovo e di diverso.

Domenica 12 novembre: da Sestola a Pian del Falco

Domenica 12 novembre, ti svegli, è una mattina di quelle con l’ombra e la bufera nell’anima…il sole non ne vuole sapere di uscire.
Ti dai un calcio e ti spingi fuori casa…ci mancava giusto la nebbia…si prospetta “una caccia al tesoro” a scovare un poco di luce.

Perché non andiamo in appennino? Il Cimone s’è vestito di bianco…via, si va, un caffè e ci mettiamo in viaggio. Pochi km sulla fondovalle Panaro e cominciamo a scorgere le cime imbiancate, il cielo si fa sempre più azzurro e il sole prende a spallate la nebbia per confinarla a valle.
Poco prima delle h. 9,30 siamo a Sestola, fa freddo, rare persone per strada, qualcuno al bar…ci sta un altro caffè, giusto per scaldare lo stomaco.
Infiliamo gli zaini e si parte…e non si fa attendere la brutta sensazione di portare un carico di mattoni…oggi proprio non va…

Ci dirigiamo verso la strada che, inoltrandosi in un meraviglioso bosco di faggi, abeti e castagni, conduce a Pian del Falco.
Quante volte l’abbiamo percorsa in bici? Il conto s’è perso tra i raggi delle ruote.

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verso Pian del Falco

Sono poco più di 2 km con pendenze decisamente “sgarbate”, di quelle che maltrattano le gambe prendendole a male parole…le gambe non si staccano dall’asfalto. Eppure, in bici, ci davamo quasi del tu; non che io sia mai salita velocemente ma ci siamo sempre capite. Oggi volano solo insulti! Quasi ci fosse una idiosincrasia tra gambe e strada.

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verso Pian del Falco

Guardo la pista di downhill, fa davvero paura: passaggi strettissimi, alberi imbottiti di gomma piuma per attutire eventuali colpi, pendenze inimmaginabili…penso ai bikers che scendono da lì a folle velocità…altro che darsi del tu, è una passione smisurata che fonde insieme corpo, bici e bosco. Non si spiega altrimenti.
Intanto continuo ad arrancare, Manuele mi tiene compagnia e le nostre Amiche, Sonia e Monica, vanno in fuga, due tornanti e non le vediamo più: “Ci hanno cavati come rapanelli!” esclama Manuele.

Io quasi non riesco a parlare, pare che una mano mi tiri indietro ad ogni passo…
Manuele, più saliamo e più è felice, ha lo stupore di una bambino dipinto sul viso. Potranno esserci anche mille mani a tirarmi indietro ma a Piancavallaro ci arrivo, non voglio perdermi l’espressione di Manu quando saremo lassù!
Usciamo dal bosco, siamo a Pian del Falco, ecco le nostre Amiche, belle sorridenti, ferme dinanzi al bar…ma pareva brutto andare più piano?!?
Cinque minuti sosta, una piccola tregua per le mie spalle e le mie gambe.

Pian del Falco – Pian Cavallaro

Ripartiamo in direzione del lago della Ninfa. Finalmente la neve a lato a strada, Manu non vedeva l’ora di pestarla…sempre più contento e trasognato!

E’ proprio vero che a ritornare sui propri passi i luoghi cambiano: i maggiociondoli, in estate, colorano la strada di un giallo acceso; oggi è il bianco della neve a risaltare…

Procediamo insieme per un centinaio di metri…e niente da fare, i piedi delle nostre Amiche spingono sull’acceleratore e le vediamo procedere spedite verso la meta…l’irresististibile richiamo della montagna!

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Io tento di scrollarmi di dosso quelle fastidiose mani che vorrebbero farmi indietreggiare…è una lotta dura ma al Lago della Ninfa ci arrivo.

Imbocchiamo la strada militare che conduce a Pian Cavallaro, è completamente ricoperta di neve, non è agevole camminare, si rischia di scivolare. Questo tratto di strada, 5 km circa, vale doppio…pare di camminare con dei blocchi di cemento attaccati ai piedi…

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La macchina fotografica a portata di mano a cogliere il mutato paesaggio: una coperta bianca ricopre i pratoni verdi sui quali abbiamo camminato durante l’estate appena trascorsa. Il Cimone è sempre quello, ha solo cambiato vestito.

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Monte Cimone

Guardo Manu, è la personificazione della felicità, si muove avanti e indietro, non sia mai che i suoi piedi non pestino tutta la neve!

Manca poco ma devo fermarmi e sfilarmi lo zaino…”Scusate, scatto una foto”, è sempre un’ottima scusa per riposarsi. Volgo lo sguardo e vedo un convoglio di nuvole scavallare l’appennino, dalla Toscana si stanno spostando in Emilia e, così facendo, celano diverse cime.

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Il “mio” Cusna è invisibile, si è tirato addosso una spessa coperta di nubi e dorme tranquillo.

La luce del sole adesso è accecante, brucia il volto, rallentiamo il passo; perché correre? E’ un luogo di una bellezza disarmante, bisogna raccoglierla tutta!

Dai che riusciamo a fare una foto tutti insieme…che quattro somari!

Siamo a Piancavallaro, ci sta giusto una sosta panino. Qui il vento è sempre sostenuto, anche in piena estate. Ma oggi pare più “allegro” del solito…nemmeno il tempo di sederci e dalla cima del Cimone si scatena una tregenda!
La montagna non tradisce mai, capisce e parla…ti sei presa la mia ombra e la mia bufera…hai scatenato un vento impetuoso, modellato spaventosi nuvoloni carichi di neve e di pioggia facendoli scivolare dalla tua cima verso di noi. Ci hai tirato due calci e, sospinti velocemente dai tuoi venti, ci hai rimandato verso il sole!

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Però, che paura…

Il vento si placa, di nuovo splende il sole e la discesa a valle diviene più leggera, tutto è più lieve, se ne è andata pure quella mano maledetta che mi strattonava, e la voglia di sorridere è tornata.

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Intanto Manuele appare completamente trasfigurato dalla felicità.

Già perché il cammino, anche se breve, in un qualche modo porta con sé una trasformazione, si trova o si lascia qualcosa lungo la via e, in ogni caso, al termine  ci si sente sempre meglio e migliori.
Ma il dono più grande che ti possa capitare è di avere delle compagne e dei compagni di cammino con cui condividere questo sentire….e son doni da tenere stretti!

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Alcuni dati tecnici: abbiamo percorso 29 km a piedi per quasi 1000 d+ a questo link trovate tutti i dettagli della camminata Sestola – Pian Cavallaro e ritorno 

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

 

 

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2 Replies to “Fiocchi di neve – Racconti su due piedi”

  1. Le parole con cui hai descritto sono,dalla prima all’ultima perfette,trasmettono ciò che è stato ed io posso solo ringraziare Te,Monica e Sonia per avermi regalato una tra le più belle giornate dei miei ultimi 44anni 5mesi e 20giorni (circa)