Da rifugio a rifugio: quattro giorni in cammino sui sentieri delle Dolomiti

La cosa più difficile è iniziare a scrivere, trovare l’incipit giusto per raccontare…vabbè partiamo dall’inizio…estate, giugno più o meno, “cosa si fa per le vacanze?” – Io “non lo so…ho le ferie a settembre…mi farò venire qualche idea…forse alcuni giorni al mare, poi si vedrà…”
A noi piace la montagna, trekking di una giornata ne abbiamo messi nella gambe diversi (Sentieri notturni Zaino e scarponi Fiocchi di neve Trekking ignorante Per terre magiche Il Cimone e il Libro Aperto La Croce Arcana Frammenti di Appennino In cammino verso la primavera In cammino); spesso si è affacciata l’idea di un trekking di più giorni, facendo tappa nei rifugi.
Quasi quasi si potrebbero organizzare quattro giorni in cammino sui monti a settembre…sì! Deciso, ma dove si va? Appennino? Alpi? Dolomiti?
“Cinzia perché non provi a studiare due o tre  ipotesi?!?”
A luglio mi metto all’opera…vedi che tornano utili tutte le carte e guide dei sentieri accumulate?!?

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Un rapido scambio di idee e le Dolomiti sono la nostra meta: le montagne più belle del mondo, quelle che conosco meglio.
Traccio due percorsi. il primo da percorrere in due giornate: Passo Sella, sentiero Federico Augusto, passo Duron e Alpe di Tires, sosta per la notte al rifugio Tires. La mattina successiva partenza dal rifugio Tires verso il rifugio Zallinger, all’Alpe di Siusi, sentiero Sassopiatto-Sassolungo e rientro al Passo Sella. La traccia indica complessivamente 30,2 km e 1398 d+. Nella prima giornata, giovedì 6 settembre, dovremmo percorrere circa 13,83 km e, nella seconda giornata, venerdì 7 settembre, 16,56 km. Sabato 8 settembre il programma prevede un giro circolare, con partenza dal Passo Pordoi, sentiero Viel del Pan, Passo Fedaia e rientro da Porta Vescovo per un totale di 20,4 km e 1041 d+.

La scelta degli itinerari è presto detta, sono panoramici, spettacolari. Chi non ha visto e frequentato le Dolomiti può cogliere tutta la loro magnificenza: il massiccio del Sella, il Sassopiatto e il Sassolungo; poggiare sguardo  sull’Alpe di Siusi, il Fanes, il Lagazuoi, il Sassonger, le Odle, le Alpi austriache, le Dolomiti bellunesi, la Marmolada, le Tofane, il Pelmo, il Civettta ecc..

La proposta piace…”Cinzia, prenota!” Detto, fatto: tre posti letto in camerata al rifugio Tires e una stanza in B&B ad Alba di Canazei.

A questo punto non resta che mettere insieme l’equipaggiamento: zaino da 50 lt, scarponi,bastoncini telescopici e abbigliamento tecnico. Viaggiare leggere è l’imperativo! Una parola…il tempo è assai volubile in montagna…prova che ti riprova, alla fine, il peso dello zaino non supera i 7,5 kg, non è leggerissimo ma comunque un peso accettabile.
Sistemata la logistica non resta che partire!
Mercoledì 5 settembre consulto il bollettino meteo dell’Alto Adige, le previsioni sono poco confortanti. Giovedì e venerdì è previsto tempo instabile, nuvoloso con possibilità di piogge e temporali…per la pioggia siamo attrezzate, quindi si parte!

Giovedì 6 settembre

Poco prima delle sei del mattino partiamo.
Consegno le carte delle due escursioni a Sonia e Monica, nonché un piccolo Molenskine per apporvi i timbri dei rifugi. A me questa cosa è sempre piaciuta, simboleggia il segno del passaggio, la memoria di un cammino breve o lungo che sia. La memoria di esperienze, colori, suoni immagini…quante cose ci stanno dentro una piccola icona stampata su un foglio!
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Imbocchiamo l’Autostrada del Brennero e, per me, è sempre un’ emozione. A me questa strada da il senso del viaggio, è il collegamento con l’Europa. E anche se non usciremo dall’Italia, ma vuoi perché siamo dirette in terre di cultura e tradizioni diverse, già mitteleuropee, il senso è quello di andare a respirare un’aria diversa dal solito.
Usciamo a Bolzano Nord, seguiamo le indicazioni per la Val Gardena ed è subito montagna. I ritmi rallentano, i rumori si fanno via via più soffusi.

Poco dopo le 10,00 siamo al Passo Sella. Sistemata l’auto nel parcheggio, infiliamo scarponi e zaino. Il colore che domina è il grigio, le nuvole sono basse, avvolgono in parte il Sassolungo ed il Massiccio del Sella.

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Un rapido sguardo e individuiamo il sentiero Federico Augusto.
Si parte, siamo in cammino:
“Non ci sono radici ai nostri piedi, essi sono fatti per muoversi”  – David Le Breton

È sempre un’emozione il primo passo fatto su un sentiero…questa volta di più. È l’inizio di un cammino lungo 30 km (ma saranno di più alla fine…). Saranno due giorni diversi, non si sa bene cosa ci aspetterà, quali saranno le sensazioni, le reazioni…una cosa è certa, scorre tanto ottimismo, tanta voglia di scoprire e sperimentare…testa, gambe e spirito sono pronti, nessun ripensamento!
E tanta è la voglia di andare che, anziché seguire il tracciato del sentiero, infiliamo subito un’erta spacca gambe…mai che una volta si riesca a prendere la via più dolce!

Nemmeno 500 mt e siamo sul percorso ufficiale. Poche persone a piedi e in bici; l’incertezza del tempo ha scoraggiato i più. In breve giungiamo al rifugio Federico Augusto, inauguriamo i nostri Molenskine con il primo timbro

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Al Rifugio Federico Augusto

Il sentiero segue, sinuoso, il profilo della montagna in un alternarsi di saliscendi e tratti in piano. Si cammina sempre oltre i 2000 metri di altitudine, la vegetazione è praticamente inesistente, solo alpeggi e le cime che si protendono verso il cielo. Oggi giocano a nascondino, sono dispettose. Usano la coltre delle nuvole per celarsi per, poi, spostarla leggermente e mostrare un poco del loro volto, quasi a controllare chi cammina al loro cospetto. Sono restie oggi o, forse, iniziano ad accusare la stanchezza dell’estate che se ne sta andando. Hanno visto e ascoltato migliaia di persone. Ora hanno bisogno di silenzio e riposo. E noi ci intendiamo subito con loro. Non c’è bisogno di parlare qui, si può dialogare tranquillamente in silenzio. Anzi rimanendo in silenzio l’incanto di questi di luoghi è ancora maggiore. Forse per il rispetto che portiamo loro, arrivate al Rifugio Pertini, si apre uno squarcio nel cielo.

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Tra mucche, cavalli, capre e fischi di marmotte e visioni da togliere il fiato arriviamo al Rifugio Sassopiatto

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Una sosta birra e panino è quello che ci vuole dopo oltre due ore e mezza di cammino.

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al rifugio Sassopiatto

Il cielo si copre di nuovo e inizia a piovere. Poco male, sperimentiamo i nostri poncho.
Almeno altre due ore e mezza ci separano dalla nostra meta di giornata: l’Alpe di Tires.
Smette di piovere e i raggi del sole si fanno largo tra le nuvole. Si vede il Catinaccio, il Sella e, in lontananza, l’Alpe di Tires

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Pare tutto dilatato qui, il tempo e lo spazio. È come se il trascorrere dei minuti e delle ore seguisse una scansione temporale diversa…la lentezza è la cifra della montagna. Prendersi il tempo, concedersi di viverla camminando, passo dopo passo…è come se nulla andasse perso: i colori, gli odori, il vento, la luce , i rumori dei passi, il respiro rilassato o affannoso, e il silenzio; sì qui ascolti pure il silenzio e tutto quello che ha da dirti…che son poi i tuoi pensieri che vagano liberamente.

Ma ecco che siamo al Passo Duron,
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si intravede il tetto rosso del rifugio e due marmotte escono dalla tana per salutarci…ma quante bestie ci hanno salutato in questi giorni?!?

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marmotte


Si palesa l’erta finale che conduce al rifugio. Accidenti tutto il dislivello è concentrato in poche centinaia di metri! Tra uno sbuffo e una brutta parola arriviamo al rifugio

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il sole batte sui denti di terra rossa e sulle inconfondibili guglie dell’Alpe. Butto un’occhiata al Garmin, abbiamo camminato per 14,9 km e 763 d+ (più o meno il chilometraggio che avevo calcolato) A questo link il percorso Dal Passo Sella all’Alpe di Tires

Entriamo al Rifugio e, sorpresa, è pieno di gente: americani e tedeschi in prevalenza. Andiamo alla reception dove ci spiegano il tutto: cena dalle 18,00 alle 19,30, chiusura bar h. 22,00, colazione dalle h. 7,00.
Lasciati gli scarponi nella stanza dedicata, indossate le ciabatte, cerchiamo la nostra camera: 12 posti in letti a castello, spazi ristretti ma ci si adatta. “Ma, scusate ragazze, ho capito bene che la cena è alle 18,00?!?” –  “ Sì, praticamente all’ora dell’aperitivo” . Alle 18,30 siamo  a metà cena…comincia pure a piovere, è escluso che si possano fare due passi e, così, alle 21,00 siamo già a letto …e chi riesce a dormire?!? Piano piano arrivano gli altri ospiti, la camerata si riempie, si spengono le luci e comincerà una delle notti insonni più ridicole e lunghe che mi sia mai capitato di trascorrere!
Le scalette per accedere ai letti superiori sono quanto di più rumoroso possa esistere, per non parlare, poi, della “lieve” sinfonia di russamenti che aleggerà nell’aria tutta la notte…a confronto il rombo di una Harley Davidson pare una dolce armonia di Chopin!! Le ore paiono non trascorrere mai. Siamo sveglie tutte e tre ma non ce ne avvediamo, pensiamo, l’una dell’altra, di stare dormendo. Poco dopo le 6,00 accendo lo smartphone, Monica mi chiede che ore siano…ok, ci alziamo, non se ne può più! Dai andiamo a vedere l’alba

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bella, vero?!?

Dopo una abbondante colazione raduniamo le nostre cose, recuperiamo i nostri scarponi e siamo pronte per ripartire.

Venerdì 7 settembre

Consulto le previsioni meteo per la giornata: nuvoloso e piogge intermittenti sino a sera…pazienza, vorrà dire che sperimenteremo l’abbigliamento anti pioggia.
Secondo i miei calcoli, oggi, dovremmo mettere nelle gambe 16,56 km con 692 d+
Avvolte da un bigia atmosfera e sotto una leggera pioggerellina ci rimettiamo in cammino

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Dopo circa due ore siamo al rifugio Zallinger, Alpe di Siusi

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…un dubbio comincia farsi strada nella mia testa, ma non è che ho sbagliato i calcoli?!? Il sentiero Sassopiatto – Sassolungo non passa dall’Alpe di Siusi…ma sì, vorrà dire che avremo allungato di un paio di km, cosa vuoi che sia!
Superato lo Zallinger, il rifugio successivo è il Vicenza. Ma, secodno voi, possiamo noi incamminarci lungo il sentiero più breve e diretto? Certo che no! Vuoi non fare tappa alla Baita delle Marmotte? Certo che sì! le marmotte ci aspettano per un saluto
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L’impressione di allungare il percorso si fa sempre più reale…

Si prosegue…il tempo grigio ci spinge a camminare ognuna per conto suo; Sonia, davanti, ad aprire la strada a passo veloce; io, nel mezzo, che mi perdo tra un pensiero, uno sguardo alla mappa ed una fotografia; e, dietro, Monica, anch’essa persa nei suoi pensieri e meditazioni.
In giornate così non è difficile lasciare vagare la mente, le riflessioni, guardarsi dentro, richiamare ricordi. La montagna è così, non conosce diplomazia, è un luogo ruvido e sincero, è un esame irto di difficoltà che non ammette errori e, raramente, concede una seconda possibilità. E’ uno stare con sé stessi pur viaggiando in compagnia. Ecco che, allora, riconoscere e rispettare questi momenti “solitari”, condividerli in silenzio senza “invadere” il tuo compagno di cammino, ti porta a saldare e confermare le Amicizie più belle e profonde…questa è la montagna!

Giungiamo ad un bivio, una freccia indica il rifugio Vicenza.
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Nessun tempo di percorrenza è indicato, penso sia vicino. Nulla, però, si intravede, le nubi sono davvero basse. Mi supera una camminatrice tedesca, dice qualcosa, non capisco, con il bastone indica qualcosa davanti a noi: si scorge la sagoma del rifugio.
Non è lontano ma il sentiero sale ripido sul costone della montagna…dai ragazze “teniamo botta” che lì ci aspetta un boccale di birra
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Una breve sosta e si riparte alla volta del Passo Sella

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Ora il sentiero scende, la pioggia concede una tregua e le nuvole, pare, vogliano andare altrove

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Le gambe inziano a dolere, le ginocchia si lamentano, le spalle e la schiena soffiano come “gatti spuzzoli” e io non ho il coraggio di consultare il Garmin. Mi faccio forza, lancio un’occhiata: abbiamo già percorso 16 km…secondo i miei calcoli dovremmo già essere al Sella. Apro la mappa, non abbiamo sbagliato sentiero, siamo su quello giusto; apro la App GPSies e mi avvedo dove stia l’errore: la deviazione alla Baita delle Marmotte non era contemplata e nemmeno l’ascesa al rifugio Vicenza; inoltre, l’applicazione, per rientrare al Sella, ha considerato un tratto di sentiero più breve ma assai difficoltoso…Meglio riporre in tasca la strumentazione elettronica e proseguire il cammino, km più km meno al Sella ci arriviamo.
Siamo in vista del Rifugio Comici, il Passo Sella è a non più di 40 minuti di cammino. Alzo lo sguardo e vedo il Sassolungo quasi sgombro dalle nubi
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Che dispettoso! Ci hai voluto mettere alla prova e, alla fine, ci hai riconosciute e aperto le porte. Ma pensa te…hai detto qualcosa anche a tua cugina la Marmolada, il ghiacciaio ci sta sorridendo in lontananza
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Siamo al Passo Sella; il Garmin indica che abbiamo percorso quasi 24 km….otto km in più di quelli calcolati, giusto un errorino! (a questo link il percorso Dall’Alpe di Tires al Passo Sella sul sentiero Sassopiatto -Sassolungo )
E vabbè abbiamo aggiunto km al nostro cammino  e ben felici di averlo fatto.
Liberiamo la schiena dalla zaino, togliamo gli scarponi e diamo tregua anche ai nostri piedi, le gambe non sono pervenute, e le ginocchia tirano un sospiro di sollievo.
Che giornata ricca, intensa e bella!

Forza che andiamo ad Alba di Canazei. Ci meritiamo proprio una buona pizza accompagnata da una altrettanto buona birra!
E, poi, questa notte si riuscirà a dormire.

Sabato 8 settembre

Alle 6,30 mi sveglio, è sereno. Che bel risveglio con vista Sassolungo e Sella

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Ci prendiamo il tempo per una sostanziosa colazione e, poi, in auto, saliamo al Passo Pordoi
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Il programma prevede: sentiero Viel del Pan, Passo Fedaia e ritorno al Pordoi da Porta Vescovo.
Si cammina meglio, lo zaino è più leggero, un bel sole e le Dolomiti che ci “fanno ciao”!
Superato il primo tratto piuttosto ripido, si cammina quasi in quota, con la Marmolada e il suo ghiacciaio al nostro fianco. C’è molta gente in giro, qualcuno troppo rumoroso.
Meglio concedersi qualche sosta in più per lasciare proseguire il flusso dei camminatori.
Certo che oggi non si sa dove posare lo sguardo

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già che ci siamo ci fotografiamo pure noi

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Il rifugio Viel del Pan è presto raggiunto…ormai siamo le “regine dei rifugi”
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Il lago Fedaia è già in vista, non siamo lontane
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il sentiero scende a picco, una sofferenza per le ginocchia, occorre passo fermo, è un momento scivolare. Alcuni tratti sono attrezzati con cavi di acciaio per proseguire in sicurezza. Il nostro obbiettivo è arrivare al bar che si intravede a fine discesa…finalmente ci siamo
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meritato ristoro anche per le nostre ginocchia
La domanda, a questo punto, è: come sarà il rientro da Porta Vescovo?
Vediamo una persona che arriva proprio da lì, chiediamo lumi, ci risponde che possiamo andare tranquille, il sentiero è impegnativo ma percorribilissimo.
E’ subito evidente, dai primi passi, come si tratti di un’erta che corre verso il cielo! Mi vien da piangere, salgo pianissimo, Monica è dietro di me per rincuorarmi; Sonia, davanti, ci rassicura che, tra un po’, spiana. Due km di salita feroce, cominciano a intravedersi gli impianti di Porta Vescovo. Ancora pochi passi, ci siamo! Appoggio la testa sui bastoncini…30 secondi per riprendermi. Sonia e Monica mi chiamano: “Vieni, vieni a vedere”

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La fatica quasi svanisce a fronte di questa meraviglia!
E’ proprio vero ciò che scrive Erling Kagge in “Camminare”, citando il filosofo e alpinista norvegese Arne Naess, ovvero che il benessere è collegato a due elementi: l’ardore e il dolore. E, da qui, la formula del Benessere: B=A/Df+DS dove B= Benessere, A= Ardore DF=dolore fisico DS=dolore spirituale.
Più è l’ardore che metti nelle cose e più si compensa il dolore.
La fatica che si prova nel raggiungere un obiettivo, se accompagnata dall’ardore, ci regalerà un grande benessere/gioia/coinvolgimento.
Ciò che ci è apparso dinanzi agli occhi a Porta Vescovo ha fatto scomparire la fatica provata e sopportata per arrivare sino a lì ed ha lasciato, davvero, un immenso benessere.

Insomma è un po’ come il nostro motto “mollaremai”…la ricompensa sarà sempre superiore alla fatica. 

Riprendiamo il nostro cammino. Per un lungo tratto il sentiero scende, per poi risalire gli ultimi due km. Siamo di nuovo al Pordoi, consulto il Garmin, i km percorsi sono 19  per 900 d+…questa volta i conti li avevo fatti bene! (a questo link il percorso Pordoi Fedaia Porta Vescovo Pordoi )

Rientriamo a Canazei e, per festeggiare, cena a base di Canederli!

Domenica 9 settembre

Dopo tre giorni in cammino, quasi 60 km e 2500 d+, concediamo una tregua alle gambe, anche perchè ci aspetta il viaggio di rientro a casa.

Quindi? Che si fa?  “Cinzia noi non siamo mai andate su un ghiacciaio” – “bene, e allora?” – “Allora saliamo in funivia sul ghiacciaio della Marmolada” – “Ecco! Lo sapevo…ma a me mica piacciono le funivie” – “Dai, dai, sei salita in aereo, puoi risalire di nuovo in funivia” – “giusto voi ci volevate per farmi tornare, dopo 47 anni, sulla Marmolada! Vabbè, dai che andiamo a Malga Ciapela e prendere questa funivia!”

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Come ricordavo, il primo tratto è davvero terrificante, pare di andare a sbattere contro il costone della montagna. Il secondo tratto è più tranquillo; guardo fuori…accidenti se si è ridotto il ghiacciaio. Son salita quassù a sei anni, ricordo che si praticava lo sci estivo, ora nemmeno a parlarne!
Siamo alla seconda stazione, Punta Serauta, cambio di funivia e si va a Punta Rocca, oltre i 3000 mt, prima che arrivino le nuvole a coprire tutto.
Non potevamo scegliere giornata migliore, si vedono tutte le dolomiti e le alpi austriache, uno scenario da togliere il fiato!

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Camminare su un ghiacciaio a 3000 mt…non avrei mai creduto di rifarlo…eppure basta aspettare che arrivino le persone giuste per rivivere, non certo uguali, certe esperienze. E che ricordi, e quanto è cambiato quassù…

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Emily Dickinson scrive:
“Dovrebbe sempre
star socchiusa l’anima
perchè,
se il cielo viene a visitarla
non debba aspettarla”

Già, lasciare aperte le possibilità, non escludere nulla a priori, perchè si rischia di non vivere! Osare, lasciarsi prendere per mano e spostare il limite sempre un poco più avanti,è così che si può afferrare il cielo!

L’altitudine inizia a farsi sentire, meglio scendere. Butto lo sguardo a valle, un brivido scorre lungo la schiena
“Guarda di lato” suggerisce Monica; la curiosità vince e guardo verso Malga Ciapela…però, si scende veloci!
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Ora ci attende il viaggio di rientro. Percorriamo una strada diversa: Selva di Cadore, Val Zoldana, Longarone, Autostrada Belluno – Treviso e, infine, la Padova – Bologna.

Dopo Selva di Cadore c’è Santa Fosca, vedo la vecchia “Pensione Pelmo” dove trascorsi le vacanze per 5 anni, dai 6 agli 11 anni. Due minuti di sosta, scatto una foto. Si vede che è chiusa da tempo, nulla è cambiato
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Riprendiamo il viaggio, le dolomiti bellunesi che scorrono dinanzi agli occhi, il monte Pelmo…quanti ricordi che si affacciano…forse è tempo di tornare su quei sentieri…magari il prossimo trekking lo organizziamo qui.
In autostrada “la civiltà” ci assale, è un bello sconquasso dopo 4 giorni di calma, silenzio, lentezza, leggerezza.
Mi consola il pensiero che le vie di fuga ce le abbiamo: il nostro appennino a portata di mano, anzi di gambe, saprà regalarci altre dense giornate di cammino.

Siamo a casa, la degna conclusione è una buona birra, e non poteva essere altrimenti!
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Per chiudere questo lungo (forse troppo) racconto, mi piace citare le parole di Enzo Bianchi, Priore di Bose:
“Se cammini accanto ad un altro

e lo senti compagno di viaggio
non perdi mai il tuo tempo
perché camminare insieme é una grazia
e può essere lo scopo del camminare“

Credo che in queste 4 giornate abbiano preso vita le parole di Enzo Bianchi, camminare insieme è davvero una grazia, un dono. Grazie Sonia, grazie Monica!

Written, posted and edited by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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4 Replies to “Da rifugio a rifugio: quattro giorni in cammino sui sentieri delle Dolomiti”

  1. Complimenti , un giro veramente fantastico dettagliato in maniera superlativa … Bravi a tutti .. ragazzi 🚴🚴🚴😃😉

  2. L’attesa è stata premiata; comodamente seduto a casa, ho fatto un bellissimo giro gratis sulle Dolomiti, insieme a tre girovaghe.Già i nomi dei luoghi sembrano non reali come nelle fiabe per bambini e tu porti per mano, facendo vivere l’atmosfera come se si fosse lì con te. Trovo molto bello questo condividere non solo le foto ma quasi i pensieri (certo non quelli nascosti nei lunghi silenzi) e i ricordi. Non è da tutti sapersi raccontare.
    Oggi giocano a nascondino… Pare tutto dilatato qui, il tempo e lo spazio…..
    In giornate così non è difficile lasciare vagare la mente..
    Un po’ è come se ti alzassi sui pedali, il pensiero prende il volo; si interrompe la cronaca ed inizia il racconto di chi sei e di chi sta lì conte, in questo caso le tue compagne di viaggio. Adesso parliamo di cose serie! 1)Ma un ebook retroilluminato che non da fastidio agli altri, non ti avrebbe salvato in quella notte insonne con la musica ma non di chopin..?
    2)manda all’azienda di soggiorno locale la fattura per la pubblicità che gli fai con questo blog.
    Concludendo devo dire che la simpatia che suscitano le Dolomiti ha reso simpatiche anche voi (ehm…forse volevo dire al contrario).
    Un saluto