Randonnée della Valsugana

Il terzo atto de “I Magnifici Quattro” è andato in scena lo scorso fine settimana, sabato 13 e domenica 14 aprile.
I km da affrontare, questa volta, erano 400 per un dislivello complessivo di 3400 d+.

Antefatto

Facciamo un passo indietro.
Dopo la Randonnee Fiumi e Laghi sopraggiungono alcuni problemi che mi impediscono, di fatto, di pedalare. Nei dieci giorni antecedenti la randonnee esco solo due volte, per un totale di 80 km pedalati…un po’ pochini…
Le previsioni metereologiche, poi, sono pessime. Già da giovedì 11 aprile comincio a pensare che rinunciare alla randonnee sia la scelta migliore: poco allenamento, poca voglia di pedalare sotto la pioggia e al freddo.
Faccio un rapido giro di consultazioni tra gli Amici compagni di viaggio: qualcuno, per svariati motivi non potrà partecipare; Tiziano, invece, andrà, complice anche la venuta da Anzio dell’amico Stefano alla sua prima randonnee da 400 km; Paolo non mostra dubbio alcuno e assicura che parteciperà.

Io non so decidermi, propendo per rinunciare, poi, venerdì sera, scorrendo Facebook, mi cade l’occhio su un post dell’amica Roberta, in procinto di partecipare alla Veneto Gravel.
Roberta cita l’immenso Mike Hall che era solito pronunciare questa frase: “Never give up at the end of the day”, ovvero “non si molla mai alla fine della giornata” quando sei stanco e spossato; “Choosing fear is always a good idea”,scegliere la paura è sempre una buona idea”.
Queste due citazioni mi colpiscono e mi fanno riflettere.

Quante volte mi sono detta di non prendere decisioni importanti in momenti di stanchezza o di poca lucidità e di rimandare al giorno successivo, quando le nebbie si fossero diradate dalla mia testa? Tante volte volte me lo sono detta, e tante volte l’ho fatto, evitando di assumere decisioni sbagliate.
Però, scegliere la paura?!? E’ davvero una buona idea? Le avverse condizioni meteo non mi hanno mai lasciata tranquilla; nel 2017 mi ritirai alla Nove Colli by night ed alla Randolomitics proprio a causa della pioggia battente e del freddo. Già, ma ci avevo provato, non avevo rinunciato a priori…sì, è vero, ma se dovessi trovarmi in difficoltà, come rientro a Verona? Sai che c’è? Intanto ci dormi sopra e domattina decidi.
Sabato mi alzo presto, consulto il meteo; la pioggia pare sicura nel settore trentino della randonnee…quindi, se vado, devo prepararmi ad una notte in compagnia della pioggia.
Senza che me ne renda conto inizio ad allestire la bici con borse e borsini, a preparare l’abbigliamento anti acqua, qualche capo pesante per la notte poiché le temperature scenderanno. Insomma la decisione è nei fatti: vado! E se, poi, si mette male? Cercherò di arrivare a Trento, vuoi che non trovi un hotel dove passare la notte? E rientrerò a Verona, in treno, la domenica mattina.

Randonnée della Valsugana – “I Magnifici Quattro” atto terzo

Sabato, alle h. 13,00, partiamo alla volta di Verona io, Tiziano e Stefano. A Mantova facciamo una breve sosta per salutare l’amica Natascia ed incassare il suo grande in bocca al lupo

Valsugana

Stefano, Natascia, Tiziano ed io

Poco prima delle h. 15,00 siamo a Verona. Incontriamo Alviano e Angelo che son passati per un saluto e un in bocca al lupo…fanno davvero bene questi incoraggiamenti

Valsugana

Alviano e Stefano

Ritiriamo la carta di viaggio e, qui, si materializza uno straordinario incontro: Matteo Grioni!

Valsugana

Finalmente la nostra conoscenza virtuale, attraverso i social ed i nostri rispettivi blog (seguite il suo spiritorandagio , troverete racconti di bici belli e spassosi), diventa reale…quando si dice che le aspettative non vengono tradite: Matteo è una persona limpida, esattamente come traspare dal suo blog, solare, simpatico; un sorriso che ti fa dire: “Ma che bella persona!”. Alla prossima rando, magari, pedaliamo per qualche km insieme.

Poco prima delle h. 16,00 ci raduniamo presso il punto di partenza dove incontriamo un altro randonneur di prima classe: Stefano Baraga! Già due volte campione Italiano Randonnee Fuoristrada, specialista dei percorsi Gravel; insomma un personaggio di peso.

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Da Montorio Veronese a Dueville

Alle h. 16,00 prende il via la Randonnee della Valsugana.
Il gruppo che si forma è piuttosto numeroso, la velocità è quella giusta, magari un poco sostenuta. Qui commetto il primo errore: non fa particolarmente freddo e decido di non indossare i gambali…tanto le gambe sono in costante movimento e si scalderanno strada facendo (pagherò tutto ciò dal km 220 in poi…)

Questi primi 97 km sono un omaggio alla bellezza delle città venete: Soave con il suo Castello Scaligero

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Vicenza con la sua Piazza dei Signori e la Basilica Palladiana. E qui è d’obbligo una sosta per un paio di scatti ed un doveroso omaggio alla mamma di Stefano, di origini vicentine.

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Oltre all’arte scorre sotto i nostri occhi il paesaggio: i colli berici e le strade che ne seguono il profilo sinuoso e flessuoso, in un alternarsi di vallonati, salitelle e discese; ed ancora il Lago di Fimon

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Arriviamo a Dueville, ove è posto il primo controllo presso Cicli Rossi, dove ci accoglie Loretta Pavan. Una breve sosta per un panino ed indossare qualcosa di più pesante visto che è calata la sera, nel frattempo. E, poi, ci sta una foto con il mitico Stefano Baraga: 

Valsugana

siamo bellissimi!!

Da Dueville al Bicigrill di Castelnuovo (TN)

Da Dueville ripartiamo in direzione Marostica ove, ivi giunti, entriamo in città per ammirare la piazza dove si svolge la storica partita a scacchi vivente

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Questa sosta determina un assottigliamento del gruppo; da qui in poi proseguiremo, sino all’arrivo, in otto: io, Tiziano, Giovanni, Paolo, Fausto, Claudio, Lorenzo e Stefano.
Lasciata Marostica ci aspetta la prima salita vera e propria: La Rosina. Allo scollinamento è posto un controllo a sorpresa. Ed è ancora Loretta che ci aspetta per apporre il timbro sulle nostre carte di viaggio.
Una veloce discesa e siamo a Bassano del Grappa dove non può mancare una veloce visita al ponte

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Purtroppo è in ristrutturazione e le fotografie non rendono onore alla sua bellezza.
La cosa che colpisce, e fa piacere, nell’attraversare queste città e cittadine, è vedere tante persone in strada, nei bar e nei pub…quasi vien voglia di fermarsi per una birretta o uno spritz! E, poi, gli sguardi tra lo stupito ed il divertito al nostro passaggio: “Ma chi saranno quei matti in bici, di sera e al freddo?!?”

Lasciata Bassano del Grappa ci muoviamo in direzione della Valsugana. Attraversiamo diversi paesi e arriviamo all’imbocco della omonima pista ciclabile che ci condurrà sino al Lago di Caldonazzo.
Ogni tanto si sente una goccia di pioggia, nessuno dice nulla, la speranza è che si tratti solo di un falso allarme. In alcuni tratti l’asfalto è umido o, addirittura, bagnato, segno che la pioggia ci ha preceduti…speriamo continui così.
Il buio lascia intuire poco del paesaggio circostante; occorre immaginare e lasciarsi guidare dall’udito. Si sente lo scorrere delle acque del fiume Brenta, un rumore di sottofondo costante, regolare, a volte diviene più fragoroso lasciando intendere la presenza di un balzo o di una piccola cascata.

Se prediligi i luoghi solitari o poco affollati, se trascorri ore a pedalare o camminare da sola, impari a conoscere il linguaggio della natura, i rumori, i suoni, che non sono mai casuali, ma rimandano sempre a qualcosa, a qualche elemento preciso ed identificabile. E, allora, anche se non vedi lo puoi comunque intuire.
Le luci che illuminano, in lontananza, i paesi rendono riconoscibile il profilo delle montagna…qui bisogna ritornare con la luce del giorno e vederla davvero la Valsugana!

Siamo in piena notte, la stanchezza inizia a farsi sentire…ci vorrebbe un caffè ed una fetta di torta. Lancio un’occhiata al Garmin, manca davvero poco al Bicigrill di Castelnuovo…eccolo!
Facciamo subito apporre il timbro sulla carta di viaggio e, poi, ci accomodiamo ad un tavolo per ristorarci a dovere. E’ l’una di notte e fa freddo; cogliamo l’occasione per cambiarci: meglio indossare una maglia intima a manica lunga ed una giacca pesante. Scatto qualche foto 

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Dai, non siamo messi così male (e, invece, di lì a poco io lo sarò).

Castelnuovo – Bar Funiva (Tn) – Sardagna – Bondone

Ripartiamo, scorrono i nomi dei paesi: Borgo Valsugan, Levico, Pergine Valsugana.
Costeggiamo il bellissimo Lago di Caldonazzo; peccato che la nottata sia nuvolosa…immagino a che spettacolo avremmo potuto assistere vedendo la luna specchiarsi nelle sue acque.
Ci separano poco più di 40 km da Trento. Arriviamo in città, al Bar Funivia

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sono circa le 4,00 della mattina. Una veloce sosta, timbriamo le carte di viaggio e beviamo l’ennesimo caffè! Le strade sono bagnate; ci dicono che ha piovuto poco prima, i più veloci hanno preso la pioggia…vedi che andare piano, a volte, ha i suoi vantaggi?!?
E adesso? beh ci aspetta il Bondone, o meglio i primi 6/7 km. Quattro colpi di pedale e capisco subito che qualcosa non va al ginocchio sinistro. Si manifesta un dolore acuto nel lato interno. Metto il rapporto più agile, il 32, pare vada meglio…no, è una illusione. Il dolore aumenta, impossibile alzarsi sui pedali. Cerco di fare forza solo con la gamba destra, salgo a velocità equilibrio. Sono concentrata sul dolore, non sento null’altro, non colgo niente dell’intorno. Accidenti mancano 170 km al termine della rando, come farò ad arrivare alla fine?

A Sardagna è posto un punto di controllo, scendo dalla bici e do un poco di tregua al ginocchio. Chiedo quanto manchi al termine della salita: 3 o 4 km! Vorrei piangere, è una distanza infinita se hai del male addosso!
Ripartiamo, io salgo pianissimo, svoltiamo a destra e la strada sale cattiva; devo scendere, non riesco a spingere sui pedali; proseguo a piedi. Vedo Tiziano che mi aspetta e mi dice che, da lì, le pendenze si fanno più dolci. Risalgo in bici, in qualche modo arrivo allo scollinamento.

Valsugana

Bondone – Bicigrill Duchi’s (Loppio)

 

Finalmente la discesa; occorre fare attenzione, la strada è bagnata. Scendo piano, non pedalo, faccio riposare il ginocchio…i pochi km pedalati dopo la Randonnee Fiumi e Laghi ed il freddo presentano, inesorabilmente, il conto.
E’ ancora buio, riesco, per un momento, a mettermi in ascolto, si sente il cinguettio degli uccelli, segno che l’alba non tarderà molto. Forse tra un’ora farà giorno. A pedalare la notte si impara anche questo: il canto degli uccelli è il segnale che la notte sta per lasciare il campo al nuovo giorno.

Terminata la discesa ci attende la Valle dei Laghi: Terlago, Toblino, Cavedine, Loppio.
Le prime luci dell’alba, che faticano a farsi largo tra le spesse nubi che oscurano il cielo, ci accolgono poco dopo Terlago

Valsugana

Ci starebbe bene una sostanziosa colazione. Provvidenziale, a Vezzano, ci aspetta una bella pasticceria

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Il ginocchio non da segni di miglioramento…ci sarà da soffrire assai.
Risaliamo in sella; non appena la strada accenna a salire il dolore si fa più acuto, non riesco nemmeno a godermi il paesaggio.

Valsugana

A turno, i miei compagni di viaggio cercano di confortarmi, non mi mollano un momento.
Adesso inizia pure a scendere una leggera pioggia. Per fortuna si esaurisce in poco più di mezz’ora.
Alle 9,00 arriviamo a Loppio, al Bici grill Duchi’s. Sono piuttosto preoccupata, mancano ancora 120 km e il dolore non passa. Non posso nemmeno prendere un antinfiammatorio: sono allergica!
Non rimane che riposare un po’ di più e fare una seconda colazione a base di insalata di riso. Mentre sto preparando la bici per ripartire appare Stefano Baraga, scambiamo due battute e gli dico del mio ginocchio. A quel punto mi da un tubetto di Voltaren Gel: proviamo. Il dolore non scompare ma, per qualche tempo, lo allevia, quantomeno riesco a pedalare in pianura.

Loppio – Affi – Montorio Veronese

Ora l’obiettivo è arrivare ad Affi. Percorriamo la Val d’Adige, tra ciclabile e strada statale.

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Siamo nei pressi di Affi, sto pensando alla sosta quando capisco che mi attende una bella, si fa per dire, “salitella”. Da qui saranno 70 km di calvario: dolore al ginocchio, un forte vento freddo e contrario. E’ la legge di Murphy: “Se qualcosa può andare male, lo farà”!
Confesso che almeno in tre occasioni ho pensato di ritirarmi e rientrare a Montorio per la strada più breve. Ciò che mi ha fatto desistere è stato unicamente il supporto e l’affetto dei miei compagni di viaggio: una parola, una battuta, una pacca sulla spalla, un cuccio e uno spintone (molto più di uno, per la verità…), sono stati fondamentali per farmi proseguire.
Non ho idea di quanto tempo abbiamo impiegato per percorrere quegli ultimi, infiniti 70 km.
Devo avervi rallentato non poco…

Siamo a Verona, passiamo a fianco all’Arena; inizio, mentalmente, il conto alla rovescia dei km che ci separano da Montorio. Vedo il Castello, l’ultimo rettilineo e siamo a Villa Guerina: è fatta, dopo 24 h e 40 minuti!!!

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Una randonnee sofferta, forse la più sofferta tra tutte quelle a cui ho partecipato.

Ho avuto due conferme da questa esperienza: devi avere la testa salda per continuare a pedalare in certe condizioni. Come dico sempre, dove non arrivano le gambe può arrivare la testa. E, soprattutto, il valore aggiunto del gruppo, determinante in situazioni come queste per riuscire a portare a termine l’impresa.

Un enorme grazie ai miei immensi compagni di viaggio: Giovanni, Tiziano, Stefano, Claudio, Paolo, Fausto e Lorenzo. Senza di voi avrei mollato! Grazie, grazie e ancora grazie.

Valsugana

Semplicemente straordinari! Grazie!

A questi link i dati della randonnee: https://www.strava.com/activities/2289786753 https://www.strava.com/activities/2289790147

Le fotografie sono state scattate da me, Tiziano, Fausto e Stefano che ringrazio per avermele messe a disposizione per la pubblicazione.

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

 

 

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7 risposte a “Randonnée della Valsugana”

  1. Mi piace l’ idea di chiamare le Randonnée “Atti” I° II° III°. Anche io, appassionato di lirica, raccontai di una ultrcycling come un’opera.
    Mi dispiace per l’ inconveniente al ginocchio e ti auguro di essere in forma per il IV° Atto

  2. Chi trova un amico trova un tesoro!
    Chi come te, ne ha trovati otto, si chiama… Edmond Dantes- Montecristo
    Intanto Nico Aurisicchio, che non conosco personalmente, con l’esternazione della sua passione per la lirica si è fatto un amico (io); poi dal nome delle prime due Randonnée e mi sembra anche in parte dell’ultima, l’opera la chiamerei LA DONNA DEL LAGO di Gioacchino Rossini, non per la trama ma evidentemente per i luoghi. La donna o le donne se pensiamo a Sonia che stavolta non ho visto. Cinzia stai tranquilla, il dolore ad un ginocchio si chiama infiammazione da fatica; il dolore alle ginocchia invece, purtroppo, si chiama vecchiaia, ma non mi sembra sia il tuo caso ..saluti

    • In effetti la “La Donna del Lago” ci sta bene: opera a pedali in quattro atti 😉 il ginocchio, ora, va decisamente meglio. Vediamo come si comporta nei prossimi giorni, quando riprenderò a pedalare.

  3. Cinzia complimenti, posso solo immaginare quanto possa essere duro pedalare con un dolore fisso al ginocchio 😣 Che bello leggerti, sei passata in Valsugana, tornaci di giorno appena hai occasione 😘

    • È stata davvero dura ma avevo degli straordinari compagni di viaggio che mi hanno supportata. E sicuramente tornerò in Valsugana per pedalare di giorno e godermi appieno il paesaggio. 😉

  4. Ciao Cinzia
    Ancora un bell’ racconto. Siete davvero forti. Vi auguro che le preparazioni per la PBP continuino senza ostacoli e con buona salute.

    Un saluto dalla Svizzera e in bocca all’ lupo per le prossime avventure!