Piancavallaro: l’alta montagna in appennino

“L’Appennino ti entra nella pelle

dentro le costole

nelle vene

ti innamori

non vuoi più andartene”  Luca Ispani

Piancavallaro: la più dolomitica delle salite appenniniche

Non ricordo esattamente quando affrontai per la prima volta la salita di Piancavallaro. Forse nel lontano 2005, in preparazione di una qualche granfondo…probabilmente la “Campagnolo” (ora “Sportuful”).
A pensarci bene fu anche la prima volta che vidi il monte Cimone da vicino e pure il Lago della Ninfa. Strana la vita, conosci benissimo le Dolomiti, i singoli nomi delle montagne, le strade ed i sentieri ma non conosci il tuo Appennino…
Ci voleva la bici per farmi “innamorare” delle mie montagne! 
Da quel lontano 2005 son salita quasi ogni anno in bici a Piancavallaro e diverse volte pure a piedi (in questo caso partendo da Sestola o dal Lago della Ninfa).

Ritornando alla bici, il giro, partendo da casa, diventa una “randagiata” intorno ai 190/200 km…l’ultima volta che ho inforcato la bici per salire a PIancavallaro è stato circa tre settimane fa, partendo da San Giovanni in Persiceto: tanta pianura e vallonato per raggiungere Sestola e, finalmente, pedalare quei quasi 14 km che ti conducono alle pendici del Cimone.
I dati statistici della salita, per gli amanti del genere, sono qui riassunti: 

Ma al di là dei numeri, sono le caratteristiche, ambientali e paesaggistiche, di questa strada che ti fanno “sopportare” le decine di km percorsi per raggiungerla.
Da Sestola, infatti, si prende Via Pian del Falco che, in circa 3,5 km, porta nella omonima località.
Sono 3,5 km ruvidi, con pendenze che fanno male tra il 10% ed 12%.
Il segreto è distogliere lo sguardo dal ciclocomputer, ascoltare la pedalata, nella totale assenza di traffico (alle auto è interdetta la circolazione), con l’unico rumore di sottofondo della catena e del tuo respiro e, nel silenzio del bosco, lasciarti accompagnare da pini e faggi, meravigliosi e giganteschi compagni di viaggio che paiono assentire e benedire il tuo passaggio

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Da Pian del Falco, sino al Lago della Ninfa, la strada non presenta particolari difficoltà, solo si ripiomba nella “civilità”, nel senso che si riprende a pedalare nel traffico (abbastanza sostenuto nel fine settimana ma mai eccessivo). Il Lago della Ninfa merita una sosta, è uno dei più belli del nostro appennino 

Piancavallaro

Nei fine settimana estivi, ovviamente, risulta molto affollato ma niente paura, con due colpi di pedale raggiungiamo Via dell’Aeronautica, superiamo la sbarra e ci ritroviamo di nuovo nel silenzio, rotto solo da qualche voce di sottofondo di camminatori e ciclisti, già perché anche questi 4,5 km  che ci condurranno a Piancavallaro sono interdetti al traffico veicolare.

Procediamo accompagnati dagli enormi pini che costeggiano la strada e, una volta giunti alla fontana Bedini,

Piancavallaro

lo scenario muterà: la vegetazione si farà via via più rada e la strada diverrà a tornanti,

Piancavallaroassumendo le caratteristiche tipiche delle ascese dolomitiche e alpine.

L’alta montagna nel cuore dell’appennino! Ha un respiro ampio questa strada, spazia su tutte le cime lasciando intuire quel filo che pare unirle le une alle altre, quasi si tenessero per mano come sorelle o antiche amiche.
Una strada che regala piccole cortesie, come un fiore o una farfalla, a rendere più lieve la pedalata,

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il Cimone che disvela i suoi oltre 2000 mt e, ancora i cavalli che pascolano sulle sue pendici

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Sono 14 km tutti da gustare, da pedalare a sguardo sollevato per lasciarsi pervadere dallo spirito dell’Appennino e rientrare a casa “innamorati” di questi luoghi!

E se va di venire a pedalare da queste parti ditemi qualcosa che vi accompagno volentieri!

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

 

 

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Una risposta a “Piancavallaro: l’alta montagna in appennino”

  1. Ciao Cinzia,
    comunemente si dice: non ho parole per descrivere cosa ho visto e provato.
    Condivido il detto, ma non mi sembra sia il tuo caso.
    Ho impiegato sessant’anni(scritto a lettere sembrano di meno) per passare in bici da Porto Palo di Capo Passero; credo che, per ovvi motivi, per Monte Cimone, non potrò metterci tanto!
    L’ufficio turistico Emiliano ti dovrebbe nominare tetimonial ad honorem.