La 600 km delle Dolomiti: un viaggio a ritroso nel tempo

Qualcosa è nascosto. Vai a cercarlo. Vai e guarda dietro ai monti. Qualcosa è perso dietro ai monti. Vai! E’ perso e aspetta te” R. Kipling

Quando, a gennaio, decido di partecipare alle quattro randonnee de “I Magnifici Quattro”  la mia attenzione viene, da subito, attirata dal percorso Dolomiti. Va diretto al cuore…il suono evocativo dei luoghi attraversati: il Cadore, le Dolomiti, la Val Pusteria. Un viaggio a ritroso nel tempo, quasi cinquant’anni fa, la prima vacanza di cui ho memoria…lì dove tutto è cominciato: lo smisurato amore per la montagna, gli spazi aperti, l’immensità delle vette, il silenzio.
E’ stato come stappare una bottiglia con il botto, ricordi che riemergono con impeto, come lo spumante che “scappa”!
D’improvviso mi son ritrovata all’inzio degli anni ‘70, nel XX secolo…
Penso che non vorrò mancare per nulla al mondo; l’atto conclusivo, una sinfonia maestosa, quasi risuonasse la Nona di Beethoven e l’Inno alla Gioia!

I giorni precedenti la randonnee

Il forte maltempo scatenatosi dall’inizio di maggio e che ha dato il “peggio” durante i fine settimana, ci fa temere di dovere rinunciare. Nei giorni che precedono la randonnee parte la frenetica consultazione delle previsioni meteo, quasi sembriamo diventati esperti di modelli previsionali: le carte della pioggia, i millimetri previsti, le temperature minime e massime nelle zone di montagna, i venti…alla fine giungiamo alla conclusione che potrà piovere ma non sarà una perturbazione disastrosa come quelle dei week end precedenti. Quindi si va!

Nel tardo pomeriggio di venerdì 24 maggio io, Tiziano e Leo partiamo per Verona. Le bici sono già allestite con borse e borsini, contenenti l’abbigliamento anti pioggia e un minimo di viveri per questa lunga pedalata.
Poco dopo le 20,00 siamo a Montorio, ritiriamo le carte di viaggio, consegniamo gli zainetti ove abbiamo riposto un cambio e che verranno portati, dall’organizzazione, a Villabassa, esattamente a metà percorso, al km 300, dove prevediamo di sostare qualche ora per riposare.
Incontriamo già diversi amici “randagi”: Franco e Rosanna, Gianfranco, Annalisa, il “Colonnello” Pino, Pamela…qualche scambio di battute, tutte incentrate sul tempo che farà l’indomani.
Dopo una pizza ed una birra, andiamo subito a riposare che la sveglia, l’indomani, suonerà alle h. 4,00!

Sabato 25 maggio: comincia il viaggio!

Sono le h. 4,30, dopo una veloce colazione ed un rapido controllo alle bici, io, Tizano e Leo ci dirigiamo verso il punto di partenza. Lì ci sta aspettando Paolo, con il quale abbiamo pedalato tutte le precedenti randonnee; la classica foto di rito  qualche saluto ed è già ora di partire.

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Non piove, e questo è già positivo e non fa nemmeno freddo. Il cielo, però, è dubbioso sul da farsi; è tutto un andirivieni di nuvole alternato a schiarite.

Procediamo di buon passo  verso il primo controllo, posto a Dueville, dopo 73 km di pedalata.

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Apposto il timbro sulla carta di viaggio, un veloce rifornimento, e si riparte.
Il cielo si fa sempre più grigio, sino a divenire decisamente cupo. Le strade sono umide, segno che è piovuto, occorre prestare attenzione nelle curve per non cadere…detto fatto, il Capitano Leo vola per terra, nessuna conseguenza, per fortuna, e si riparte.
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Siamo un grupetto di cinque “randagi”, io, Carla, Tiziano, Leo e Paolo, il passo è quello giusto, mai troppo sostenuto, si viaggia bene, nonostante le strade bagnate. Superiamo Bassano del Grappa e si scatena il temporale, ci ripariamo sotto un cavalcavia ed indossiamo l’abbigliamento anti pioggia 

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che fa quello che può…dopo qualche km siamo, comunque, inzuppati d’acqua. Inizia la prima salita, le scale di Primolano, che affrontiamo sotto il diluvio e contornati da una cornice di nubi spesse e basse 

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Che strano anche cinquant’anni orsono il tempo era così…ricordo un viaggio infinito, in treno, verso Belluno, la pioggia che bagnava i finestrini…mi è già capitato di ritornare in un luogo a distanza di tempo e di essere accolta come la prima volta che vi ero stata. Forse accade per aiutarti a ricordare meglio.

Ci avviciniamo al secondo controllo e la pioggia cala di intensità sino a smettere di cadere. Siamo a Feltre, ove è posto il secondo controllo, è mezzogiorno.

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Una coca ed un panino ci stanno bene dopo 155 km, magari ci asciughiamo anche un poco…guardo la mia bici: pare una discarica di rifiuti!
Dopo circa mezz’ora ripartiamo, il sole accenna timidamente ad uscire e prova pure a scaldare. Dopo qualche km è sole pieno, togliamo le mantelline anti pioggia ed i copriscarpe: mano a mano procediamo gli indumenti che indossiamo si asciugano e si comincia a stare meglio.

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Mentre pedalo penso a com’erano questi luoghi anni fa…dall’Emilia tanti ragazzi partivano per trascorrere l’anno di leva militare proprio qui, nel corpo degli alpini…quanti ragazzi in divisa che si vedevano, quante caserme, ora dismesse. E, poi, l’inconfondibile cappello con la penna nera che mi piaceva così tanto che, alla fine, i miei genitori me ne regalarono uno e io lo indossavo orgogliosa!

Mentre penso a queste cose sento una voce provenire da lato strada, è Giovanni che chiede se abbiamo una camera d’aria. Ci fermiamo, ha già bucato due volte, gli do una delle mie. Effettuato il cambio, ripartiamo tutti insieme. Al gruppetto iniziale si aggiungono, così, Giovanni e Marina. Il ritmo della pedalata viene scandito dal Capitano Leo e da Giovanni, che si alternano a tirare. Titti si mantiene ancora nelle retrovie, deve scaldare la gamba che, come dice lui, comincia a girare bene solo dopo 300 km…

Mano a mano saliamo iniziano ad intravedersi le Dolomiti. Oltrepassiamo Belluno. Cerco con gli occhi la stazione dei treni, dove terminò quell’infinito viaggio, ma non la vedo; cerco le frotte di alpini in libera uscita, non ci sono più, ma riesco ad immaginarli…

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Vediamo una fontana, una breve sosta per rifornire le borracce e rinfrescarci, mentre siamo fermi si materializza Giuseppe Colucci, “maestro randagio”, il tempo di una foto, un saluto e prosegue del suo passo spedito.

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Ripartiamo pure noi, in breve siamo a Ponte nelle Alpi e Giovanni buca di nuovo; non può essere, c’è sicuramente qualcosa nella ruota, nel cerchio, e così è.

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Occorre trovare un meccanico, una veloce verifica su google: c’è ne è uno proprio a un km! Io, Marina e Leo decidiamo di proseguire piano piano verso il terzo controllo, a Tai di Cadore, mentre Giovanni, Paolo e Tiziano si recano dal meccanico.

Verso Longarone incontriamo il “Colonnello” Pino, inconfondibile la sua voce e la sua risata 

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Alla vista del cartello Longarone e del paese ho un altro flash: con i miei genitori cammino per il paese, e mi raccontano della immane tragedia della diga del Vajont. Sollevo lo sguardo e stiamo passando al cospetto della Chiesa che ricorda le vittime del disastro…con la mano cerco la macchina fotografica ma la ritraggo immediatamente…una sorta di pudore, di rispetto verso chi perse la vita in quel lontano 1963 mi impedisce di “rubare” l’immagine di quella Chiesa, non serve, si è già fissata nei miei occhi e nel mio cuore, e questo basta.
E torna un altro ricordo. Scesi dal treno a Belluno, io e mio padre, giungemmo in corriera a Longarone o in un paese vicino, e, da lì, avremmo dovuto proseguire, con un’altra corriera, per Alleghe. Ma arrivammo in ritardo, sino al giorno successivo non sarebbe stato possibile ripartire. Ma ecco che un gentile signore, che possedeva un’automobile, una FIAT 500 gialla, si offrì di accompagnarci…già, tra brave persone ci si riconosce sempre… 

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Oltrepassato Longarone procediamo verso Tai di Cadore, ci immergiamo sempre più in questo meraviglioso paesaggio di montagna, le Dolomiti sono sempre più vicine.

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Solo la vecchia strada Alemagna, percorsa in assenza di traffico e fuori stagione, valeva tutti i 600 km. Mano a mano attraversiamo i paesi mi sovviene l’immagine delle donne del Cadore con la gerla sulle spalle, piena di legna o di altro…
Arriviamo a Tai di Cadore, terzo controllo e 240 km percorsi; sono le h. 18,00; ci fermiamo un po’, in attesa che ci raggiungano Giovanni, Paolo e Tiziano. Ci sta un altro panino; dai non siamo messi male, il ginocchio sta bene, le gambe sono un poco indolenzite ma altri 60 km, prima della sosta a Villabassa, li possono sopportare.

Siamo di nuovo tutti insieme, possiamo ripartire. Imbocchiamo la ciclabile delle Dolomiti, che ci condurrà a Cortina d’Ampezzo…le Dolomiti sono lì, in tutta la loro commovente bellezza: il Pelmo e l’Antelao e le altre cime di cui non conosco il nome. La neve ne ricopre le vette. Si pedala come sospesi. Superiamo Valle di Cadore, Vodo, Borca, San Vito.

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Infine arriviamo a Cortina 

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Il cielo minaccia nuovamente pioggia; attacchiamo la salita del passo Cimabanche ed inizia a piovere. Di nuovo ci fermiamo per coprirci, le temperature calano. La salita pare non finire mai, sono 14 km, tutti pedalabili. Finalmente si vede un edificio illuminato, è una Chiesa,

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un paio di km e il passo è conquistato. Ora ci aspetta la discesa verso la Valle di Landro, Dobbiaco e Villabassa…quasi 20 km, lunga, infinita. Da percorrere con estrema attenzione; nel frattempo s’è fatto buio e la strada è bagnata ed estremamente insidiosa. Scendiamo in silenzio, quasi a gruppo compatto per non perderci di vista. La Valle di Landro, percorsa durante il giorno è una meraviglia, si vedono le Tre Cime di Lavaredo. Al buio si può solo immaginarle, come si può solo immaginare lo spettacolare sentiero che conduce ad esse e che ho percorso, a piedi, diverse volte.

Siamo a Dobbiaco…già, te la ricordi Dobbiaco, era forse il 1972/1973, quando entrasti in una rivendita di giornali, cercavi “Topolino” ma ti accorgesti che era scritto in tedesco e, qui, tutti parlavano tedesco. Non capivi, chiedevi: “perché fanno così? sono dispettosi!” – “No, non dire così; non sono dispettosi. Parlano solo un’altra lingua, e le ragioni le capirai quando sarai più grande; è brava gente; è una lunga storia, di terre contese, di popoli e culture diverse e tu li devi rispettare”. Che, poi, il rispetto e la convivenza si insegnano anche così…anni dopo, studiando la storia del Sud Tirolo, capii perfettamente e, ancora oggi, quando posso torno quassù, forse una delle terre più belle al mondo, a camminare tra le valli e le montagne.

Sono le 22,25, arriviamo presso la palestra di Villabassa, siamo a metà percorso. Una doccia calda, rigenerante, ci sta bene…peccato che l’acqua sia gelata…ok, niente doccia…e allora vada per una pizza ed una birra.

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Poco prima di mezzanotte ci infiliamo nei sacchi a pelo; nonostante il continuo via vai di persone, riesco a dormire due ore e mezzo.

Domenica 26 maggio: da Villabassa a Montorio Veronese

Verso le h. 3,00 di domenica mattina decidiamo di rimetterci in viaggio 

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Fa piuttosto freddo, per fortuna negli zainetti inviati a Villabassa avevamo messo l’abbigliamento pesante…fuori non ci saranno più di 5 gradi e, inoltre, ha ripreso a piovere.
Percorriamo la statale della Pusteria sino a Brunico, è quasi deserta; chissà cosa avranno pensato di noi i rari automobilisti che abbiamo incrociato?!? Questa strada l’avrò percorsa decine di volte, così come i paesi che attraversa: in estate brulicano di persone. A quest’ora della notte domina il silenzio e le strade deserte; riconosco i caffè dove, di solito, faccio sosta, al rientro da una camminata o da un giro in bici, per una birretta.
Oltrepassato Brunico ci immettiamo sulla ciclabile della Pusteria 

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che ci condurrà sino a Bressanone ove è posto il quinto controllo. Qui giunti ci si presenta una scena già vista alla Sicilia No Stop: il “Colonnello” Pino che dorme beatamente su di una sedia
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Lasciata Bressanone, dopo pochi km ci fermiamo per una veloce colazione 

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Proseguiamo in direzione Caldaro, passando per Klausen,

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 e la weinstrasse  ed il lago di Caldaro.

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Ora si inizia a pedalare nella Val d’Adige e sulla omonima ciclabile dove faremo sosta a Faedo, al bicigrill, per sesto controllo 

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I km, sino a qui, sono 452, la stanchezza inizia a farsi sentire…meglio fare una sosta un po’ più lunga ed alimentarci a dovere. Forza, mancano solo 150 km, ce la possiamo fare. Ripartiamo, gruppo compatto e velocità costante…nonostante tutto, verso Ala – Avio riusciamo a perderci. Io e Marina controlliamo la traccia, gli altri proseguono…vabbè ci sta perdere un poco di lucidità…un rapido giro di telefonate e ci ritroviamo.
Si prosegue tra ciclabili e statali. Incontriamo altri due “randagi” fermi per un guasto meccanico: Roberta ha rotto il filo del cambio. Il Capitano Leo riesce, in un qualche modo, a rimediare al guasto. Si riparte tutti insieme. Arriviamo nei pressi di Rivoli Veronese, ove è posto l’ultimo controllo, e, qui, dovremo affrontare una salitella alquanto velenosa…proprio non me l’aspettavo, mi ha contrariata!

Forza, mancano solo 40 km, la voglia di arrivare è tanta, penso solo a pedalare, mi pregusto già la doccia calda, un piatto di pasta ed una birra fresca!
Siamo a Verona, ancora pochi km…ecco Montorio, è fatta!
Sono le h. 19,52, dopo 38 ore e 52 minuti abbiamo portato a termine questo lungo viaggio di 600 km! 

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Un enorme grazie va ai miei compagni/Amici di viaggio: Titti, Leo, Paolo e Giovanni.
E un ringraziamento speciale va a Marina: ci siamo spesso incontrate sulle strade delle randonnee, ma mai ne avevamo pedalata, insieme, una interamente. Grazie Marina per il supporto e per lo spirito randagio che sai trasmettere!

Adesso Parigi è più vicina! E’ un sogno ancora tutto da conquistare ma il primo, fondamentale, passo è stato fatto. Ed è stato un passo lungo, impegnativo. Un passo da sentiero che si inerpica sulle pareti della montagna, con passaggi esposti ed il timore di precipitare; altre volte stretto, di quelli dove si passa uno alla volta e puoi, per un momento, perdere di vista i tuoi compagni di viaggio e senti lo smarrimento e la solitudine; altre volte è stato un passo da strada forestale, di quelle dove si viaggia affiancati e ci si sente rassicurati.
Questo sentiero è stato percorso per intero, sino alla fine. Da adesso al 18 agosto se ne intraprende uno nuovo…vediamo cosa mi riserverà.

Cosa rimane di questo viaggio lungo 600 km?

Un lungo viaggio a ritroso nel tempo, a rimettere insieme dei pezzi persi nei labirinti della memoria. Dei pezzi che ho ritrovato, come dice la frase di Kipling, all’inizio del post, dietro ai monti ed aspettavano solo me per essere ricomposti, perché parte di me.
Sono momenti che si vorrebbero condividere, raccontare mentre accadono e, invece, tocca attraversarli da soli questi passaggi…La bicicletta, le randonnee, come il cammino, sono curiosi strumenti che inducono a viaggi dentro sé stessi, riportano alla luce reperti abilmente occultati. Con la pazienza dell’archeologo scavano piano piano e, a colpi di pennello, levano polvere e sabbia. Sono viaggi nella vita…

Ringraziamenti

A conclusione de “I Magnifici Quattro” vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno accompagnato durante queste quattro randonnee, tutti coloro con i quali ho condiviso un pezzo di strada, ho scambiato una battuta, fatto due risate, bevuto un caffè o una birretta. Tutti coloro che da conoscenze “virtuali” sono divenute conoscenze reali. E poi le Amiche “randage”: siete meravigliose!
Un ringraziamento particolare a Tiziano “Titti” Belli con il quale ho condiviso tutte e quattro le randonnee: sei un “randagio” di prim’ordine! Ti sei lanciato in queste avventure lo scorso anno e ti ritrovi già in Nazionale e, ad agosto, sarai alla partenza della Parigi Brest Parigi!

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Un enorme grazie ai miei Amici/Compagni di squadra: i “Capitani” Sonia e Leo e il “Mito” Eros che, durante questi quattro anni, mi hanno accompagnata, pedalata dopo pedalata, e mi hanno insegnato le randonnee, il valore del gruppo, del non lasciare mai nessuno da solo per la strada, a sostenersi a vicenda, a stringere i denti e a non mollare mai! Grazie Amici miei, se sono arrivata sino a qui è anche, e soprattutto,  grazie a Voi!

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A questo link i dati della Randonnee percorso Dolomiti 
mancano gli ultimi 67 km causa Garmin scarico…si era stancato!

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

 

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13 Replies to “La 600 km delle Dolomiti: un viaggio a ritroso nel tempo”

  1. Complimenti un bellissimo resoconto si percepisce l’entusiamo per l’obiettivo raggiunto. Adesso prapatatevi bene x la Bretagna, un grande in bocca al lupo per questa nuova avventura. I complimenti vanno estesi a tutto il team. Salutoni.

  2. direi che chapeau bàs per una cosa del genere sia il miglior commento,ma il mio esempio ciclistico merita l’upgrade…….SCIAPÒ

  3. Ciao ragazzi
    Gran bel giro assieme a tutti voi ma soprattutto un grazie per il supporto morale alle bucature
    Grazie ancora a tutti

  4. A quanto pare siete pronti oer la PBP. Bellissimo blog che da un idea dello sforzo fisico e mentale. Bravi…..

  5. cosa rimane di questo racconto letto tutto di corsa ..
    Sai è quando leggi un libro bello, bello ?!!
    quando hai finito di leggere chiudi il libro e chiudi gli occhi—
    grazie Cinzia è stato bello viaggiare con te..
    Maria

    • Grazie Maria 🙏😊 non sai quanto mi facciano piacere queste tue parole ❤️ io provo a descrivere e trasmettere le emozioni che suscita il nostro pedalare e, per me, è felicità pura sapere che queste emozioni arrivano, diventano tangibili. Grazie ancora 😘

  6. Ciao Cinzia scusa se ne approfitto del tuo bellissimo racconto – oggi hanno riaperto le iscrizioni alla PBP e finalmente ci sono riuscito – sto chiedendo in giro come siete organizzati… per qualche spunto ciao