La Ravorando 2023

Allora, ci eravamo lasciati a San Zaccaria (La 400 km di San Zaccaria) il 12 marzo scorso.  
Portata a termine una 200 km  ed  una 400 km, non resta che cercare una 300 km e una 600 km.
Cerca la 300 km, studia il calendario, qualcosa che non sia troppo distante che non posso allontanarmi troppo da casa. Insomma la  300 km proprio non la trovo.
Che vuoi che sia…si fa un’ altra 400 km.
E la scelta cade su la Ravorando. 
A questa randonnée ho già partecipato diverse volte, la ricordo ostica ma non troppo e con lunghi tratti di pianura nel finale.
Eh, appunto, giusto un ricordo…controllo la traccia e mi avvedo che il percorso si è non poco modificato: 4.200 metri di dislivello! 
Rimango un poco perplessa, però, non ho molte alternative.
Mancano ancora venti giorni; un rapido giro di telefonate ed è deciso, si va.
A questo punto non mi resta che mettere a frutto il poco tempo libero a disposizione per programmare un paio di giri lunghi e con tanto dislivello. Non è una impresa particolarmente difficoltosa: le colline e l’appennino sono davvero di aiuto…non c’è un centimetro di pianura!

Messi a segno due giri di allenamento inizia il patema del meteo…”oh, hai visto le previsioni? Pare che da sabato 29 aprile pioverà, e anche tanto” – “aspettate, è presto per trarre delle conclusioni”. E, così, mi appresto a studiare le carte meteo, tre emissioni giornaliere ogni sei ore…che tempo ballerino: le previsioni cambiano in continuazione. Niente panico, attendiamo l’emissione di sabato mattina: previsto tempo nuvoloso con scarsa probabilità di pioggia. 

Sabato 29 aprile – La Ravorando prima parte 

E’ da poco passato mezzogiorno e comincia a piovere…andiamo bene! Carmine mi chiama per sapere cosa fare; si va a Bologna, poi, valutiamo.
Mezz’ora e la pioggia smette di scendere.
Arriviamo a Bologna poco prima delle h. 14,00. Predisponiamo le biciclette, indossiamo scarpe e casco, ritiriamo la carta di viaggio. Non dovremo apporre i timbri perché il rilevamento dei passaggi avviene con tracciamento elettronico, tramite smartphone. Speriamo che il mio vecchio Iphone tenga botta e non si scarichi, così come l’ancora più vecchio Iphone che son riuscita a recuperare per Carmine…il tracciamento elettronico è una bella innovazione ma qualche disagio lo crea a chi è sprovvisto della adeguata strumentazione. Ho un paio power bank di emergenza, comunque in qualche maniera faremo.
Quando mi viene consegnata la carta di viaggio scopro di essere nella “Top 5”, ovvero tra coloro che hanno partecipato a ben cinque edizioni de la “Ravorando” e vengo omaggiata del cappellino della “Ravonese”, società organizzatrice del brevetto. Beh, a questo punto, lo indosso subito! 

Poco prima della partenza si forma il gruppetto con il quale pedalerò tutta la randonnee: io, Carmine, Stefano, William, Eugenio, Paolo e Claudio.
Con Carmine, William e Eugenio abbiamo già pedalato la 200 e la 400 di San Zaccaria; con Stefano è un bel ritrovarsi dopo avere pedalato insieme un 400 nel 2019; con Paolo ho perso il conto delle randonnee che abbiamo fatto insieme e con Claudio ci eravamo incrociati velocemente alla Sicilia No Stop 2018.
Eugenio è preoccupata per la pioggia, lo rassicuro dicendogli che sicuramente non pioverà. E mentre lo dico penso agli accidenti che mi arriveranno se, al contrario, pioverà! 

La Ravorando

Ma via, che è tempo di partire.
I primi 12 km scorrono abbastanza veloci ma, nei pressi di Pianoro, la strada inizia a salire: 5 km per mettere in tensione le gambe e arrivare a Sasso Marconi. Nel tratto di discesa Stefano rimedia una foratura. Rapido cambio di camera d’aria e si riparte. Al termine della discesa un breve tratto di pianura e, poi, la strada riprende  a salire costantemente in falsopiano. Dobbiamo arrivare a Castiglione dei Pepoli, sono circa 30/35 km, praticamente tutta la Val di Setta. L’ascesa è pedalabile, si fanno sentire solo gli ultimi 5 km dove la strada sale più decisa.

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Oltrepassato Castiglione dei Pepoli, si scende qualche km sino alla località Le Rose, dove è posto il primo punto di controllo e ristoro alla Trattoria da “Germino” e, qui, ci attende un ottimo piatto di tortelloni. La giusta benzina per svalicare l’appennino e scendere sino a Dicomano.

Dopo esserci ristorati a dovere, proseguiamo per il valico di Montepiano dove, per strada vallonata, raggiungiamo Barberino del Mugello e il lago del Bilancino. Una breve sosta per scattare un paio di fotografie e mettere in funzioni le luci considerato che stanno calando le ombre della sera.

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Alle h. 22,00 circa siamo a Dicomano (Fi), dove è posto il secondo controllo. Ci fermiamo venti minuti in una rosticceria per gustare una focaccia con prosciutto e bere una coca cola. Risaliamo in sella per affrontare la lunga ascesa al Passo del Muraglione. I primi 10 km sono, tutto sommato, pedalabili. Arrivati nel paese di San Godenzo la musica cambia, le pendenze si fanno decisamente impegnative. Dieci km senza respiro, la salita non molla, non una tregua…di passo lento procedo nel buio, ascolto le mie gambe dolenti e i rari rumori che arrivano dal bosco. Finalmente scorgo delle luci, segno che il passo è vicino. Vedo William fermo sotto un cartello, mi avvicino e scorgo la scritta Passo del Muraglione. E’ circa mezzanotte, dai che la salita più lunga e impegnativa ce la siamo messa alle spalle.

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Inizia a cadere qualche goccia di pioggia…mannaggia a me quando ho detto che non sarebbe piovuto…vabbè, copriamoci bene che ci aspetta una lunga discesa e speriamo smetta presto di piovere.

Domenica 30 aprile: La Ravorando seconda parte 

Ripartiamo dal Passo del Muraglione, poche centinaia di metri e ci lasciamo alle spalle il breve accenno di pioggia. Il fondo stradale è tenuto bene ma, lo stesso, procediamo con cautela; il pensiero degli animali vaganti è sempre presente e ci fa mantenere alta l’attenzione. Dopo 20 km di discesa, alle h. 1, 10 siamo a Portico di Romagna, dove è posto il terzo controllo.  Troviamo Sergio ad attenderci al bar che, per fortuna, è ancora aperto. Qualcosa di caldo ci sta bene dopo la lunga discesa. Praticamente siamo gli ultimi, ma abbondantemente entro i tempi di percorrenza.
Cambio le pile al Garmin e siamo pronti per ripartire.

Intorno alle h. 3,00 del mattino transitiamo per Castrocaro Terme dove, a lato strada, scorgiamo alcune persone e Carmine non manca una delle sue battute: “ ragazzi potete farci anche un applauso” e, in effetti, l’applauso parte! Insomma, in piena notte, con la sonnolenza dietro l’angolo e le gambe dolenti, una risata e un incitamento fanno sempre piacere e motivano a proseguire.

In breve raggiungiamo Faenza da dove imbocchiamo la lunga, infinita, fondovalle che ci conduce, dapprima, a Brisighella e, poi, a Marradi.

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Marradi è una costante de la Ravorando, ci siamo sempre passati e sempre alle prime luci dell’alba. Ritroviamo il solito bar dove, anche questa volta, ci fermiamo per una lauta colazione. Io e Paolo ci sediamo allo stesso tavolino dove, ad una edizione da la Ravorando di qualche anno fa, ci eravamo addormentati…questa volta il caffè fa subito effetto ed evitiamo di cadere preda del sonno.

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Ma è già tempo di ripartire, non percorriamo nemmeno 200 metri che la strada si impenna…dai che saliamo al Passo del Carnevale, 5 km al veleno, di quelli che segano le gambe! Ormai la conosciamo a memoria questa salita, una specie di tenaglia che stringe le gambe e che molla la presa solo al raggiungimento del valico. Meglio non pensarci e procedere.
Vediamo il cartello Passo del Carnevale, una breve sosta per scattare qualche foto.

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Dai, dai che adesso si scende, e a Palazzuolo sul Senio c’è il ristoro a base di bomboloni.
Alle h. 7,15 siamo a Palazzuolo pronti per una seconda colazione.
Sembra che facciamo le randonnee solo per mangiare…

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Mancano ancora 120 km al termine ma il grosso del dislivello lo abbiamo fatto.
Risaliamo in sella e procediamo verso Castel Bolognese – Imola. La strada scende, facciamo riposare le gambe, vediamo salire, in senso opposto, frotte di ciclisti…sicuramente oggi è in programma una delle tante cicloturistiche di Romagna.
Arriviamo a Castel Bolognese, ci aspettano circa  13 km di pianura prima dello strappo di Dozza. Sono solo 4 km ma, dopo avere percorso già 300 km, si fanno sentire tutti!
Arriviamo a Dozza dove sostiamo un momento per ammirare la Rocca e i tanti murales che ornano le facciate delle case.

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Ripartiamo, in meno di 20 km siamo ad Ozzano Emilia, praticamente a un tiro di schioppo dall’arrivo…potremmo chiuderla qui e, invece, no. Ci tocca risalire la Valle dell’Idice fin oltre Monterenzio e, dulcis in fundo, la salita dell’Arabella!
Non so cosa mi abbia preso, forse il sentore che l’arrivo non era, poi, così distante, sta di fatto che i tre km dell’Arabella li ho percorsi meno piano del mio solito (non dico forte perché io forte non vado mai).
Svalicata l’Arabella non restano che 20 km tra discesa e pianura attraverso la Val di Zena.
La vista del cartello San Lazzaro è il segno che mancano giusto un paio di km.
Alle h. 14,40 siamo nuovamente alla Polisportiva Pontevecchio.
Anche questa edizione de La Ravorando l’abbiamo portata a casa! 

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Ringraziamenti

Un ringraziamento speciale va ai miei compagni di viaggio, e non è un ringraziamento di maniera, ma di vera gratitudine. Alcuni di loro sanno bene come, da due anni a questa parte, per una serie di problemi ed evenienze, il mio tempo per pedalare sia ridotto ai minimi termini. E come, per me, ogni randonnee non sia mai scontata e sia sempre una conquista. Spesso, in questi mesi, ho pensato di lasciare perdere tutto. Se sono ancora qua, a parlare e raccontare le randonnee, è anche grazie ai miei amici randagi, al loro sostegno e ai loro incitamenti. Quindi grazie di cuore davvero. 

Grazie a Sergio Antolini e alla Ravonese per avere disegnato un percorso così bello e per l’organizzazione della manifestazione.

A questi link i dati della randonnée: La Ravorando – prima parte La Ravorando – seconda parte

Le fotografie sono state scattate da me e da William.

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

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Una risposta a “La Ravorando 2023”

  1. Cinzia mi sembra che il tuo cappellino sia ben meritato, sia per la fedeltà di partecipazione, che per il sudore lasciato sulla strada di queste cinque edizioni.
    E poi c’è un detto emiliano che forse non conosci ” non c’è cinque senza sei”😄🤗