La 400 km di San Zaccaria

E si ritorna in Romagna, a San Zaccaria (Ra), per pedalare per questa seconda randonnée di stagione…un bel salto da 200 km a 400 km. 
La mia ultima 400 km risale allo scorso, al  Randogiro dell’Emilia e ricordo di averla portata a termine facendo una discreta fatica. Venivo da due anni di quasi totale assenza dalle randonnée.
Inevitabile che, quando decido di iscrivermi, mi prenda un poco di preoccupazione…studio e ristudio il percorso e, alla fine, mi convinco che sia, tutto sommato, affrontabile.
D’altro canto mica sarò sola, la compagnia dei randagi sarà un aiuto ed uno sprone per pedalare al meglio e portarla a termine.

Modena – San Zaccaria 

Alle 15,00 in punto partiamo da Modena io, Carmine e Aniceto.
Poco dopo le 16,00 giungiamo a San Zaccaria.
Espletate le solite di formalità di rito (ritiro carta di viaggio ecc.), ci apprestiamo a preparare le bici e a preparare noi stessi: scarpe, casco, abbigliamento pesante per la notte riposto nei bauletti e nelle saddle bag.
Manca ancora un’ora alla partenza, ne approfittiamo per nutrirci a dovere e per radunarci: ecco che arrivano William, Raffaele, Antonio e Carla. 
Mano a mano i randagi cominciano ad approssimarsi presso l’arco della partenza; è l’occasione per scattare qualche foto, salutare gli amici e trasformare in reali alcune conoscenze virtuali: Cristina Rulli “Freccia Rosa”, Jana Mazakova e Dafne Impellizzeri. Queste son ragazze “pericolose”, pedalano per davvero: randonnée, cicloviaggi. Incarnano tutta la bellezza del ciclismo: passione, anima e cuore.

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Partenza – Primo anello 

Alle 18,30 in punto partiamo per affrontare il primo anello di 200 km che ci porterà, da San Zaccaria, a solcare le strade dell’appennino romagnolo.
Il sole è già calato, con le nostre luci e lucette illuminiamo di allegria le strade.
I primi 60 km saranno in leggero falsopiano a salire. 
Scorrono i paesi e le indicazioni stradali recano nomi, per lo più, conosciuti: Perticara, Polenta, Mercato Saraceno…arrivano gli echi delle tante Nove Colli cui ho partecipato in passato. E, ancora, Sarsina, e la memoria corre subito al 2015, alla mia prima 400 km: la Rando dè Bosc! Ovviamente non poteva mancare una sosta 

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Giunti nei pressi di San Piero in Bagno la strada inizia a salire più decisa, sebbene le pendenze siano sempre affrontabili e pedalabili. Il freddo, al momento, non è eccessivo.

Procediamo con gli occhi ben aperti e le orecchie tese a percepire anche il minimo rumore che arrivare da lato strada: la notte porta sempre con sé la preoccupazione per gli animali vaganti…chi ha avuto incontri ravvicinati con loro non ne reca un bellissimo ricordo…
Controllo il Garmin, abbiamo percorso circa 80 km, siamo nei pressi di Riofreddo e la traccia ci conduce direttamente al primo punto di controllo/ristoro. Che bravo Graziano che ha acceso un braciere così che possiamo scaldarci mentre ci ristoriamo. 

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Facciamo apporre il timbro sulla carta di viaggio, beviamo un tè caldo, due fette di torta, qualche foto e si riparte. Meglio non indugiare al freddo.
Ora ci aspettano altri 9 km di salita prima di giungere allo scollinamento.
Il cielo è sereno e punteggiato da miliardi di stelle, sollevo lo sguardo e scorgo la luna che sta sorgendo. Ci accompagnerà per tutti i 9 km, mostrando tutte le sue tonalità: rosso/arancione che digrada a giallo e, infine, un bianco luminosissimo. La luna illumina la vallata sottostante che è avvolta da una leggera nebbia fluttuante. 
Forse mi sarei potuta fermare un minuto per rubare queste immagini e imprimerle nella memoria della mia fotocamera. Ho preferito continuare ad osservare per conservare il disegno vivo di questo paesaggio nella mia memoria: le immagini interiori non hanno bisogno di essere ricercate in cartelle o archivi, sono sempre presenti, realtà di momenti che ci accompagnano costantemente.

Ovviamente tutta la poesia di questi momenti viene riportata a terra dai miei compagni di viaggio: “sì, sì proprio bella la nebbia…vedrai, poi, se per caso ci finiamo in mezzo: patiremo solo un gran freddo!!” Ufff, non vi dico più niente fino all’arrivo
Arrivati allo scollinamento, circa 100 km percorsi, ci fermiamo un attimo per indossare l’abbigliamento più pesante, adatto ad affrontare i 20 km di discesa che ci attendono.
A Ponte Messa la discesa vera e propria termina, ora la strada, la Marecchiese, procede in leggero falsopiano a scendere.
Mano a mano pedaliamo ho come l’impressione di essere già passata su queste strade…a Ponte Baffoni ho un’illuminazione: anno 2017, Nove Colli by night, pioveva a dirotto e, al termine della discesa del Perticara, io e Eros decidemmo di ritirarci e rientrare a Cesenatico percorrendo la Marecchiese ( Nove Colli notturna )
Certe strade tornano, ti cercano e, anche, se provi ad ignorarle e dimenticarle, loro di chiamano e ti aspettano con pazienza, perché sanno che, prima o poi, da lì ripasserai.
Il sonno inizia a farsi sentire, ci starebbe bene un caffè, ma non c’è un bar notturno nemmeno a pagarlo a peso d’oro.
Prendo un gel alla caffeina, canto tra me e me, fischio, il tutto per non addormentarmi.

San Zaccaria

Poco dopo le 4,00 siamo di nuovo a San Zaccaria dove ci aspetta una tavola riccamente imbandita di brioche dolci e salate, tè e caffè.
Ci sediamo per riprendere fiato e rifornirci adeguatamente.

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La stanchezza e la voglia di dormire paiono scomparse ed è in questi momenti che mi lascio andare a facili ottimismi o, meglio, i miei ragionamenti si fanno prendere da una certa faciloneria…”ma sì mancano “solo” 194 km di pianura, cosa vuoi che siano?!? vedrai che per le 14,00 siamo di nuovo qui”. Mentre penso ciò, mi arriva una impercettibile eco da lontano “non pensare, non dirlo, taci; pensi e dici delle stupidaggini…mangia e taci…ecco, brava, l’hai pensata e l’hai detta la stupidaggine…adesso sono cavoli tuoi”. Già, speriamo bene.

Secondo anello: la pianura 

Alle 5,0 ripartiamo, direzione porto di Ravenna.
Il vento, manco a dirlo, spira in direzione contraria…mmh che brutta cosa
Pochi km e mi stacco, il Garmin si scarica e, così, sono anche senza traccia…davanti a me non vedo più Carmine, Carla, Renzo, Andrea e Paolo. Mi volto per capire se stanno arrivando William, Raffaele e Antonio…macché, non c’è nessuno.
Mi trovo su un lungo rettilineo, passano solo automobili, di ciclisti nemmeno l’ombra. Praticamente sono in una terra di nessuno, immersa in un’atmosfera irreale: le prime luci  dell’aurora bucano il buio, non è ancora giorno, la notte raccoglie le sue cose ed è in procinto di andarsene…la cognizione del tempo vaga tra i campi…sono un pochino confusa.
Nel dubbio continuo a pedalare sino a ché arrivo ad un incrocio. E, adesso, dove vado? Dritto, destra o sinistra? Non mi resta che telefonare a Carmine…”dai, prosegui dritto, siamo fermi ad aspettarti”. “ok, arrivo”. Li vedo in lontananza e, da dietro, sopraggiungono anche William, Raffaele e Antonio.
Ripartiamo tutti insieme; nei pressi del porto inizia ad albeggiare ed il giorno prende forma.

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Io e William vorremmo fotografare l’alba, magari passiamo dalla spiaggia e vediamo il sole sorgere. Niente da fare, idea bocciata, tante ce ne dicono che, alla fine, il cielo si copre di nuvole e addio alba luminosa.
Vabbè proseguiamo, arriviamo in località Mandriole ove è doverosa una sosta presso il cippo dedicato ad Anita Garibaldi.

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Di nuovo in sella, e la stanchezza si fa sentire tutta, acuita dal persistente vento contrario. Faccio più fatica che a pedalare in salita! 
A Sant’Alberto vediamo una pasticceria aperta: evviva, dai che ci fermiamo. E’ l’occasione per una seconda sostanziosa colazione e un buon caffè doppio.
Proseguiamo alla volta del controllo di Bastia, al km 272. Qui son tentata di sdraiarmi su una panchina di marmo…eppure non mi sento abbattuta, so che son poco allenata però capisco che la memoria delle lunghe distanze non è andata persa. Non è mai chiassosa, spesso sta seduta in un angolo, in silenzio ma, al momento opportuno, si alza in piedi quasi a dirti “dai che son qua, andiamo e portiamo a casa anche questa rando”.
E, allora, andiamo, non indugiamo oltre.
Intorno alle 11,00 arriviamo nella Piazza di Lugo di Romagna dove non può mancare una sosta foto.

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Ci rimettiamo in viaggio, direzione Faenza dove è posto l’ultimo controllo. Bella la ciclabile per arrivare a Faenza, peccato assomigli ad un percorso accidentato causa radici degli alberi che hanno sollevato l’asfalto…braccia e gambe distrutte!
Alle 12,30 siamo all’ultimo controllo. Ma che bravi i ragazzi, hanno preparato pane e mortadella, vuoi non favorire?!? E che non si dica che alle randonnée organizzate da Graziano non si mangia!
Ci sediamo qualche minuto per riposare, nel mentre arrivano anche Oscar e Lorenzo, siamo perfettamente coordinati nel darci il cambio ai ristori. 

Dopo tanta pianura la strada comincia a farsi più mossa, dapprima con un leggero vallonato e, poi, da Castocaro Terme si sale davvero: la salita delle Volture, 2,2 km fitti di tornanti e pendenze sgarbate. Anche questa salita mi ricorda qualcosa…sì, un Giro di Romagna di tanti anni fa. Un’altra strada che ha pazientato ma sapeva sarei ripassata.
Al termine della salita, proseguiamo dapprima in discesa e, poi, su strada vallonata arriviamo a Predappio da dove imbocchiamo la salita di Rocca delle Caminate:   20 tornanti in poco meno di 3 km! L’ho pedalata quasi trascinandomi ma è davvero una salitella spettacolare che vale la pena fare.

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Al termine della salita ci raduniamo tutti quanti convinti che avremmo solo discesa e un ultimo tratto di pianura.
Sbagliato, ci tocca pure Bertinoro…ma perché? Dai Bertinoro lo conosciamo, l’abbiamo fatto tutti quanti alla Nove Colli, perché dobbiamo salire anche oggi?!? E’ una “cattiveria”, non si fa così. Tra un accidente, una imprecazione e una brutta parola conquistiamo anche Bertinoro.

Bene, adesso si va in scioltezza a San Zaccaria. Sì, credici…se possibile il vento aumenta di intensità, come nota Antonio, sembra di pedalare su una bici da spinning: pedali, pedali e sei sempre fermo. Un ventaccio respingente che più che avvicinarci a San Zaccaria pareva allontanarci.
Negli ultimi 2 km ho avuto più volte la tentazione di scendere dalla bici e buttarla via, per fortuna quella vocina, che assomiglia ad un lontano eco, mi ha sussurrato di stare, con il sedere sulla sella e continuare a pedalare. E mentre la ascoltavo ho scorto, in lontananza, il cartello di San Zaccaria: “dai stringi i denti, è quasi fatta”.
Ci siamo, portati a casa anche questi 400 km!

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Scendo dalla bici, non faccio in tempo ad entrare nella sede del circolo ARCI di San Zaccaria che sul tavolo son già pronti degli abbondanti piatti di pasta al ragù accompagnati da vino o birra, a seconda dei gusti.
Bhe devo dire che ce lo siamo proprio gustati il nostro piatto di pasta.

Ringraziamenti

 

Graziano mi aveva chiesto di scrivere una recensione di “m…a” sulla randonnée perché sostiene che siamo in troppi a partecipare alle sue rando e ci deve tenere dietro a tutti quanti…mah 
Sai cosa ti dico Graziano, che te le randonnée le sai organizzare bene e ti devi “rassegnare” a fare il botto di iscritti anche alla 600 km!
Quindi grazie agli organizzatori e a tutti i volontari: non ci avete fatto mancare nulla, ci avete sempre incoraggiato e ci avete nutriti a dovere…anche troppo.
E un grande ringraziamento ai miei compagni di viaggio, Carmine, Carla, Aniceto, William, Raffaele e Antonio; e grazie a Renzo, Andrea e Paolo con i quali abbiamo pedalato lunghi tratti insieme.

A questo punto non ci resta che organizzarci per la 600 km di metà maggio, per la gioia di Graziano!

A questo link i dati tecnici sulla randonnée La 400 km di San Zaccaria
(mancano gli ultimi 10 km perché anche il Polar si è scaricato)

Le foto sono state scattate da me, Carla e William.

Writtend, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

 

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8 Replies to “La 400 km di San Zaccaria”

  1. Brava Cinzia un bel resoconto, leggendolo mi sembrava di essere ancora in biciclettae pedalare sempre contro vento anche quando si cambiava direzione. (Non ho mai capito perché).
    Comunque anche questa messa nel sacco alla prossima (K600) ciao

  2. Ciao Cinzia e ciao a tutti quelli che hanno partecipato a questa 400. Graziano mi è testimone dei “ringraziamenti” che gli ho inviato via whatsapp per quelle due “infamie” prima e dopo Predappio! Son sicuro le orecchie non gli avranno mai smesso di fischiare per tutte e 20 le volte che l’ho citato in quei tornanti! Poi, si è fatto perdonare con i rigatoni!

    • Ciao Umberto, secondo me Graziano è stato l’uomo più citato, domenica scorsa, su quei tornanti! Il pasta party finale e la birra hanno sistemato le cose 😉

  3. Ciao Cinzia! Il tuo racconto è stato pubblicato, in un momento in cui non potevo subito commentare, ma adesso ti dico che, non ricordo nulla della fatica che sicuramente hai provato; negli occhi però ho quello che hai scritto delle, stelle, del cielo e delle sfumature della luna. Dici bene , niente foto, chi vuole vedere venga qui di persona. Nelle tue randonnèe, si vedono, amici, forza d’animo, emozioni.; la fatica è solo un velo che non riesce a nasconderle.
    Aspetto altre 600 buone nuove.