“Adoro andare in bicicletta, vedo cose che altrimenti non avrei mai visto. Le vie hanno doppi sensi anche dove ce n’è uno solo” – Stephen Littleword
Prologo
Certo che potevo scegliere un titolo diverso…sembra che abbiamo girato intorno al Parco dell’Orecchiella, e non è proprio così.
Il titolo è una semplificazione e qua, dalle mie parti, sta ad indicare un giro in bici piuttosto impegnativo ed ostico che può anche diventare feroce se si inserisce una certa variante nel finale.
Ma andiamo con ordine.
Come già scrivevo in un altro post, questo 2021 è piuttosto avaro, nei miei confronti, di eventi ciclistici. L’impossibilità di partecipare alle randonnée, però, non frena la mia voglia di pedalare. Anche se, il poco tempo a disposizione, limita i km. E, così, ad eccezione della Randonneé Tre Valli, la possibilità di sperimentare lunghi kilometraggi non c’è stata.
Come sempre, nei momenti di bisogno e anche di sconforto, si materializza il mio Amico Vincenzo detto “il Panno” a cui l’audacia non fa sicuramente difetto. “Cinzia, sabato 12 giugno, facciamo il giro dell’Orecchiella!” – “Ma sei matto?!? Son più di 200 km e 3500 di dislivello…non ce li abbiamo nelle gambe…non so mica se la faccio” – “Oh Cinziona bisogna che ci proviamo, altrimenti, finisce che quest’anno facciamo solo dei giri lofi” – “Ok, andiamo”.
Ci vuole, poi, poco a convincermi…
Un paio di telefonate e si forma il gruppo: io, Vincenzo, Carmine, Rosanna e Orville.
Sabato 12 giugno
La partenza per l’Orecchiella è fissata per le h. 6,00 della mattina…”meglio partire presto così abbiamo a disposizione tutta la giornata, metti che andiamo in crisi…” – “Beh per il tramonto ce la dovremmo fare…13/14 ore dovrebbero essere sufficienti”...quando si dice essere previdenti e tenere un buon margine di sicurezza!!
Avrò fatto questo giro non so quante volte, e mai mi era capitato di provare una sensazione così forte di incertezza e insicurezza.
Ad ascoltare troppo i timori, però, si rischia di rimanere immobili e, allora, via che si va…al massimo si rientra in corriera!
La strada è quella solita: 25 km di quasi pianura sino a Cerredolo; la fondovalle “Gatta”, in leggero falsopiano, per circa 10 km e la strada delle fonti Poiano per altri 4 o 5 km piani, a fianco del fiume Secchia. Dopodiché la strada inizia a salire. Sino a Ligonchio si sale costanti, le pendenze sono piacevoli, e ci si perde ad osservare l’appennino: la Pietra di Bismantova, Cusna, Ventasso, Alpe di Succiso.
A Ligonchio, dopo circa 60 km, ci sta una sosta caffè e cornetto, anche in previsione di quello che ci aspetterà di lì a poco.
Il Passo di Pradarena
La strada riparte con un discreto strappo al 12%, per fortuna sono solo qualche decina di metri. Proseguiamo in quota per qualche km, sino a ché ci si para dinanzi un bel cartello che segnala una pendenza, a salire, del 10%. Comincia l’ascesa al Passo di Pradarena…
Quel cartello bugiardo e infingardo, da anni si diverte a farsi beffe degli ignari ciclisti. E così, in un tedioso balletto, si alternano, in rapida successione sullo schermo del Garmin, una sequela di numeretti: 10, 13, 14, 12…quasi fossero le estrazioni del lotto.
Chi ha gamba si invola su quelle pendenze, chi non ne ha, come me, procede china a spingere a fatica i pedali…sento Rosanna che mi dice: “vai pure non aspettarmi, non rallentare per me” – “Rosi, dove vuoi che vada?!? Questa è la mia massima velocità…”. Procediamo insieme sino all’abitato di Ospitaletto dove la strada, se possibile, si impenna ulteriormente…dai pure!
Non so chi pronuncia queste parole: “dai, adesso molla, diventa più morbida e pedalabile”
Illuso, o non l’hai mai fatta o non te la ricordi…non molla, non scende sotto il 10% per almeno altri 3 km. Solo sui tornanti si prende fiato, per fortuna gli alberi regalano una fresca ombra e il sole evita di cuocerci oltremodo.
Questa salita mi ricorda, in sedicesimo, il Fedaia, già ne parlai in un post di qualche anno fa (Racconti su due ruote: il Passo Pradarena) Forse per i suoi tratti in rettilineo che veleggiano sempre oltre il 10%, i pochi tornanti e lo scollinamento che si tramuta in un pianoro. Non c’è un lago né la Marmolada, ma ci sono l’Appennino e le Alpi Apuane
Siamo al Passo Pradarena. Sento Vincenzo che mi chiama:“Cinziona, il più è fatto, adesso recuperiamo in discesa, poi, la salita dell’Orecchiella è solo un saliscendi, non ha delle pendenze cattive”.
Non dico nulla, ma io la ricordo diversamente l’ascesa al parco dell’Orecchiella..
Ma tant’è, godiamoci la lunga discesa.
Siamo in Garfagnana e, anche oggi, come ogni volta che passo da qui, mi lascio sorprendere da questa terra: l’appennino che profuma di mare!
L’Orecchiella
A Sillano ci immettiamo sulla strada che conduce al parco dell’Orecchiella, quella che è solo un saliscendi…ecco il primo “sali”, inutile che vi dica la pendenza, potete immaginarla…
Nei primi km incontriamo alcuni piccoli borghi, sempre posti al termine di un ruvido “sali”.
Che, poi, ci sarebbe da discutere anche sul concetto di saliscendi applicato a questa strada. In realtà questa è una salita di circa 10 km che presenta alcuni brevissimi tratti discesa, giusti per riprendere un minimo di fiato.
Il fastidio delle pendenze è mitigato dalla bellezza del luogo, pedaliamo all’interno di un fresco castagneto. Un bacino artificiale è la scusa per una sosta foto.
Nonostante sia sabato ci sono pochissime persone, il passaggio di auto è quasi nullo; riusciamo a pedalare affiancati e a scambiare qualche battuta: “ per fortuna doveva essere un saliscendi” – “no, è tutto un sali” – “Oh, Vincenzo, dove sono gli scendi?!?” – “pedalate, adesso arrivano”…sì, ciao!
Finalmente la fontana che segna il termine della salita e la sosta panino.
Ci dirigiamo alla bottega dove siamo soliti fare sosta, siamo gli unici avventori.
E qui ci gustiamo un panino da “bimbi grandi” con prosciutto toscano e pecorino. Recuperate le forze risaliamo in sella e salutiamo il Parco dell’Orecchiella.
La strada scende per diversi km, purtroppo il fondo è molto ammalorato e non concede distrazioni.
Verso il Passo delle Radici
Oltrepassato il paese di Villa Collemandina non resta che decidere quale salita affrontare per raggiungere il Passo delle Radici.
Sono tre le possibili vie per raggiungere il passo. Una di soli 12,5 km “ferocissimi”, conosciuta come la salita di San Pellegrino in Alpe alla quale ho dedicato due post dove potete trovare la descrizione (San Pellegrino in Alpe Ritorno a San Pellegrino) ; la seconda, Sassorosso, che presenta 5 km “feroci”, pendenze sempre tra il 13% ed il 17%, tutti sotto il sole cocente, terminati i quali si immette sulla statale. Se si opta per Sassorosso i km totali per raggiungere il passo sono circa 18/19. Infine, la terza, è la classica statale, che si imbocca poco prima di Castiglione della Garfagnana, circa 24 km ma tutti pedalabili e con alcuni tratti in piano.
Optiamo per la statale, non vogliamo tormentare oltre le nostre gambe.
Per quanto mi riguarda la difficoltà che ho sempre incontrato nell’affrontare questa salita è la sua lunghezza…non finisce mai. Ogni volta fa vacillare la mia testa, è una delle mie bestie nere. Proprio per questo la considero una “palestra” per la mente. L’ho sempre affrontata in preparazione della Oetztaler Radmarathon, quasi a simulare (solo per la lunghezza non certo per le pendenze) l’ascesa al Passo Rombo, l’ultima infinita salita di questa granfondo.
E, ancora oggi, la considero un ottimo test per verificare la tenuta mentale nelle lunghe distanze: se resisto qui, senza buttare la bici nel fosso, allora sono ancora in grado di “randagiare”!
Comunque tra uno sbuffo, qualche brutta parola, un paio di soste foto, arrivo al passo.
I miei compagni di viaggio hanno già svalicato da un pezzo, ma sono buoni amici e, soprattutto, pazienti nell’attendermi.
Indossiamo le mantelline (l’aria è ancora piuttosto frizzante quassù) e scendiamo. Adesso la salita è davvero finita, per circa 40 km la strada scende e, poi, ci aspettano gli ultimi 30 km di pianura per arrivare al punto di partenza.
Poco dopo le h. 18,00 siamo a casa. Insomma ci abbiamo impiegato un tempo discreto, oltre 12 ore comprese le soste, ma la soddisfazione è tanta, soprattutto perché un giro così impegnativo era davvero da tanto tempo che non lo affrontavo, anzi, non lo affrontavamo insieme io e i miei amici. Anche questa volta il “Panno” Vincenzo ha avuto ragione: prenditi tutto il tempo che ti serve e il giro lo porti a casa, anche se nelle gambe non ce l’hai…però nella testa ce l’avevamo tutto!
Osservando il kilometraggio ed il dislivello ne è sortita una randonneé da 200 km extreme…in effetti su questo percorso si potrebbe davvero organizzare una randonneé magari lasciando ai partecipanti la scelta su quale salita affrontare per salire al Passo delle Radici. Amici randagi emiliani e toscani pensiamoci seriamente per il prossimo anno!
Qui tutti i dati del giro: giro dell’Orecchiella
Grazie ai miei compagni/Amici di viaggio, abbiamo trascorso proprio una bella giornata insieme, ci siamo distrutti le gambe ma, soprattutto, ci siamo divertiti!
Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”
Potenza suggestiva della lettura.Ho sentito il vostro piacere di stare insieme, il sapore del panino, il benessere mentale di un tale giro; alla fine ammetto, anche un leggero mal di gambe.😄
Leggendo s’impara. Pianura padana e appennino tosco emiliano si distinguono per alcuni..”sali scendi”😄. Ciao Cinzia. Al prossimo giro 🤗
Grazie Alfio 😀 l’appennino tosco emiliano ha una caratteristica unica: non esistono le discese 😖 si sale poi si scende un pochino e comincia subito una risalita…praticamente ritorni alla pianura sempre salendo. Un bel mistero 🤔