Randonnée di San Zaccaria: la comunità ritrovata

Dopo un lungo silenzio riprendo carta, penna e PC e provo a ricominciare a raccontare.
Già, perché se capiti, tuo malgrado, in un drutto “giro di schiaffi” ti tocca occuparti di quelli, provare a schivarli, pararli e, magari, tirarne qualcuno anche tu.
Così, tutto il resto viene accantonato. E, poi, sì, si ha anche poca voglia di parlare e raccontare…
Però viene anche il momento che chi ti tira schiaffi si stanca, rallenta, molla un poco la presa, anche perché qualche “pizza” gliela hai rifilata pure tu!
Allora, sotto voce, con passi felpato, provi a riprendere in mano la tua vita, a rispolverare le antiche passioni.
Una biro, un quaderno e mille racconti nascosti in un angolo della tua testa che, timidamente, provano ad uscire alla luce del sole.
Sì, perché, tra uno schiaffo e l’altro,  qualche girata in bici c’è scappata e pure qualche corsetta a piedi, con tutto il contorno di fantasticherie che, ogni volta, ci costruisco intorno.
E, allora, non potevo che ricominciare a raccontare proprio della mie “zingarate” in bici!

La preparazione

Ai primi di gennaio faccio uscire dal letargo la mia bici, il clima, nonostante sia inverno, è, tutto sommato, piacevole.
Una uscita sulla fondovalle Panaro che gli amici randagi modenesi. Carmine mi propone la randonnée di San Zaccaria, in programma per domenica 5 febbraio.
Penso che la rando potrebbe essere alla mia portata se riuscissi a mettere nelle gambe due o tre giri medio – lunghi.
Ovviamente, qualche giorno dopo, il meteo si mette di traverso. Arriva il freddo con il suo contorno di piogge e neve, e la bici si rimette a riposo!
Comincia ad insinuarsi il dubbio di non riuscire a partecipare alla rando…però, sarebbe un gran peccato saltarla.
Domenica 29 gennaio, finalmente,  ricompare il sole e un bel 120 km, tra le colline reggiane e parmensi, riesco a portarlo a casa.
Il 31 gennaio ci scappa un’altra uscita. Con Carmine, Gigi e Aniceto allunghiamo sino a Fanano, in appennino. Il giro comincia ad essere sostanzioso: 140 km e 1100 d+.
“Cosa dici Carmine, domenica andiamo a San Zaccaria?” – “Sì, fai le iscrizione, vedrai che 200 km in una qualche maniera li portiamo a casa”.

Randonnée di San Zaccaria: dalla partenza a Gabicce Monte

Alle h. 5,40 partiamo da Modena, poco prima delle h. 7,00 siamo a San Zaccaria.
Neanche il tempo di scendere dall’auto  e comincio a sentire il profumo buono delle randonnée. Ma che profumo ha una rando?!?
Per me è il profumo del pane appena sfornato e di ciò che evoca: il caldo abbraccio degli amici, la convivialità delle tavole emiliano – romagnole con il pane fresco, le piadine, il gnocco fritto (sarebbe più corretto “lo gnocco” ma, a Modena, si dice “il gnocco”), le crescentine, i bicchieri pieni di lambrusco o di sangiovese.
Il pane appena sfornato a me ha sempre dato il senso della comunità. Son cresciuta con l’idea che il pane unisca, vada condiviso e consumato in compagnia.
E così, per me, sono le randonnée: una comunità.

La prima persona che vedo, a proposito di comunità, è Mirco Boschetti. 
Con Mirco ci siamo conosciuti quattro anni fa alla PBP, più o meno scontrandoci di notte mentre recuperavamo le nostre bici, dopo un breve riposino, ad un punto di controllo.
Beh, come ha scritto Mirco, recentemente, “ci siamo abbracciati come fossimo due vecchi amici”. Se non è fare comunità questo!
Mirco mi regala la maglietta di Randagi Bike Style. E anche se vado meno in bici, lo spirito è sempre randagio. Orgogliosa di indossare questa maglia, grazie Mirco.

comunità

Mamma mia che bellezza ritrovare, dopo diverso tempo, tanti amici: Carla, William, Raffaele, Rosy, Franco, Francesca, Gaspare e Graziano, l’istrionico organizzatore di questa randonnée.
Prepariamo le bici, ritiriamo la carta di viaggio e si fanno già le h, 7,30, e via che si parte!
Pedalata regolare, lasciamo andare i gruppi più veloci, troppi pochi km nelle gambe, meglio non esagerare.
Il sole, appena sorto, si specchia nelle saline e, in breve, siamo  Cervia.

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Seguiamo il lungomare e la lunga teoria delle località di vacanza: Cesenatico, Bellaria, Torre Pedrera, Rimini, Riccione. I luoghi delle tante vacanze trascorse in riviera.
A Riccione il vento si fa sentire, un paio di folate piuttosto sostenute ci fanno temere per la Via Panoramica che affronteremo di lì a poco…se continua così rischiamo di volare via e precipitare in mare!
E, ritornando al senso di comunità, vedo le vecchie colonie, alcune, ormai, ridotte, a ruderi, e i pensieri corrono ai primi anni ‘70 del secolo scorso, alla bambina che ero quando la vacanza al mare era sinonimo di colonia. Centinaia di bambini tutti insieme, la rivalità tra le diverse colonie…oggi fa un po’ tristezza vedere l’immensa colonia di Bologna cadere a pezzi ma, ogni tempo, ha modi diversi. Non è che si stava meglio allora, era un tempo e un mondo diverso.
Ciò che non deve perdersi è il valore dello stare insieme e, appunto, di fare comunità.

Lasciate le colonie alle spalle ci ritroviamo a Gabicce e la strada inizia a salire. UN paio di curve e appare la “Baia Imperiale”: di prepotenza si materializzano gli anni ‘80 e ‘90 con la loro musica e le interminabili nottate in discoteca.
Dopo circa 70 km pedalati, arriviamo al primo punto di controllo/ristoro, a Gabicce Monte.
Apposto il timbro sulla carta di viaggio non ci tiriamo indietro e facciamo onore al ricco ristoro che Graziano ha predisposto. Un buon rifornimento di carboidrati è quello che ci vuole per affrontare la Panoramica.

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La Panoramica, Pesaro e le colline

Il tempo di scattare qualche foto e si riparte.
Io, Carmine, William, Raffaele e Antonio procediamo compatti sino a ché la strada non comincia a salire, dopodiché ognuno del suo passo.
La gambe iniziano ad accusare la fatica, meglio procedere più lentamente del solito!
La Via Panoramica, che non avevo mai percorso, è una bella scoperta. Chiusa al traffico veicolare ogni domenica mattina, si trasforma in un vero paradiso per ciclisti e camminatori: il verde del Parco Monte San Bartolo, il mare con le sue tonalità di azzurro, blue e verde, e qualche pendenza al veleno. Ciò nella migliore tradizione delle nostre colline: dolci e vellutate quando le osservi da lontano, ruvide e sgarbate quando le percorri. Però, se le sai prendere, ed eviti di litigarci e non dai peso ai loro dispetti, sanno regalarti degli scorsi unici e ti fanno rifiatare nelle discese.

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Arriviamo a Pesaro dove è posto il secondo punto di controllo nei pressi della Sfera Grande di Arnaldo Pomodoro. Tutti fermi armati di smartphone e fotocamere per immortalare in uno scatto questa straordinaria opera d’arte.

comunitàAttraversato il centro storico  ci lasciamo Pesaro alle spalle. E sono di nuovo le infide colline tra Marche e Romagna…che male lo strappo di Babbucce! La visione del Castello di Gradara, però, ripaga della fatica.
Anche San Clemente non scherza, e qui ci scappa qualche brutta parola a voce alta!
Però, al netto di qualche accidente, mi rendo conto che le gambe stanno reggendo bene la distanza e le pendenze. Vuoi vedere che i miei allenamenti “alla carlona” qualche beneficio me lo hanno dato?!?
Far riposare la bici un paio di mesi e dilettarsi  con la corsa non è stata una cattiva idea.

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Siamo in vista del controllo di Coriano. Non è un controllo è una provocazione: infatti è all’interno di una pasticceria! Possiamo, forse, esimerci dall’assaggiare una pasta?!? Non sia mai…ovviamente qui mi esprimo al meglio.

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D’altro canto vado in bici anche per poter mangiare tutto ciò che mi va…sono proprio una cialtrona.
Terminata la strepitosa merenda, ci aspettano gli ultimi 50 km, è quasi tutta pianura e, miracolo, abbiamo il vento a favore!
Si unisce a noi, in questo ultimo scorcio di rando, l’amico Eugenio di Rimini.
Sant’Arcangelo, Savignano, Gambettola e siamo di nuovo a San Zaccaria dopo 190 km.
Beh, siamo, poi, stati bravini. Considerato il poco allenamento questa rando l’abbiamo portata a casa. Foto di rito dell’arrivo e pasta party: la comunità dei randagi riunita intorno a una tavola. Le randonnée sono anche questo: un piatto di pasta, una birra i commenti a caldo sul percorso, le sensazioni e le emozioni che ci porteremo a casa.

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Conclusioni – ringraziamenti

Ritrovare questo mondo, il mio mondo, dopo un lungo “giro di schiaffi” dà proprio il senso di ricominciare a vivere.
Non so cosa farò quest’anno, se riuscirò a completare la serie dei brevetti necessari per conquistare la maglia  della nazionale, né se potrò partecipare alla PBP.
Non importa, ciò che è importante è avere ritrovato il mio mondo, la mia comunità, e avere ripreso a vivere, con tante incognite e difficoltà da superare ma, tant’è, posso dire di essere ancora qui.
Grazie ai miei compagni di viaggio Carmine, Carla, William, Raffaele, Antonio e Eugenio.

Un ringraziamento speciale a Graziano e a tutta l’organizzazione della randonnée: bravi ragazzi, siamo stati proprio bene e mi sa che, quest’anno, ci rivedremo. E’ sempre un piacere pedalare sulle strade di Romagna e, se l’organizzazione è di prima qualità, lo è ancora di più.

Ringrazio Carla Tramarin per la foto di copertina di questo post e la foto della tavola imbandita.. Le altre foto sono state scattate da me e da William Salvioli a cui le ho “rubate”, grazie William. 

Grazie a tutti e ci si vede sulla strada.

A questo link tutti di dati della Randonnée San Zaccaria

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici” 

 

 

 

 

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7 risposte a “Randonnée di San Zaccaria: la comunità ritrovata”

  1. Il tuo ritorno alle randonnée, coincide con il ritorno a leggerti. Contenta tu per la tua rimpatriata e contenti noi tuoi lettori. Alla prossima..tanto la tentazione delle altre distanze le hai a due passi.👏🚴👋

    • Grazie Alfio, mi ero quasi dimenticata di come si fa a scrivere 😂
      Per le altre distanze vedremo cosa riesco a fare e, soprattutto, se troverò il tempo…speriamo 🤞

  2. Ciao Cinzia, con piacere ho appena letto il tuo racconto e, come per le altre volte, da come descrivi il viaggio, pare di essere presenti. Grazie e ti auguro un proficua stagione “rando”.
    Gigi

  3. Con interesse mi sono messo a leggere il tuo racconto che mi ha fatto tornare voglia di pedalare.
    Si, perché da quando ci siamo visti in Luglio, dopo il mio rientro in Svizzera, non ho più pedalato dato l’intervento chirurgico subito. Adesso, se le temperature aumentano, forse già domenica, voglio tornare ad allenarmi in modo di poter fare qualche uscita Randagia. Tu continua a fare la tua strada e vedrai che c’è luce alla fine del “tunnel” come dicono in Svizzera. Io ti seguo, e credo, che, se tutto va bene la PBP è a portata di mano.

    In bocca all lupo Cinzia, un caro saluto dal oltre api, ciao…..Con interesse mi sono messo a leggere il tuo racconto che mi ha fatto tornare voglia di pedalare.
    Si, perché da quando ci siamo visti in Luglio, dopo il mio rientro in Svizzera, non ho più pedalato dato l’intervento chirurgico subito. Adesso, se le temperature aumentano, forse già domenica, voglio tornare ad allenarmi in modo di poter fare qualche uscita Randagia. Tu continua a fare la tua strada e vedrai che c’è luce alla fine del “tunnel” come dicono in Svizzera. Io ti seguo, e credo, che, se tutto va bene la PBP è a portata di mano.

    In bocca all lupo Cinzia, un caro saluto dal oltre api, ciao…..

  4. Con interesse mi sono messo a leggere il tuo racconto che mi ha fatto tornare voglia di pedalare.
    Si, perché da quando ci siamo visti in Luglio, dopo il mio rientro in Svizzera, non ho più pedalato dato l’intervento chirurgico subito. Adesso, se le temperature aumentano, forse già domenica, voglio tornare ad allenarmi in modo di poter fare qualche uscita Randagia. Tu continua a fare la tua strada e vedrai che c’è luce alla fine del “tunnel” come dicono in Svizzera. Io ti seguo, e credo, che, se tutto va bene la PBP è a portata di mano.

    In bocca all lupo Cinzia, un caro saluto dal oltre api, ciao…..

    • Ti ringrazio tantissimo Andrea 🙂 dai, risali in sella anche tu, le temperature dovrebbero aumentare. Per la PBP non lo so, devo sistemare diverse cose…vedremo ma se dovesse saltare non mi farò mancare una bella randagiata autogestita 😉 un caro saluto