Piccolo Atlante di emozioni a pedali: la rabbia

“Ciò che dobbiamo sperare è di rendere la rabbia un fuoco che cucina anziché un fuoco che brucia”Clarissa Pinkola Estes 

Rabbia

La rabbia è una sorta di piena vorticosa di acque scure e la bici dovrebbe essere quel mezzo che, una pedalata dopo l’altra, depura quelle acque dalle scorie velenose per ricondurle alla loro naturale limpidezza.
Raramente mi è capitato di provare rabbia mentre pedalavo e, se ripenso a quando è accaduto, mi rendo conto che era indotta da fattori esterni, quasi estranei al mio pedalare.
Non ho mai associato alla rabbia un luogo o una strada, e questo sino a un paio di settimane fa, esattamente sabato 24 aprile.

Un giro pedalabile…

Partiamo con l’idea di fare un giro medio/lungo, non troppo impegnativo, con un paio di salite pedalabili: colline parmensi e Castelnovo né Monti.
Il caso vuole, però, che la classica strada che da Sella di Lodrignano (Pr) conduce a Vetto (RE) sia interrotta causa chiusura del ponte sul fiume Enza.
Nessun problema, allunghiamo di qualche km, ritorniamo sulla statale e, da lì, ci rimettiamo sulla strada Vetto – Castelnovo né Monti.
Ma qualcosa dev’essere andato storto…già, perchè senza avvertire, qualcuno si infila su di una stradina laterale…”beh, ma dove andiamo?” “No, tranquilli, si arriva a Castelnovo né Monti anche da qui. Anzi, è meglio se andiamo da qui, rimaniamo fuori dal traffico”…bene, andiamo pure allora.

Poche decine di metri e la strada si impenna, quasi a scappare verso le cime dei rari alberi che si intravedono ai lati. Le pendenze sono a doppia cifra e fa caldo; le mie gambe risentono ancora della randonnee della domenica precedente…il pensiero corre alle pendenze più dolci della classica strada Vetto- Castelnovo.
Ma perché, perché diamine siamo venuti di qua?!? Perché bisogna sempre infliggersi questi patimenti ogni volta che si esce in bici?!?

…così pedalabile che schiumo di rabbia

Alzo lo sguardo l’occhio intuisce cosa si prospetta dopo il tornante: la strada rilancia e si impenna ancora di più! Solo brutte parole mi passano per la mente, sempre più fitte e frequenti…è un fiume che diventa, mano a mano, sempre più grosso e impetuoso, sento la piena della rabbia che sta arrivando. Un barlume di lucidità, però, mi rimane e, seppur flebilmente, mi ripete: “tieni a bada l’embolo, non farlo scoppiare”
Proseguo, la fatica diventa quasi insopportabile, per un momento mi sdoppio e vedo un’altra me a lato strada che mi sussurra:”Per forza sei stremata, alla fatica della strada aggiungi quella emotiva della rabbia. Faresti  meglio a liberartene” – “Ah beh, fai presto te a parlare, fosse almeno una bella strada la rabbia me la farei anche passare. Ma qua di bello non c’è proprio nulla…non vedi che non mi viene nemmeno voglia di estrarre la macchinetta per fare qualche scatto?!?”

Sono lì lì per girare la bici e cambiare giro quando, finalmente (dopo circa 2 km) la strada spiana. Vedo i miei amici fermi; devo avere un’espressione piuttosto torva che mal si concilia con il mio consueto modo di essere, ma, evidentemente, non troppo convinta, perché quasi scoppiano a ridere e mi dicono :”è bella eh questa strada?” – “Bella?!? è cattiva avvelenata e brutta, insomma una salita inutile e, inoltre, stiamo allungando il tragitto di non pochi km. Quasi quasi torno indietro” Li vedo sogghignare e, come nulla fosse “dai che andiamo, il peggio è passato”
Risalgo in bici, poco convinta, ma riparto sempre con la mia “amica” rabbia a tenermi compagnia.

Poche centinaia di metri e il paesaggio cambia: la strada è, finalmente, contornata dal verde delle piante, si scorge l’appennino, ed è un susseguirsi di piccoli borghi, quelli che a me piacciono così tanto.

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E, poi, che fine ha fatto la rabbia?

 

La rabbia, alla fine, è svanita…

rabbia

All’inizio di questo post ho riportato una frase di Pinkola Estés sulla rabbia, sulla capacità di farla fruttare e sfruttare al meglio per trasformarla in energia positiva. La rabbia è uno stato emotivo che si manifesta naturalmente, ed è salutare darvi sfogo, ma diventa deleterio il farsi sopraffare da essa e lasciarle assumere il comando delle nostre azioni. 
Sta a noi scegliere, se utilizzarla come energia sporca e, così, inquinare e intossicare noi stessi e chi ci sta intorno, ovvero trasformare quello scoppio fragoroso con cui si manifesta in un combustibile pulito che spinge ad andare oltre con ancora più vitalità.
Questa volta è andata bene, ho trovato il luogo da associare alla rabbia (e dovevo davvero essere furibonda perché non l’ho nemmeno fotografato…) ed anche la sua straordinaria forza propulsiva, quasi una mano a spingermi oltre la palude di quei due primi km.  

A questo link il segmento Buvolo Rosano superato lo scoglio dei primi due km, è davvero piacevole da percorrere e remunerativa in termini paesaggistici.
Qui, invece, trovate il giro completo di sabato 24 aprile:

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4 Replies to “Piccolo Atlante di emozioni a pedali: la rabbia”

  1. Potrebbe essere interessante questa espressione rabbiosa. Abbiamo documentazione visiva?😂😂🤗