Al raduno della Nazionale Randonneur

Il raduno della Nazionale Randonneur è l’appuntamento annuale al quale tanti randonneur convengono da tutta Italia. Una sorta di festa dei randonneur, un’occasione per ritrovarsi tutti insieme, per consegnare le maglie della Nazionale a chi ha completato il ciclo di brevetti per farne parte nonché per attribuire diplomi, medaglie e riconoscimenti.
Purtroppo lo scorso anno l’appuntamento è saltato per i ben noti problemi di pandemia.

Quest’anno l’incertezza ha regnato sovrana sino all’ultimo. Già, perché il raduno avrebbe dovuto tenersi a Caserta a fine maggio in concomitanza con la Rando 999 km del Sole ma, sempre a causa di quel maledetto covid ed alle restrizioni ancora parzialmente in essere, si è dovuto soprassedere.  E, però, noi randagi non ci diamo mica per vinti così facilmente, un piano B ce lo abbiamo sempre di riserva! 
Nuova sede e nuova data: San Gimignano (Si) 10/11 luglio con la formula Freccia Tricolore. Infatti, prendendo a riferimento il modello francese della Fleche Velocio, si parte da casa in bici e ci si ritrova tutti a San Gimignano sabato 10 luglio.
L’idea è di quelle che tentano, e non poco, i randagi.

Va da sé che ci si comincia ad organizzare. Basta poco: “Cinzia a San Gimignano, al raduno della Nazionale, mi consegneranno il riconoscimento per avere concluso l’IGT (Italia del gran Tour link); e se ci andassimo in bici?” – “Perchè no” – “ dai, senti in giro chi vuol venire”.
Detto fatto, il gruppo è composto: io, Carmine, Paolo e William.

“Cinzia prepara la traccia per raggiungere San Gimignano”. Mi metto all’opera, tra cartine analogiche e app digitali, simulo quattro percorsi. La scelta, considerata la distanza da percorrere in una sola giornata e il caldo che farà, cade su quello con meno dislivello: fondovalle Panaro – Porretta Terme – Pistoia – Castelfiorentino – San Gimignano, per un totale di circa 211 km. Eh, ma non è mica finita qua. Sì, perché arrivare e fermarsi a San Gimignano è troppo semplice. Sai che c’è? Ci aggiungiamo altri 35 km e andiamo a Lajatico (Pi), giusto per vedere il nuovo allestimento del Teatro del Silenzio e fermarci, per la cena e la notte, all’agriturismo “Il Colle”. Le pappardelle al cinghiale gustate lo scorso anno ce le ricordiamo ancora, vuoi non replicare anche quest’anno?!?

Sabato 10 luglio: le maglie della Nazionale verso San Gimignano

Alle h. 6,00 partiamo da Modena, maglia tricolore sulle spalle per renderci riconoscibili, magari incrociamo qualche altro nazionale diretto al raduno.

NazionalePer tutto il  tratto della fondovalle Panaro ci accompagnano Leo, Aniceto e Loretta. Le nostre strade si dividono al bivio per Rocca Corneta/valico della Masera.
La strada sale dolcemente per circa 13 km; pedaliamo nella quasi totale assenza di traffico riparati, per lunghi tratti, da una fresca ombra e con lo sguardo che spazia sugli antistanti appennini colorati di un verde acceso interrotto, qua e là, da chiazze gialle: il grano da poco trebbiato, i girasoli che crescono rigogliosi e le immancabili rotoballe. Sono i colori e i segni della nostra terra.

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Giunti al valico della Masera scendiamo velocemente a Silla e, da lì, a Porretta Terme. E’ sabato ed è giorno di mercato, l’uscita dal centro diventa praticamente una gimkana tra auto e pedoni. 
Lasciata Porretta pedaliamo sulla bella strada che costeggia il fiume Reno e che ci condurrà alle Piastre transitando da Molino del Pallone, Biagioni, Pontepetri e Pracchia. Non è una vera e propria salita, piuttosto un falsopiano alternato a brevi tratti in leggera discesa.

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Uno sgradevole episodio

Nei pressi di un cantiere dotato di semaforo mobile, mi tocca assistere ad uno sgradevolissimo episodio. Giunta al semaforo scatta il rosso e, ovviamente, mi fermo. Alle mie spalle sopraggiungono alcuni ciclisti: “dai bellina, andiamo che per noi ciclisti è sempre verde” – “Guarda che, se per avventura, un’autovettura ti investe l’assicurazione non ti risarcisce il danno e vieni pure sanzionato”…deformazione professionale, lo spirito dell’avvocato, in questi frangenti, prende il sopravvento.

Quasi non termino la frase che, dalla parte opposta sopraggiunge un’automobile, riesce ad inchiodare e ad evitare di investire uno dei ciclisti che, per evitare di finire sul cofano, si sposta di lato su di un cumulo di ghiaia e termina la sua corsa a terra. Il suo compagno inizia ad inveire nei confronti dell’incolpevole automobilista. Non riesco a tacere: “senti piantala che ci fai più bella figura, non si passa con il semaforo rosso” – “Eh ma ci potevamo passare tutti, hai visto anche tu che è stato l’automobilista a buttare a terra il mio amico” – “Guarda stai zitto, l’automobilista non l’ha nemmeno sfiorato. E sai che ti dico? sono quelli come te e che tengono questi comportamenti a gettare discredito su tutti noi ciclisti. Faresti bene a chiedere scusa e a vergognarti, sempre se ci riesci”.

Scatta il verde, lascio perdere questa sgradevole discussione, mi rimetto in marcia e penso che abbiamo un grande problema non solo di educazione stradale ma di educazione in generale, di incapacità a confrontarsi e rapportarsi con gli altri perché la ragione è sempre e comunque nostra anche quando non lo è.
Dai Cinzia non farti rovinare la giornata da due insulsi stupidotti. Aumento un poco la pedalata per raggiungere i miei compagni di viaggio, vedo le maglie della Nazionale e siamo di nuovo insieme. Racconto l’accaduto e ci ridiamo sopra.

Poco prima di arrivare alle Piastre ci raggiungono Moreno e un suo amico, decidiamo di proseguire insieme.
Alle Piastre è d’obbligo la fermata alla fontana Campari, è mezzogiorno giusto l’orario per l’aperitivo 

NazionaleScendiamo velocemente a Pistoia, la temperatura è decisamente bollente. Prevedo che per arrivare a San Gimignano soffriremo e non poco…tutte le fontane sono nostre, il tempo di surriscaldamento dell’acqua è velocissimo! Un paio di soste al bar per una bibita fresca ma risulta davvero difficile difendersi dalla calura. 

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Oltrepassato Fucecchio ci immettiamo su una strada regionale a scorrimento veloce: pare un forno, il mix tra il calore dell’aria  e quello generato dall’asfalto è letale!
Inizio a soffrire non poco; superato Certaldo vacillo, capisco che se continuo così rischio il colpo di calore. Rallento la pedalata, ora siamo su di una leggera salita, vedo Carmine, Paolo, William, Moreno e il suo amico fermi nei pressi di una abitazione. Mi fermo all’ombra di un albero, Carmine mi da una bottiglia d’acqua gentilmente offerta da una signora. Mi pare vada un poco meglio; riprendiamo la nostra marcia di avvicinamento al raduno della Nazionale, non mancano tanti km ormai. Inizia la salita di San Gimignano e, di colpo, si spegne la luce! Non ne ho più. E adesso che si fa? Ragioniamo, le gambe sono andate a Chi l’ha visto, quindi, su quelle non posso contare; la testa, invece, non è ancora persa del tutto, una parte vorrebbe buttare via la bici, l’altra mi sussurra “resisti, resisti, manca poco, un briciolino di energia c’è ancora ed è sufficiente; pedalo io al posto delle gambe”. Lentamente proseguo, riconosco i luoghi, so che l’ingresso di San Gimignano è vicinissimo. Alzo lo sguardo e vedo scendere, dalla parte opposta, Stefano Nesi: “Oh Cinzia come va?” – “Stefano son distrutta, non ce la faccio più” – “Dai sei arrivata, fermati alla fontana e riposati un po’”. Sono davanti alla porta di San Gimignano, i miei compagni di viaggio mi stanno aspettando. Scendo dalla bici e mi rinfresco un po’, faccio due chiacchiere con Stefano, ricordiamo la 1001 Miglia del 2016 quando, sul Passo del Bracco, ero lì lì per mollare tutto (mancavano poco più di 200 km all’arrivo…sarebbe stata una follia…meno male la crisi passò). 

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Insomma a San Gimignano siamo arrivati, sono circa le h. 18,00. Che si fa? Andiamo al luogo dove è fissato il raduno della Nazionale o proseguiamo per Lajatico e ritorniamo domattina? Dopo un rapido consulto, considerate anche le mie pessime condizioni, optiamo per proseguire e ritornare l’indomani quando si terrà l’assemblea e le premiazioni.

Ovviamente la strada per Lajatico mi fa dannare, un primo tratto di saliscendi spaccagambe, una bella discesa dove riprendo fiato e l’ultimo tratto in salita. Questo mi stronca definitivamente allora, affinché non mi prenda il disgusto per la bici, metto in atto la mia consueta strategia: scendo dalla bici e faccio due passi a piedi. No, non sono matta, e non lo ritengo nemmeno un disonore mettere il piede a terra, è il mio modo di non mollare. Se sono molto stanca e mi sta passando la voglia di pedalare faccio altro, una sosta, due passi a piedi, insomma riprendo fiato per riuscire a ripartire. Beh, anche questa volta ha funzionato.
Intorno alle 20,00 siamo all’agriturismo “Il Colle”. “Facciamo subito la doccia e, poi, ceniamo?” – “No, prima beviamo una birra, poi facciamo la doccia”   

Nazionale

Mi pare ovvio, nella migliore tradizione dei randonneur.

La cena è davvero rigenerante oltre che decisamente abbondante. In fondo ce la siamo guadagnata dopo avere pedalato per circa 250 km! 

Domenica 11 luglio: il raduno della Nazionale, l’assemblea e le premiazioni 

Domenica mattina ritorniamo a San Gimignano. Che bellezza rivedere tanti amici, a questo raduno della Nazionale, praticamente era dal novembre 2019 che non ci si ritrovava. 
I saluti, gli abbracci (seppur virtuali), le mille cose da raccontarci, fanno tardare un poco l’inizio dell’assemblea di ARI.

Questa assemblea è importante perché vede il passaggio del testimone alla Presidenza di ARI da Luca Bonechi a Mino Repossini, insomma si rinnovano le cariche sociali.
L’amico Luca Bonechi ha guidato ARI in questi sette anni facendola crescere in termini non solo numerici ma, soprattutto, per la qualità degli eventi e dei progetti messi in campo e facendo acquisire al movimento dei randonneur italiani autorevolezza a livello internazionale. A Luca va il mio ringraziamento per tutto ciò che ha fatto e per avermi chiamata a far parte del consiglio direttivo e, poi, del collegio dei revisori. Sono davvero onorata di avere collaborato con Luca e tutto il consiglio in questi anni. Ora tocca a Mino Repossini guidare la nostra associazione, al quale faccio i miei migliori auguri di buon lavoro, son sicura che saranno anni dove ARI e il movimento dei randonneur cresceranno ulteriormente. E, per quanto mi riguarda, sarò ben felice di continuare a dare una mano.

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Terminata questa importante parte della assemblea si passa alla consegna dei diplomi di Gran Randonneur d’Italia agli amici che hanno concluso le quattro prove del Gran Brevetto d’Italia: 1001 Miglia, 999 Miglia, Alpi4000 e 6+6 Isole! Insomma quattro randonneé over 1000 km…mica pizza e fichi!
Un onore, per me, essere arrivata sino a San Gimignano in bici con due randagi di prima classe come Carmine e William ai quali è stato consegnato il diploma 

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E ancora voglio complimentarmi con l’amica Carla Tramarin, unica donna ad avere portato a termine le quattro prove e ad avere ricevuto il diploma. Donne come Carla hanno contribuito, con le loro imprese, ad avvicinare tante di noi alle lunghe distanze e far crescere la presenza femminile nelle randonneé. Brava Carla e grazie per il tuo impegno e la tua costanza. 

Nazionale

E così trascorre la giornata tra premiazione, pranzo, foto, chiacchiere e visita a San Gimignano. 
La giornata volge al termine, salutiamo gli amici, qualcuno si rimette in sella per rientrare a casa, qualcuno prende il treno mentre noi ritorniamo a Lajatico per visitare l’incanto del Teatro del Silenzio 

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Lascia sempre senza parole questo luogo, ogni anno un allestimento diverso (quest’anno le opere sono di Manolo Valdes), occhi e anima si colmano di bellezza, brevi istanti di tregua che fanno respirare.

E, poi, la serata non potevamo che trascorrerla dinanzi alla televisione a tifare la Nazionale di calcio! 

Lunedì 12 luglio – ritorno a Modena

“Cinzia al ritorno rifacciamo la strada dello scorso anno, passando da Pescia e su sino alla Prunetta; poi, da lì, andiamo all’Abetone. Quindi prepara la traccia tenendo a riferimento il percorso dello scorso anno” – “Certo, non c’è problema, ho conservato i file”
Ecco, le ultime parole famose. In effetti i file li avevo conservati, peccato che abbia tracciato un percorso diverso e, cosa più grave, non me ne sia accorta…quando si dice essere suonate!
Comunque, lunedì mattina ripartiamo da Lajatico alla volta di Modena. Sino a Buggiano tutto bene, effettivamente è la stessa strada dello scorso anno. Senonché ci avvediamo che la traccia ci porta verso Montecatini…mmmh mica ci siamo passati la volta scorsa.
“No, no, lascia perdere, andiamo di qua, vedrai che ritroviamo la Mammianese e da lì arriviamo alla Prunetta”

Inizia un’erta piuttosto insidiosa, qualche indicazione per il Santuario di Croci, ma nessuno di noi si ricorda il luogo…fermiamo un automobilista: “Scusa si arriva alla Prunetta di qua?” – “Sì, è dura ma si arriva. Sarebbe meglio faceste la strada da Montecatini, ma si arriva pure da qua”. Dai, allora proseguiamo. La salita diventa sempre più cattiva, inoltre, ci sono alcuni poco simpatici cani liberi…chi mi conosce sa che ho il terrore dei cani, uno di questi pare anche piuttosto arrabbiato…”no, no, i cani no…” accelero più che posso, ormai ho i polmoni in gola. William mi chiama: “oh, il cane non c’è più, fermati sul tornante a prendere fiato, non scoppiare!” Secondo me William ha pensato che sono fuori come un balcone! In ogni caso scampato il pericolo cani, continuiamo a salire, arriviamo al Santuario di Croci, lo oltrepassiamo e, sorpresa, la strada asfaltata si trasforma in un bel sentiero sterrato.

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Una persona, lì ferma, ci dice che saranno circa 4 km di sterrato/ghiaiato. “Ma com’è? E’ tutta pari?” – “Ma no, un po’ sale, un po’ scende”.
Ok, abbiamo capito, ritorniamo sui nostri passi e cerchiamo una strada diversa. 

Che dire?!? Abbiamo fatto una donazione alle nostre gambe di 4 km di salita con percentuali a doppia cifra…non è che fossero un granché felici però…
Al termine della discesa consultiamo i nostri ciclocomputer, e notiamo una strada che, dopo diversi km, si dovrebbe nuovamente ricongiungere con la traccia da me preparata e condurci alla Prunetta. Dai, proviamo. Ovviamente, neanche a dirlo, si sale e faticando molto, siamo sempre su pendenze oltre il 10%. Finalmente vedo un cartello: siamo in Valdinievole. L’ambiente è decisamente bello: ulivi ovunque, macchia mediterranea, il profumo del mare che si fonde con quello dell’appennino…eh, sì me la racconto un po’ per digerire la salita!

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Di nuovo William: “Ascolta ma alla Prunetta c’è il cartello che segnala che siamo effettivamente lì?” – “Sì, perché?” – “E’ da sabato che parlate di questa Prunetta, voglio far la foto al cartello”. In effetti non so quante volte l’abbiamo nominata…proseguiamo sino a ché non ritorniamo in traccia. Una breve sosta ad una fontana e, via, verso la Prunetta.
“William ci siamo. Ecco il cartello!” – “Beh, tutto qua?” – “No, non c’è solo un prato, tra un po’ siamo in paese” – “Meno male”.

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E ora che si fa? E’ già passato mezzogiorno, saliamo all’Abetone o scendiamo alle Piastre e ripercorriamo la strada dell’andata sino a Porretta?
Considerate le due salite non previste, meglio ritornare da Porretta Terme.
Ripercorriamo a ritroso la strada dell’andata sino a Silla dove effettuiamo una sosta ristoratrice in bar. “Che strada facciamo per tornare a Modena?” – “Andiamo da Gaggio Montano, Zocca e Guiglia” – “Sì, dai, è la più breve e rimaniamo sempre in quota”.
Peccato che non ce la ricordassimo molto bene la salita per Gaggio Montano: 2,5 km feroci, di quelli che quando scollini dici “Mai più!”, e lasci vergati sull’asfalto i mille accidenti che hai sussurrato con un filo di voce. Sotto il sole cocente, sempre oltre il 10%…penso che, ora, ce la siamo ben impressa nella mente e, in futuro, la eviteremo accuratamente!  

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Ma non si pensi che, una volta scollinato, siano terminate le fatiche. Sì, perché come ho scritto già diverse volte, il nostro appennino ha una caratteristica tutta sua: non sa cosa siano le discese! Sali, scendi un pochino e risali nuovamente, insomma una infinita teoria di saliscendi che quando, finalmente, ti ritrovi in pianura ti chiedi come hai fatto a scendere al piano. “Eravamo a 800 mt di altitudine, adesso siamo a 50 mt e avremo fatto sì e no 6 km di discesa…boh”…davvero curioso il nostro appennino…
Prima di arrivare a Modena ci fermiamo brevemente a Zocca dove, davanti al BiBap notiamo un sacco persone. La ragione è più che evidente: aspettano Vasco Rossi. Un improvviso nuvolone ci induce a ripartire velocemente, infatti, poco dopo inizia a cadere una leggera e fastidiosa pioggerella che ci accompagnerà fino a Guiglia. Adesso le salite e i saliscendi son davvero terminati: si scende a Vignola e, da lì, gli ultimi 20 km di pianura.

Poco prima delle 19,00 siamo a Modena,

un poco stanchi ma contenti di avere trascorso del tempo con gli amici della Nazionale Randonneur (con alcuni dei quali era dalla Parigi Brest Parigi del 2019 che non ci si incontrava) e per avere, ancora una volta, costruito una randagiata che ci lascerà dei ricordi che porteremo sempre con noi…soprattutto quelle salitelle  impreviste e feroci! 

Insomma tre giornate di quelle che ti rigenerano…già, perché avremo fatto anche tanta fatica ma di quella che la fai volentieri, anzi la vai proprio a cercare. Perché la fatica diventa anche un mezzo o, meglio, un modo per potere attraversare e raggiungere luoghi meravigliosi e per potere incontrare tanti amici con i quali condividi le tue passioni e, allora, finisce pure che la fatica la ringrazi. 

E, adesso, ci rimettiamo all’opera per pensare alla prossima randagiata!

Grazie ai miei amici e compagni di viaggio Carmine, Paolo e William.

A questi link i percorsi:Modena – San Gimignano – Lajatico 

Lajatico – Modena

Le foto sono state scattate da me, Wiliam e Paolo.

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”.

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2 Replies to “Al raduno della Nazionale Randonneur”

  1. Ciao Cinzia,
    altro bellissimo e coinvolgente resoconto dei tuoi. Devi proprio trovare un editore e raccoglierli tutti in un libro.
    Grazie per avermi fatto immaginare di pedalare con voi.
    Ti auguro di fare ancora tanti bei viaggi randagi.
    Un grosso abbraccio
    Gigi