Mollare mai!

“Dovunque tu vada sarai sempre in salita e controvento” Arthur Bloch

Sabato mattina 30 gennaio, stranamente non piove; il sole e le nuvole, come pugili su di un ring, saltellano ora qua ora là, sferrando qualche colpo tattico, giusto per studiare l’avversario. Uno scontro che non finirà per KO ma con uno scialbo pareggio: un pallido sole velato da una sottile coltre di nubi grigiastre. Ma, tant’è, non piove e ci si accontenta.
Inforco la bici da strada e vado. Il  ritrovo è alla solita rotonda nei pressi del solito bar.
Siamo tutti puntuali, persino in anticipo, qualche scambio di battute e, infine, si decide il giro: percorso misto, pianura alternata a tratti vallonati sino a Cerredolo (RE), fondovalle Gatta e salita di Pontone. Via Pontone?!? Mi dice qualcosa questo nome. “Sì, sì Cinzia, vai tranquilla, l’abbiamo già fatta”. Perché, poi, non me la ricordo?!? Vabbé, pedaliamo, poi vedremo.

Pensieri di corsa

I miei Amici hanno un passo allegro, oppure sono io che procedo più lentamente del solito. Fatico a stare a ruota, anche se stiamo pedalando pressoché in pianura…forse devo solo prendere il ritmo. Eppure c’è qualcosa che mi disturba…si affollano troppi pensieri, fatico a tenerli a bada, vorrei zittirli ma non c’è verso. Guardo il Garmin, segna costantemente una velocità intorno ai 30/32 km/h, ma i pensieri corrono ancora più veloci. Elaborano, macinano…più osservo la strada che stiamo percorrendo e più la rassomiglio alla vita, alla mia vita.
Sino a quattro mesi fa procedeva su di una strada più o meno piana, intervallata da qualche salita, tutto sommato, pedalabile e alcuni strappi un po’ più ostici. I normali problemi che, prima o poi, tutti ci troviamo ad affrontare, a volte facilmente risolvibili altre volte un poco rognosi ma, comunque affrontabili. E anche il traguardo finale pareva, se non scontato, quanto meno prevedibile o prefigurato. 

Sono sempre di rincorsa

 

Continuo a pedalare, una lieve asperità e mi attardo ma non appena la strada spiana raggiungo gli Amici.
Proprio come nella vita, capitano degli inciampi che ti fanno rallentare, ti stacchi dal gruppo…un salto di catena, una camera d’aria bucata; allora ti fermi, riposizioni la catena, cambi la camera d’aria e riparti, sapendo che, prima o poi, ti ricongiungerai al gruppo. Insomma nulla di irreparabile. Tra una riflessione e l’altra son già 25 i km percorsi. Siamo a Cerredolo, alla rotonda svoltiamo a destra e imbocchiamo la fondovalle Gatta. Le gambe sono legnose, i primi 500 mt, in leggera salita, mi danno molta noia. Accidenti, non mi era mai capitato in questo tratto di strada. Le gambe bruciano…dai, non mollare, è quasi terminato, poi procederai quasi in piano per diversi km.
Guarda un po’, son quasi vent’anni che pedalo su questa strada almeno un paio di volte al mese e, oggi, oltre a farmi dannare la vedo con occhi diversi.

Mi pare quasi di pedalare nella mia vita, come una spettatrice che guarda sé stessa nel passato, nel presente e in un futuro che fatica a scorgere.
La pedalata si appesantisce sempre più, quasi procedessi a freni tirati…sono sempre di rincorsa e, per quanto mi sforzi, mi pare di non avanzare di un metro, come pedalassi a vuoto. La sensazione è quella di darsi da fare ma di non arrivare  a nulla, come se tutto mi sfuggisse di mano senza capire il perché…questa non è una strada è uno specchio che mi rimanda immagini ed episodi vissuti.
Se ci penso, ad agosto, era proprio così, mica per la bici, perché pedalavo decisamente meglio, ma per altre questioni, come se mi aspettassi, da un momento all’altro di trovarmi di fronte ad un muro invalicabile.

Siamo a La Gatta, poco oltre il ponte sul fiume Secchia, svoltiamo a destra. Eccola la salita di Pontone: ora ricordo bene e so che mi farà molto male; se ho sofferto in pianura qui dovrò stringere i denti e tenere la testa ben salda per non farmi sopraffare dalla voglia di girare la bici e tornare indietro. Poche centinaia di metri e i miei Amici diventano punti colorati, sempre più piccoli sino a non vederli più.

mollare

Procedi su di una strada tutto sommato scorrevole, poi, senza nessun preavviso, improvvisamente si restringe, si inerpica, non capisci dove ti conduca e, soprattutto, se avrai la forza e la capacità di percorrerla sino al suo termine.

Mollare mai

Butto un’occhio al Garmin, 14% di pendenza…una vocina mi dice di lasciar perdere, di girare la bici e ritornare sui miei passi. Inutile proseguire e soffrire così, magari andrà meglio un altro giorno. Sono lì lì per mollare quando una voce più potente mi intima di non farlo: “non mollare, se non riesci a superare questa asperità scendi e vai a piedi, ma non tornare sui tuoi passi”. Una dolorosissima pedalata e la pendenza si addolcisce, mi giro e vedo il Cusna innevato. Ecco, il mio appennino che arriva a darmi fiato. Mi fermo un attimo, il tempo di una fotografia.

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E i pensieri ricominciano a correre…sai che c’è? Via Pontone assomiglia alle difficoltà che ti si son parate di fronte da settembre in poi, parevano muri invalicabili, potevi arrenderti, mollare tutto, farti travolgere e schiacciare. Invece hai scelto di provare a percorrerla quella strada ed a scalare quei muri, pedalata dopo pedalata, e quando la stanchezza diventa quasi insostenibile ti fermi a riprendere fiato, ti guardi intorno a cercare un po’ di bellezza a rinfrancarti i pensieri per, poi, ripartire ed affrontare l’erta successiva.
Dai, è tempo di ripartire. Le gambe fanno sempre male ma la vocina che ti diceva di mollare l’hai zittita, se ne è andata con la coda tra le gambe, ha capito che non c’è spazio per lei.
Ancora uno sforzo e Via Pontone è conquistata. 

Il Castello

 

La strada, per qualche centinaio di metri, concede una tregua, giusto il tempo per prepararsi psicologicamente all’ultimo km di sofferenza. Vedo il Castello di Carpineti, la salita è di quelle velenose ma sento le gambe più leggere, quasi rinfrancate…sanno che taglieranno il traguardo della fatica. Sì, perché da lì la strada, prima scenderà rapidamente per, poi, aprirsi su di una meravigliosa fondovalle: di quelle ampie e scorrevoli, con un orizzonte aperto, di quelli che infondono fiducia e lasciano sperare.

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Castello di Carpineti

 

Mentre vedo il Castello avvicinarsi penso alla strada impervia che sto percorrendo dal mese di settembre, in questo momento è come se avessi appena superato quel dente al 14% e fossi ferma a riprendere fiato. So bene che il prosieguo sarà disseminato di ostacoli, alcuni dei quali difficili da superare o aggirare, ma sono convinta che verrà il tempo in cui scorgerò un Castello a segnalarmi la linea del traguardo ormai prossima e, seppure con fatica e, magari, un po’ prostrata quel traguardo lo taglierò! 

La vita è una strada

Le strade su cui pedaliamo riflettono spesso le nostre vite, mentre pedaliamo siamo così bravi ad affrontare le difficoltà che ci si parano davanti, diventiamo ostinati, sappiamo che se dovessimo mollare vivremo ciò come una cocente sconfitta. Questo ci sprona ad andare oltre, a resistere. Quando la vita ci mette di fronte ad eventi imprevedibili che ci paiono inaffrontabili, pensiamoli come una lunga, difficoltosa e faticosa pedalata da cui non ci tireremmo mai indietro. Io ci sto provando e, giorno dopo giorno, una pedalata per volta, mi scopro a trovare soluzioni a problemi che, sino a qualche mese fa, il solo immaginare di potermici trovare in mezzo mi avrebbe atterrito. 
Quindi,
mollare mai”!

E, poi, dopo aver raggiunto il Castello di Carpineti la pedalata come è finita? Tranquilli, ce l’ho fatta a rientrare a casa, sempre di rincorsa, ma ce l’ho fatta! 
Sempre grazie ai miei Amici che mi supportano e sopportano in questo periodo decisamente complicato. 

Note tecniche: se per caso vi venisse voglia di venire a pedalare dalle parti dell’appennino reggiano, questo è il giro che abbiamo fatto: Carpineti da Via Pontone

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

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4 risposte a “Mollare mai!”

  1. Blog molto intenso, il ciclismo è di fatto la metafora della vita e mai come in questo momento molti di noi sono sul dente al 14%.

    Speriamo di farcela!!

    Raffaele