Zaino e scarponi: il Pasubio e la strada delle 52 gallerie

Siamo di nuovo in cammino!

Arriva il momento in cui, dopo avere percorso diverse migliaia di km pedalando, si sente il bisogno di scendere dalla bici, posare i piedi a terra e cominciare a camminare. Sono il corpo e la mente che te lo chiedono, hanno bisogno di rallentare, di respirare. Una delle prime cose che ho imparato andando in bici è di ascoltare il corpo e i segnali che invia, inutile insistere se non ne vuole sapere…ci si fa del male e basta.
Portati a termine i 400 km della Ravorando il segnale è arrivato inequivocabile: portami a camminare, con lentezza, fammi rifiatare altrimenti non ci salgo più in bici!

Una carta dei sentieri, lo zaino e gli scarponi…e la meta? Per riprendere confidenza, un passo dopo l’altro, l’appennino è quello che ci vuole. Ricominciamo dall’Abetone e dall’anello del Monte Gomito: 12,5 km immerse nel silenzio, senza incontrare nessuno sino alla vetta…il Monte Cimone sempre in vista, la Val di Luce e si intuiscono le Apuane velate da una grigia foschia 

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Un bell’inzio, le gambe sono un poco dolenti ma meno del previsto.

Siamo di nuovo in cammino!

Strada delle 52 Gallerie

Rimessi i piedi a terra non c’è che l’imbarazzo della scelta tra sentieri e cammini.
Provvidenziale arriva un messaggio da Max, reduce anche lui da maratone, randonne e dalla 100 km del Passatore, che propone di andare sul Pasubio affrontando il Sentiero delle 52 Gallerie. È, forse, uno dei sentieri più noti, opera di ingegneria militare, teatro di aspre battaglie durante la Grande Guerra.
Un rapido scambio di messaggi e decidiamo di andare sabato 30 giugno!
Puntualissimi alle 7,00 partiamo: siamo Max, Sonia, Monica e io.

L’autostrada scorre veloce, poco prima delle 9,00 arriviamo nei pressi di Schio (Vi). Pochi km e la strada comincia a salire, incontriamo e superiamo molti ciclisti, facile intuire che l’ascesa al Passo  Xomo sia un classico tra i pedalatori di queste zone. In effetti è proprio una bella salita…vien voglia di pedalare…ma ci sarà modo di tornare!
Al Passo Xomo il piccolo parcheggio è già pieno. Proseguiamo per il parcheggio successivo…c’è una marea di gente…

Ore 10,30, ci mettiamo in cammino 

zaino

Si sale subito con pendenze decise, un breve tratto nella vegetazione, imbocchiamo la prima galleria e, all’uscita, ci si presenta il sentiero esposto sulla montagna.  E sarà così sino al Rifugio Papa, tratti in galleria e tratti esposti.

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La gente è davvero tanta, si procede quasi in fila indiana, occorre prestare molta attenzione nel superare chi procede a passo più lento…voci che si sovrappongono, da cui traspaiono i mille motivi per cui si è lì: chi per interesse storico, chi per fotografare i fiori, chi per allenarsi alla corsa di montagna, chi per curiosità…erano anni che non mi capitava di trovare un “traffico” così in alta montagna, forse al Lagazuoi e alle Tre Cime di Lavaredo mi imbattei in un tale affollamento.
Penso al silenzio del mio appennino, la confusione mi destabilizza un poco, vien voglia di scappare…risulta difficile guardarsi intorno, tutta l’attenzione è a chi hai davanti e a chi ti supera…calma, ci vuole della calma… Sonia vede uno spazio all’uscita di una galleria, ci fermiamo, lasciamo scorrere il serpentone di camminatori…

Ripartiamo, il grosso è passato, si procede meglio, finalmente riesco a guardarmi intorno, a vedere quanto sia pauroso questo sentiero: le forre, le guglie, il disegno del sentiero che corre lungo la parete, il profilo delle Dolomiti all’orizzonte.

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Il Trentino così vicino, la linea del fronte…soldati divisi da un fazzoletto di terra e capitava pure che parlassero la stessa lingua…già, perché mica sempre si esprimeva in tedesco il “nemico” (che brutta parola, la vorrei eliminare)…una divisa di diverso colore ma una medesima lingua…Trento e Trieste facevano parte dell’Impero Austro – Ungarico…guerra fratricida…

Il tono delle voci, mano a mano che si sale, si abbassa, vuoi per la fatica, vuoi per il rispetto dovuto al luogo…siamo presi, quasi contesi, dall’oscurità delle gallerie e dalla luce del sole. E’ una metafora che si materializza questa strada: il buio e il freddo della guerra, il sole che illumina e scalda, riappacifica e riporta la vita…
Le nuvole si abbassano e coprono le cime, squarci di azzurro, fili di luce che si insinuano…caldo, freddo. Vediamo il rifugio, ancora due gallerie.

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Siamo al Rifugio Papa, da un lato le nuvole basse impediscono la vista dei monti, dall’altro lato il cielo azzurro. Ci fermiamo, una birra è il giusto compenso per questi 6 km di camminata!

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Uno sguardo dinanzi a noi, la Cima Palon, il punto più elevato del Pasubio, non è lontana. Dai, andiamo sin lassù!
Finalmente il silenzio, radi i camminatori che proseguono.
Paolo Cognetti ne “Le Otto Montagne” scrive: ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene”.
Ecco la mia quota è quella dove si dirada la vegetazione, dove cominciano gli alpeggi, e su sin dove prevalgono le rocce. Forse perché le nuvole si toccano, forse perché si cammina sull’infinito, si è altrove, il mondo non c’è più, o meglio comincia un altro mondo dove le parole sono superflue, parlano i gesti e gli sguardi.

 

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Eppure i segni del mondo, di quello cattivo ci sono tutti, di cui si dovrebbe serbare memoria, e tramandarla: La memoria è un lavoro da contadini, non da scrittori. La si coltiva come si coltiva la terra. La si rivolta, la si concima.”  Ha ragione Paolo Rumiz, è un esercizio quotidiano, da allenare, solo così è possibile evitare il ripetersi di certe tragedie.

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Per un momento ci si estranea da tutto…solo l’intorno parla: i fiori, le vette, il vento, le nuvole…la poesia, perché tutto questo è una grande poesia che si recita da sé, non ha bisogno di interpreti e nemmeno di scrittori.

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E’ tempo di scendere, si ritorna tra la gente…un incontro, un austriaco che parla, comprendo “Pasubio, Ortigara, Grappa”; forse narra della grande guerra con il suo interlocutore…la guerra senza senso, senza ragione apparente…allora, rientrata a casa, riprendo in mano “Come Cavalli che dormono in piedi” di Paolo Rumiz, e cerco un passo che mi era rimasto impresso: “Quando capisci come è andata davvero, non puoi più sopportare che non si sappia, che non si scriva a lettere di fuoco, che non si proclami ai quattro venti e in ogni libro di scuola dell’Unione che tutto è scoppiato per caso, che la guerra era perfettamente evitabile, e che l’Europa si è suicidata così, sbadatamente, nel suo momento di massimo fulgore.”

Suonano profetiche oggi queste parole…

Sabato abbiamo nutrito bene corpo, spirito e mente…mosso le gambe, meditato, ricordato. Una giornata ricca, anzi che arricchisce di quei beni che non si consumano, ma destinati a rimanere con noi e da custodire con cura.   

So già che torneremo a camminare su questi sentieri.

Dati tecnici  

A questi link:
la traccia dei sentieri percorsi
Anello del Monte Gomito, 12,5 km e 796 d+
Strada delle 52 Gallerie 19 km e  1110  d+
Il sito ufficiale de la Strada delle 52 Gallerie
e il post degli amici di cyclinginlove che mi ha ispirato questa escursione

Se amate la montagna vi consiglio la lettura de “Le otto montagne” di Paolo Cognetti – Mondadori Editore 2016
Sulla Grande Guerra consiglio, inoltre, la lettura di “Come cavalli che dormono in piedi” di Paolo Rumiz – Feltrinelli Editore 2014

Le fotografie sono state scattate da me e da Max, che ringrazio per avermi permesso di inserirle in questo post.

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

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6 risposte a “Zaino e scarponi: il Pasubio e la strada delle 52 gallerie”

  1. Aspettavo questo post <3 Davvero bello, il sentiero evoca sensazioni profonde e indimenticabili…e che bella giornata avete trovato! Spero di tornarci a breve con un'amica 🙂

  2. La notifica sul desktop, avverte che l’avvocato(da non confondere con quello torinese) ha scritto e sicuramente fotografato.
    questi paesaggi e queste camminate sono fuori del mio quotidiano, ma proprio per questo trovo emozionante osservare, ed è anche piacevole vedere te e Sonia in tenuta da passeggio. Sai sempre trovare le parole giuste, coinvolgendo chi ti legge.
    Già una volta mi hai fatto comprare dei libri, succederà anche questa volta.
    Devo ammettere che sono stati soldi ben spesi. Spero si capisca che nascondo i complimenti con battutine che vorrebbero essere spiritose. Saluti a te e Sonia.

  3. Ciao Cinzia!
    Devo ammettere che a leggere vado un pochino meglio che sulla bici, dove spesso arranco un po’ avvilito.Il tuo blog apre una finestra sulle emozioni che provi camminando e pedalando e questo post sul Pasubio le trasmette benissimo (che bella quella tua necessità di andare a rivedere un passo del libro letto); ma l’abitudine che hai di mettere riferimenti bibliografici, apre vie che a volte da soli si stenta ad imboccare, sperduti tra migliaia di libri che si vorrebbero o si dovrebbero conoscere.
    A quei luoghi e a quegli italiani del 14’ descritto da Rumiz , sinceramente non ci avevo mai pensato, o meglio non li conoscevo affatto. Grande Paolino!
    Adesso … al mare! Buona giornata

    • Ti ringrazio Alfio, mi fa piacere che i riferimenti bibliografici che inserisco invoglino alla lettura. La mia passione per la montagna mi porta spesso a cercare lettura a tema; e così l’interesse per la storia. Buon mare, io vado a fare un giretto in bici 😉