Per terre magiche: dal Monte Ventasso al fiume Po

Bisogna stare in un posto dove le parole diventano foglie e così possono rubare i colori alle nuvole e dondolare al vento. I nostri discorsi devono avere sulle spalle gli umori delle stagioni e il riverbero dei paesaggi dove stanno nascendo. Non è vero che le parole non sentono l’influenza dei rumori e del silenzio che le ha viste spuntare e vivere. Parliamo in modo diverso se piove o se ci batte il sole sulla lingua” Tonino Guerra

“…il paesaggio ha un’anima…l’anima del paesaggio ha forti legami con l’interiorità” Gianni Celati

Racconti su due piedi: dal Ventasso al Fiume Po

Che, poi, se dall’argine del fiume Po volgi lo sguardo verso sud l’appennino lo vedi…son lì il Cimone, il Corno e il Cusna. In poche decine di km si passa dalla bassa alle vette appenniniche…è una terra fatta così l’Emilia – Romagna. Un grande fiume che scorre lento, che guarda e parla con le montagne, incessantemente, mediante le acque dei suoi tributari che, da quelle vette, corrono verso di lui attraverso una pianura che pare un mare colorato di verde e di giallo…
Sono quadri, cambiano a seconda delle stagioni, e noi ci siamo dentro…

Il Ventasso

E’ un monte particolare, rimane un poco scostato dal crinale appenninico, quasi isolato. Eppure cattura l’attenzione…non è mancata volta che, salendo in bici al passo della Scalucchia, non mi sia fermata a contemplarlo e a “rubarne” l’immagine.

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Monte Ventasso

Mancava solo sentirne la terra sotto i piedi…
Sabato 12 agosto raggiungiamo in auto Ventasso Laghi. Scarponi ai piedi, zaino in spalla, si parte alla volta del Ventasso. Percorriamo un primo tratto, in lieve salite, su strada forestale che ci conduce alla prima meraviglia di giornata: il Lago Calamone.

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Lago Calamone

La leggenda racconta che questo lago non abbia fondo e sia collegato direttamente agli abissi marini! E’ un piccolo gioiello incastonato tra le montagne, le cui acque assumono colorazioni diverse in base alla luce del sole, alle stagioni, ai faggi che vi specchiano, alle piante acquatiche e alle orchidee che lì vivono e fioriscono.
Proseguiamo il nostro cammino addentrandoci nel bosco, all’ombra dei faggi e in compagnia delle creature fantastiche del bosco…gnomi, folletti, elfi, fate…e poi questi faggi che pare si muovano…vuoi vedere che abbiamo trovato gli Ent?!?

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Un Ent?

Lasciamo il bosco e le sue creature, dinanzi a noi si apre la vista sulla vallata dell’Enza, l’Alpe di Succiso e si scorge anche il Cerreto. Il sentiero prosegue diretto verso la vetta, ripidissimo…ci sarebbe un’alternativa, attraverso una via più agevole ma le cose semplici non ci piacciono, quindi procediamo dirette alla vetta.

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verso la vetta

In questi anni, pedalando e camminando, ho scoperto il volto generoso della fatica; te la senti addosso come un macigno, non sai come alleggerirla, si appoggia sulle tue spalle e guarda avanti. E’ forse questo suo vedere oltre che ti spinge a proseguire, a non mollare…ed è così, in vetta, al culmine del cammino e della pedalata, ti mostra quanto lei vedeva e voleva che anche tu ne fossi partecipe, scende dalle tue spalle e, prima di svanire, ti saluta sorridendo sapendo che vi incontrerete ancora molte volte.

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Lago Calamone

E così è stata anche l’ascesa al Ventasso, tanta fatica ma un sentiero pieno di regali mano a mano salivamo. Ma il regalo più grande ce lo riservava in vetta: il mar Tirreno! Era lì, a portata di mano, pareva di toccarlo…chissà com’è arrivare al mare a piedi, dopo avere camminato per diversi giorni…

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dalla vetta del Ventasso

E poi l’intero crinale appenninico, reggiano, modenese e parmense, e le punte delle Apuane, le valli del Secchia e dell’Enza, la Croce di Ferro in vetta ed il libro su cui lasciare un segno del nostro passaggio…la fatica ci ha visto giusto!

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l’Alpe di Succiso

 

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La Croce di Ferro in vetta

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in vetta

La via del ritorno, ovviamente, è la più impervia, attraverso l’anticima, su sentiero a tratti esposto e poi in ripidissima discesa verso il Rifugio Santa Maria Maddalena. Poco oltre il nostro cammino prosegue nel bosco di faggi in compagnia delle sue magiche creature.

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Uscite dal bosco ci ritroviamo sulle rive del lago Calamone, ha già cambiato colore…sono poche le persone in giro, ma soprattutto sono rispettose del luogo e del silenzio.

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Lago Calamone

Sì, possiamo sostare, sedute dinanzi al lago ad ascoltare e vedere i suoni e i colori del silenzio…
Se il “paesaggio ha un’anima” qui l’abbiamo incontrata: una montagna incantata, un bosco magico, un lago senza fondo, nuvole che hanno la forma e la sostanza dei sogni, il mare a portata di mano e il vento che ti spettina.
Da giornate così si torna a casa con l’anima di mille colori.

A questo link il sentiero che abbiamo percorso: Ventasso  da Ventasso Laghi si procede in direzione Lago Calamone, ivi giunti si imbocca il sentiero 661 la prima parte si sviluppa nel bosco, usciti dal quale si procede in campo aperto direttamente verso la vetta. Al ritorno si può prendere il sentiero 667, il più difficile che presenta tratti esposti e una ripida discesa al Rifugio Maria Maddalena, altrimenti si seguono le indicazioni per rientrare da altro sentiero più morbido.

Il fiume Po

Esiste una terra sospesa nel tempo, che se me l’avessero raccontato non ci avrei creduto.
Se vivi nella pedemontana, a due colpi di pedale o a quattro passi dall’appennino, il paesaggio che vedi e ti cresce dentro sin dalla nascita ha un andamento mosso, fatto di colline e montagne, salite e discese. La pianura, la bassa, “il piattume” non è contemplato…scherzando, un giorno, dissi “Oltre la città di Modena non so cosa ci sia, la pianura non la conosco…ecco la vedo dall’autostrada del Brennero quando vado in montagna”, in realtà non scherzavo, era proprio così!

Però, visto che la vita non scorre mai uguale a sé stessa, arriva anche il tempo di scoprire le “terre basse”. E così dopo qualche giro in bici capisci che poi in pianura ci sono dei bei paesi, che pedalare qua non è così semplice…se c’è il vento contro fai più fatica che in montagna e, comunque, vento o non vento, in pianura si pedala sempre…che avesse ragione Dante “Pirol” quando mi disse che per “far la gamba” si deve pedalare tanto anche in pianura?!? E poi ci scappa anche qualche giro a piedi, magari nella nebbia e pensi a Giuseppe Pederiali quando scriveva che, a volte, talmente è fitta ci puoi appoggiare la bicicletta e i tuoi pensieri non riescono ad allontanarsi più di una spanna.

In questa pianura ci scorre un fiume, il Po, sui cui argini mi è capitato di pedalare tre o quattro volte…e sempre mi ha lasciato un ché di tranquillità addosso…forse lo scorrere lento, forse il silenzio…magari per scoprirlo si potrebbe far scorrere un po’ di terra degli argini sotto i piedi…

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Ciclabile destra Po

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Parcheggiamo l’autovettura a Pontelagoscuro (Fe), scarpe da ginnastica ai piedi, zainetto in spalla e via a passo veloce verso l’argine destro del Po. Un paio di km percorsi e capisco che questa è davvero una terra sospesa nel tempo, dove tutto sembra scorrere come decenni fa: paesini minuscoli con al centro Chiesa e Campanile,

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la pianura come un mare colorato, il granoturco attraversato dal vento che ondeggia,

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qualcuno che sale sull’argine a far due passi e a contemplare il fiume, chi sale in bici…i rumori sono attutiti, che sia l’effetto nebbia che si prolunga anche in estate?!? E, poi, il fiume che scorre lento, un’ansa, le sabbie bianche, un motoscafo che passa, i pioppi…”oh ma sono rondini quelle lì” – “Sì” – “Erano anni che non le vedevo…”…qualche pescatore, i raggi del sole che si divertono a cambiare il colore dell’acqua.

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Po

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Il suono del silenzio è l’incedere lieve dei passi, il fruscio delle ruote della bicicletta che scivolano sull’asfalto e della catena ad ogni colpo di pedale.

E’ un fiume che racconta tante storie ma sa anche ascoltare. Il suo incedere lento raccoglie e accoglie i tuoi pensieri, non li travolge ma li fa scivolare sull’acqua, quasi li diluisce e te li restituisce più chiari, se vuoi li porta sino al mare…

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Po

E camminando immerse in tutto ciò, dopo 16 km siamo giunte al “Mulino del Po” a Ro Ferrarese…una sosta per far riposare e recuperare forze alle gambe. Al ritorno ripercorriamo l’argine a ritroso, e qui ci coglie l’ora più bella della giornata, il calar del sole che incendia le nuvole e i raggi che sfiorano le acque.

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eccoci qua!

E’ impossibile proseguire dinanzi a ciò, ti blocca, non lo vedi solo questo tramonto, lo senti scorrere dentro…”Il sole passa attraverso i pioppi specchiandosi nell’acqua e, al tramonto, diventa una cosa rossa, leggera, che pian piano prende un colore più di alba che di tramonto, una cosa dolcissima di una malinconia incredibile. E devi essere lì con qualcuno che non parli molto, o anche solo, perchè le cose belle le vedi non solo con gli occhi” Alfredo Gianolio “Vite sbobinate”

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E’ così il tramonto sul Po, lo vedi e lo senti, e le parole diventano quasi inutili.

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Si dice che le persone che parlano poco abbiano gli occhi pieni di colori…ecco dopo giornate così gli occhi scoppiano di colori che scappano ovunque e tingono anche il nero più nero!

A questo link il giro sul Po preciso che abbiamo percorso a piedi 32 km, i restanti 5 sono venuti registrati per errore: non avevo spento il Garmin…

Written, posted and edited by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

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2 risposte a “Per terre magiche: dal Monte Ventasso al fiume Po”

  1. Bello, ricco di sfumature e tanto cuore.
    Si, è il cuore che racconta . La condivisione di quello che provi, la fatica, la gioia, la meraviglia è trasmesso con emozione e sentimento. E poi, non manca mai un sorriso, complimenti ! Avanti così!