Facebike alla Verona Resia Verona: 600 km di pura fatica

Facebike alla Verona Resia Verona: sfibrati e logorati ma felici

600 km di emozioni, immagini e persone son difficili da tradurre per iscritto. E allora, ancora una volta, provo a fidarmi e ad affidarmi ai “quadri” dipinti da mente e occhi.

Il team delle meraviglie

Il "team delle meraviglie" Facebike Team

Il “team delle meraviglie” Facebike Team

Il quartetto delle lunghe distanze, la “capitana” Sonia, il “capitano” Leo, il “mito” Eros e l’”ambasciatrice” Cinzia (cioè chi scrive), non poteva farsi sfuggire questa rando.

La regia di “gara” è stata ineccepibile: la velocità di pedalata ed i tempi delle soste dettati perfettamente dal “capitano” Leo e dalla “capitana” Sonia, le indicazioni stradali sempre puntuali ed esatte del “mito” Eros ci hanno permesso di portare a termine la randonnee senza particolari intoppi. Il mio contributo non è mai ben chiaro, d’altro canto quando si viaggia con dei randonneer di lungo corso è bene ascoltare e affidarsi ai loro consigli. Però un sostanzioso contributo in scatti fotografici potrei intestarmelo! Così come un consiglio circa una strada da percorrere che, con molta probabilità, ci ha fatto allungare il percorso di alcuni km …a volte tacere è meglio!

E poi le battute per stemperare la pesantezza delle lunghe ore trascorse a pedalare sotto la pioggia nonché  la monotonia delle piste ciclabili; le parole di incoraggiamento per superare l’inevitabile crisi che, a turno, coglie tutti quanti in un percorso così lungo.

Insomma una gran bel team

Belle persone, belle donne

Che il mondo delle randonnee sia popolato di belle persone penso di averlo scritto già numerose volte. Ci tengo però a ribadirlo, e l’occasione mi è data da incontri, episodi e parole colti in questa rando.

Incontri: finalmente ho conosciuto personalmente Silvia Negri, simpatia ed ironia fatte a persona. Carissima Silvia spero proprio che non vorrai abbandonare il mondo delle rando, perché ci terrei proprio a non perderti e mi piacerebbe potere pedalare con te.

Silvia Negri

Silvia Negri

 

Episodi: “l’investitura delle cariche”. La sera precedente la rando, venerdì 22 luglio, l’amica Antonella Chini ha operato l’ufficiale investitura delle cariche e l’attribuzione formale dei relativi titoli: Sonia Testi “Capitana”; Carla Tramarin “Maestra”; Silvia Negri “Meccanica” e Cinzia Vecchi “Ambasciatrice”. I titoli sono stati attribuiti con la consegna a ciascuna di un “panfortino” senese.

Carla "la maestra"

Carla “la maestra”

Silvia "la meccanica"

Silvia “la meccanica”

Sonia "la capitana" e Antonella

Sonia “la capitana” e Antonella

 

Manca “L’ambasciatrice”, cioè io, ho fotografato tutte tranne me..

Ora, io mi chiedo, in quale altra disciplina sportiva trovate delle atlete che, come ha notato Antonella Chini, quando si incontrano sorridono e si abbracciano, si ammirano e apprezzano l’un l’altra? Dove la competizione, se mai ci fosse competizione, lascia il passo a ciò? Dove una donna, Antonella, pensa di distribuire “titoli” e “cariche” a tutte tranne che a lei?

Secondo me questo, il mondo delle randagie e dei randagi, è un mondo a parte; ho come la vaga impressione che la fatica fatta e la sofferenza patita per portare a termine imprese come questa accrescano i sentimenti di stima e rispetto reciproco e favoriscano legami di amicizia sincera.

Insomma le randagie son proprio delle belle persone.

La pioggia – la Val Venosta

E veniamo alla partenza della randonnee, sabato 23 luglio alle h. 5,30 si parte e in lontananza si vedono già i primi lampi.

"il mito e "la capitana" alla partenza

“il mito e “la capitana” alla partenza

Secondo la “Legge di Murphy” “se qualcosa può andare male, lo farà” Il nostro andare male era proprio la pioggia.

Pedalare sotto la pioggia non è proprio il massimo, anzi è proprio fastidioso, mette di malumore ed è pericoloso…sono decisamente un’amante della pioggia!

Sino al primo controllo, dopo circa 80 km nei pressi di Loppio (Tn), pareva che la pioggia volesse risparmiarci. Era solo una vana illusione, percorsi pochi km iniziavano a scendere le prime gocce, dapprima una debole pioggia quasi piacevole, che si trasformava in pioggia battente poco prima di Rovereto e persisteva sino a Merano. Iniziava, così, il rito della vestizione “anti acqua”: copricasco, mantellina e copriscarpe.

pioggia

pioggia

pioggia

pioggia

Così abbigliati procedevamo per oltre 100 km sotto la pioggia. Al sentimento di mestizia subentrava quello di rassegnazione con conseguente adeguamento alla situazione, e qui l’animo resiliente proprio di ogni randagio prendeva il sopravvento. Nonostante le scarpe piene d’acqua ed i piedi trasformati in pesci, le bici che iniziavano ad assomigliare a “discariche di rifiuti”, il timore che l’acqua, nonostante le protezioni, potesse passare anche all’interno delle borse bagnando gli indumenti di ricambio, la capacità di adattamento cominciava a farsi largo. E così, prima uno scambio di parole, poi una battuta, qualche scatto fotografico,

non può sempre piovere

non può sempre piovere

un solo fugace accenno alla possibilità di non riuscire ad arrivare a Resia immediatamente scacciato dalle parole dei capitani, Sonia e Leo, che sentenziavano che a Resia ci si arrivava, in un modo o nell’altro, poi, se il maltempo persisteva, avremmo fatto le valutazioni del caso.

Giunti a Merano, dopo oltre quattro ore di pioggia battente, pareva aprirsi uno spiraglio in cielo e la pioggia calava di intensità.

Il centro tennis di Merano, ove era fissato il controllo, era letteralmente preso d’assalto dai randagi in cerca di un riparo ove far asciugare, oltre agli indumenti, anche le ossa e ristorarsi con qualcosa di caldo.

L’amico Giancarlo Bertocci ci faceva la bella sorpresa di passare a salutarci,

a Merano con l'amico Giancarlo

a Merano con l’amico Giancarlo

è sempre bello incontrare volti amici in situazioni difficili.

Ristorati e rifocillati si ripartiva alla volta del Passo Resia. Finalmente la pioggia cessava di cadere ed il sole, ingaggiando una lotta durissima con le nuvole, provava a farsi largo. L’ottimismo, il buon umore ed i sorrisi ritornavano, la pioggia era già dimenticata e, superate le prime rampe della ciclabile della Val Venosta, trovavamo il tempo per uno scatto alla diga e alle amiche Antonella e Giuliana incontrate sul percorso.

Antonella

Antonella

Giuliana

Giuliana

Si procedeva sulla ciclabile della Val Venosta e la bellezza riempiva occhi e cuore. Nemmeno questa volta mi hai “tradita” Val Venosta: per arrivare da te, come quando ti ho conosciuta nel lontano 1990, sono passata attraverso il diluvio e tu mi hai accolta con il sole. I tuoi meleti, le tue vigne, i tuoi castelli, i tuoi paesi e le tue cime: me li hai, anzi, ce li hai voluti mostrare in tutta la loro bellezza e di questo te ne siamo infinitamente grati

"il capitano" Leo sulla ciclabile della Val Venosta

“il capitano” Leo sulla ciclabile della Val Venosta

Giunti al punto di controllo di Silandro

merenda a Silandro

merenda a Silandro

provvedevamo a fare il pieno di energia, poiché da lì la strada, per giungere a Resia, avrebbe iniziato a salire costantemente. La fatica cominciava a farsi sentire, avevamo già percorso 244 km, e il passo, inevitabilmente, in salita rallentava. Poco male, era sufficiente alzare lo sguardo per rinfrancarsi e convincersi che ne valeva la pena. Superato il lago di San Valentino, giungevamo nei pressi di Curon dove sbucava dal lago di Resia il campanile più famoso del mondo e vuoi che il team delle meraviglie non si fermi per uno scatto? E infatti fermi per un servizio fotografico in piena regola

Il Campanile di Curon

Il Campanile di Curon

Il team delle meraviglie

Il team delle meraviglie

 

Finalmente alle h. 21,10 raggiungevamo Resia dove ci concedevamo una sosta un po’ più lunga. Infatti oltre a cenare occorreva abbigliarsi per la notte e per ripararsi dal freddo. Resia, infatti, costituiva il giro di boa, da lì avremmo intrapreso la via del ritorno ripercorrendo pressoché la stessa strada.

La notte

La notte è un momento bello ma anche critico, l’attenzione deve raddoppiare e, inevitabilmente, si comincia ad avere sonno. E così si invoca l’aiuto di un caffè o di una coca cola.

Ripartivamo, così, da Resia

Randagi nella notte

Randagi nella notte

Giungevamo alle h. 2,15 al centro tennis di Merano dove, come notava Silvia Negri, pareva che sonno e stanchezza  avessero fatto “una strage” : sedie, panche e divani trasformate in letti per randagi! A quel punto non abbiamo potuto esimerci nemmeno noi da un sonnellino ristoratore: e così siamo caduti in una catalessi immediata non appena ci siamo sdraiati sulle panche del bar. Meglio così, piuttosto che rischiare un colpo di sonno mentre si pedala!

Alle 5,30 belli freschi, si fa per dire, ripartivamo alla volta di Verona. Ci attendevano gli “ultimi” 185 km…i più duri soprattutto mentalmente.

Piste ciclabili

La caratteristica di questa rando è lo svilupparsi quasi interamente su percorso ciclabile In particolare sulla ciclabile dell’Adige e della Val Venosta. E ciò sia all’andata che al ritorno.

ciclabile dell'Adige

ciclabile dell’Adige

ciclabile dell'Adige

ciclabile dell’Adige

Si sarebbe portati a pensare che pedalare su una ciclabile non presenti difficoltà particolari e, anzi, sia piuttosto semplice e poco stancante. Sbagliato! Qualche centinaio di kilometri pedalati su di una ciclabile richiedono un tenuta mentale non indifferente, insomma bisogna recuperare tutte le doti di resilienza e resistenza di cui si è provvisti.

Le ciclabili sono bellissime ma vanno prese a piccole dosi. In dosi massicce, come in questa rando, sono sfibranti e logoranti: “drittoni” infiniti, l’identico paesaggio sia all’andata che al ritorno e il vento contrario hanno messo a dura prova la mia testa. Ho fatto dei pensieri bruttissimi, che non si dovrebbero nemmeno raccontare: qualcuno dia fuoco o bombardi la ciclabile che non ne posso più!! Lo so che una randagia non dovrebbe pensare queste cose ma lo sfinimento era tale che mi son scappati.

Il team delle meraviglie, visto il mio stato d’animo, mi ha promesso che le prossime uscite si svolgeranno interamente su pista ciclabile: mi vogliono un bene dell’anima!

Però la ciclabile ha portato anche qualcosa di buono, infatti abbiamo trovato un nuovo amico randagio, Daniele, il quale ha pedalato con noi gli ultimi 100 km. Non sono poi così “cattive” le ciclabili

Arrivo

Mai arrivo fu più agognato e desiderato. Questa rando parrebbe non presentare difficoltà particolari, per quanto mi riguarda è stata sicuramente la più impegnativa e sfibrante da un punto di vista mentale. Le tante ore di pioggia del sabato e le piste ciclabili infinite l’hanno trasformata in un “mostro” contro il quale abbiamo ingaggiato una lotta senza quartiere, cercavamo di sfuggirgli ma, immediatamente, lui ci rimetteva in carreggiata anzi in ciclabile, ci marcava stretto e non era possibile sfuggirgli.

Entrare allo stadio del rugby di Verona è stata una liberazione, una gioia infinita. Vedere apposto l’ultimo timbro sulla carta di viaggio ci ha rassicurato che non c’era più alcuna pista ciclabile da percorre e che avremmo potuto sederci a brindare con una buona birra fresca.

il team delle meraviglie con l'amico Daniele

il team delle meraviglie con l’amico Daniele

A scanso di equivoci la Verona Resia Verona è una bella randonnee, così come le ciclabili dell’Adige e della Val Venosta ma quando si percorrono centinaia di km in un tempo relativamente breve possono diventare “cattive”.

Alla fine di tutto ho trovato la Verona Resia Verona la più impegnativa delle rando a cui ho partecipato sino ad ora, e ciò per l’impegno che richiede per la tenuta mentale. Son stata contenta di avere partecipato poiché è stata una “palestra” per allenare la “testolina” in vista della 1001 miglia.

Felicissima di avere conosciuto Silvi Negri, di avere nuovamente incontrato tutte le amiche randagie Antonella, Rosanna, Giuliana, Carla e tutte le altre di cui non ricordo i nomi (la vecchiaia fa brutti scherzi)

Grazie al Facebike team, il team delle meraviglie, alla “capitana”, al “capitano” e al “mito”; non mi stancherò mai di dirlo: senza di voi le randonnee io avrei continuato a guardarle da lontano!

E adesso siam pronti per un’altra avventura: la 1001 miglia.

 

Ci si vede sulle strade del mondo!

 

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “cinziainbici”

 

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