La Susa – Susa: sulle strade del Tour de France

“Andare in bici è un procedere magico in bilico tra preghiera e immaginazione” Velopensieri – Francesco Ricci

Tra le tante randonnee pedalate in questi due anni me ne mancava una alpina. E, allora, per porre rimedio a questa mancanza la scelta non poteva che cadere sulla Susa – Susa il cui percorso si sviluppa su strade divenute “leggenda” grazie al Tour de France. Il percorso si sostanzia intorno a quattro colli: Moncenisio, Telegraphe, Galibier e Monginevro…giusto una passeggiata…

Sabato 29 agosto – arrivo a Susa

A metà pomeriggio di sabato 29 luglio arriviamo a Susa, nemmeno il tempo di scaricare la bici e le borse dell’auto che inizia a piovere…si sarà affezionata a me, è da maggio che mi tiene compagnia…rido e ci bevo sopra una birretta, anche se mi prende un poco di sconforto.
Controllo rapidamente le previsioni meteo per il giorno successivo, sono tutt’altro che confortanti: sul versante francese è previsto tempo variabile con temporali sparsi sulle Alpi, in val di Susa una elevata probabilità di pioggia…

Preparo l’abbigliamento antiacqua per il giorno successivo. Non ci saranno i miei Amici e compagni di avventure questa volta a tenermi compagnia. Non è escluso che mi troverò a percorrere lunghi tratti di strada da sola, pertanto devo avere tutto l’occorrente per far fronte al tempo avverso.
Lauro, l’organizzatore della randonnee e carissimo Amico, è ottimista e cerca di rassicurare tutti quanti.
Uno sguardo al cielo prima di andare a riposare, tra le nuvole si fanno largo la luna e le stelle…forse rasserena.

Domenica 30 luglio – la partenza, il Moncenisio e il Telegraphe

Domenica mattina il tempo è un punto interrogativo, nuvoloni neri alternati a sprazzi di azzurro, almeno non piove e la voglia di partire c’è tutta.

Susa

si parte!

Vedo Daniele e Alessandro di “Traguardo Volante”, appassionati randonneur con i quali ci siamo incontrati diverse volte ed abbiamo percorso  tratti di strada insieme; arriva anche Roberto, che proverà per la prima volta l’ebbrezza di una randonnee.
Poco prima delle 7,00 partiamo, siamo io, Daniele, Alessandro e Roberto, un quartetto che arriverà sino alla fine insieme.

Si parte subito in salita alla volta del Moncenisio, sono circa 26 km mai troppo duri ma, di prima mattina, a freddo, si fanno sentire nelle gambe. Meglio non forzare troppo e procedere regolari. Mano a mano che si sale il cielo si fa sempre scuro sinché, poco oltre metà salita, iniziano a cadere le prime gocce d’acqua che, nel volgere di poco, si trasformeranno in pioggia battente. Una veloce sosta per infilare copriscarpe, copricasco e mantellina. Ci si interroga sul da farsi. Decidiamo di proseguire sino alla sommità del colle.

Susa

Daniele all’attacco del Moncenisio

In terra di Francia ci accolgono il sole ed un bel cielo azzurro. Una breve sosta per uno scatto fotografico al lago e l’immancabile selfie.  A questo punto tutti i dubbi sono fugati e si prosegue.

Susa

sul Moncenisio

Susa

il Lago del Moncenisio

Scendiamo rapidamente a Lanslebourg. Ci attendono ora circa 40 km in leggero falsopiano a scendere. Roberto, Daniele ed Alessandro impostano un’andatura piuttosto “allegra” e in breve arriviamo a Saint Michel de Maurienne dove è posto il primo controllo – ristoro, e da cui parte la strada che ci condurrà prima al Telegraphe e poi al Galibier.

Una veloce sosta e ripartiamo. Le mie gambe procedono ancora bene, mai veloci ma il loro passo costante lo tengono. Il Telegraphe si sviluppa per 12 km, è un’ascesa abbastanza regolare, però presenta delle improvvise impennate con pendenze al 11/12% che “infastidiscono” non poco. Giunti sulla sommità del colle ci fermiamo per bere e mangiare in previsione del Galibier.

Susa

sul Col du Telegraphe

Susa

Volgo lo sguardo intorno, siamo al cospetto delle Alpi di Savoia. Risalta immediatamente il contrasto tra il verde acceso della vegetazione e degli alpeggi ed il paesaggio lunare della sommità delle vette. La montagna non è mai uguale, offre una varietà di paesaggi ed immagini capaci di suscitare sempre emozioni e sentimenti diversi. E’ questa sua ricchezza che me la fa amare.
Ma non si può divagare oltre, è ora di ripartire, ci attende il Col du Galibier.

Il Col du Galibier

La strada scende per circa 5 km a Valloire. Da qui inizia ufficialmente l’ascesa al Galibier, 17 km interminabili ma di una bellezza ed intensità unici.
Percorriamo i primi 3 km, Daniele ed Alessandro hanno un passo più spedito ma rimangono sempre in vista, Roberto procede insieme a me (pur avendo una gamba “fotonica” che potrebbe tranquillamente andar via ad una velocità doppia se non tripla rispetto alla mia…), comincio ad accusare un po’ di stanchezza, le gambe non sono più brillanti. Ancora un paio di km e Daniele ed Alessandro scompaiono dalla mia vista, e le mie gambe cedono definitivamente. Vedo Roberto procedere poco più avanti e voltarsi spesso a controllare che ci sia ancora.

Susa

il Galibier

Vado avanti con lo sguardo fisso sull’asfalto, scorrono davanti ai miei occhi le scritte di incitamento ai corridori (ma anche di scherno…i francesi son terribili…). Nemmeno due settimane fa il Tour de France è transitato di qua…accidenti sto pedalando su una salita “monumento”, su di una strada leggendaria, e che faccio? Guardo a terra?!? Dai Cinzia scuotiti, solleva lo sguardo, cambia prospettiva e vedrai che porti a casa anche il Col du Galibier!

Susa

la fatica sulle rampe del Galibier

Le gambe fanno sempre male ma è bastato sollevare gli occhi per cominciare a stare meglio. Posiziono la catena sull’ultimo pignone, il 32, la velocità non supera mai i 6/7 km/h…oltre le gambe non ce la fanno.

Susa

il Galibier

Potrei avere ogni motivo per arrabbiarmi con me stessa, per avere voluto affrontare un percorso così impegnativo, per maledire la bicicletta…e invece no, son felice.
Ogni pedalata a salire è uno spazio che si apre, è un respiro profondo, è un silenzio che si fa largo tra il rombo dei motori di auto e moto.

Susa

il Galibier

Gli occhi faticano a trovare i confini di questa immensità…mi devo fermare, le gambe fanno male, mi siedo qualche minuto…quanto siamo piccoli, quasi scompariamo di fronte a tutto ciò.

Susa

salendo sul Galibier

Eppure basta porsi in ascolto per comprendere che non siamo degli estranei; questi “interminati spazi e sovrumani silenzi” sono la forma e la sostanza della nostra anima.
E’ che ce ne dimentichiamo, la teniamo rinchiusa quasi volessimo rimanere immuni da emozioni e sentimenti, anestetizzarci dal sentire. Però le anime non si incatenano e, prima o poi, scappano…e meno male!

Riprendo a pedalare, le gambe sono sempre dolenti, mi rendo conto di salire solo con la forza e la leggerezza della testa e con la convinzione di essere parte di tutto ciò…è incredibile come si possa pedalare anche quando le gambe ti abbandonano!!!
Sento che manca qualcosa…i miei Amici, i compagni di mille pedalate…quanto avrei voluto condividere con voi queste strade, questi luoghi…ma ci torneremo tutti insieme.

Susa

il Galibier

Ancora 4 km, la strada si arrampica, vedo la vetta e mi chiedo come farò ad arrivare sin lassù…semplice, al massimo la farò a piedi!
Adesso siamo circondati dalle vette alpine, le scritte sull’asfalto si infittiscono, si sovrappongono l’una all’altra…mi immagino cosa debba essere un arrivo di tappa quassù, le moltitudini di persone, le grida di incitamento…quasi si sentono le voci, vedo i corridori salire velocemente tra le ali della folla…inizia l’ultimo km, è infinito, ho un accenno di crampi alla gamba sinistra…dai non mollare adesso! Vedo Daniele in mezzo alla strada…dai ci siamo, è fatta!

Susa

sul Galibier

Susa

sul Galibier

Anche oggi mi sono capitati come compagni di viaggio delle “belle persone”: Roberto che mi ha pazientemente attesa per tutto il Galibier, Daniele ed Alessandro che, anzichè proseguire, ci hanno aspettati sul colle. Il mondo dei “randagi” è proprio un bel mondo!

Il tempo di scattare qualche foto e far riprendere le gambe, e l’ imponenza del Galibier diviene ancora più evidente. Sì è un monumento, un capolavoro, come un’opera d’arte dinanzi alla quale si rimane estasiati, senza parole. Di quelle che dopo averle viste lasciano un senso di tranquillità, di serenità, di bello…fissano un ricordo, un sentire, che va oltre le parole e le immagini.

Susa

dalla sommità del Galibier

La bellezza, la fatica, il timore di non farcela, la ricerca delle motivazioni per continuare, il dare fondo a tutte le risorse per continuare a pedalare…quando si sta in bici e si è parte dei luoghi, succede questo…ed è un bel succedere. La bici ti cambia, i luoghi ti cambiano se li sai ascoltare.

Dal Galibier al Monginevro

L’aria in vetta è fresca, comincia ad addensarsi qualche nuvola, e allora si riparte. Non amo le discese, la velocità mi spaventa, scendo con cautela (che poi anche a freni tirati si raggiungono delle discrete velocità su questa strada!). Giunti al Col du Lautaret la strada diviene più ampia e meno ripida, Roberto, Daniele ed Alessandro si alternano a scandire il ritmo di pedalata, sempre piuttosto allegro. Giungiamo a Briancon dove ci attende l’ultimo colle, il Monginevro. Sarebbe anche una bella salita ma il traffico caotico sposta su di se ogni attenzione…auto, moto, furgoni che ti sfrecciano accanto, l’unico pensiero è far presto (una parola dopo tutta la salita messa nelle gambe!). Finalmente il cartello Monginevro, la salita è finita penso dentro di me, sbagliato! Occorre percorrere ancora 800 metri prima dello scollinamento…i più duri di giornata psicologicamente, non bisognerebbe mai crearsi delle aspettative, la delusione rende più difficoltose le cose di quel che in realtà sono…la fila di brutte parole che ho detto silenziosamente sono irripetibili…

Vedo il tunnel che porta in Italia, e Daniele ed Alessandro che ci attendono. Conveniamo che è ora di una sosta, abbiamo bisogno di bere qualcosa di fresco. A Claviere birretta, coca cola e patatine…la “benzina” giusta per percorrere gli ultimi 40 km. Ripartiamo alla volta di Cesana Torinese dove è fissato l’ultimo controllo; nemmeno il tempo di apporre il timbro sulla carta di viaggio che comincia a piovere. Nei pressi di Chiomonte un sasso sulla strada causa una foratura alla ruota posteriore della bici di Daniele, e quasi fa cadere Roberto…sostituita la camera d’aria ripartiamo, mancano pochi km. E gli ultimi saranno in salita…si fatica sino alla fine! Siamo all’arrivo, ci attende Lauro, controlla le nostre carte di viaggio e ci consegna l’attestato di partecipazione: brevettati! Affaticati ma soddisfatti di questa avventura, impegnativa ma straordinariamente bella. Il mondo rando non delude mai, sia per i luoghi che per le persone. Era la prima volta che pedalavamo insieme, persone di poche parole, ma ci siamo intesi subito…essenzialità e sobrietà.

Susa

Daniele, Roberto, Alessandro ed io all’arrivo

Susa

all’arrivo

Grazie a Daniele ed Alessandro, e grazie a Roberto, alla sua prima esperienza come randonneur, che mi ha pazientemente accompagnata per tutto il percorso.

Un ringraziamento speciale a Lauro, organizzatore infaticabile della randonnee, per l’accoglienza e la estrema disponibilità e, soprattutto, per avere disegnato un percorso davvero  impegnativo ma di straordinaria bellezza. Grazie Lauro!

A questo link il percorso della Susa – Susa

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

 

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