La Randonnée di San valentino: a pedalare tra pianura e colline

Si ricomincia! Dopo un 2020 a zero randonnée, un 2021 con all’attivo una sola partecipazione, forse il 2022 è l’anno della ripresa.
Si sta lontani dalla bici per varie vicissitudini ma, ora, in punta di piedi si prova a ricominciare. Cosa facciamo in questo 2022? Un’idea ce l’avrei e mi piacerebbe realizzarla ma diamo tempo al tempo e vediamo cosa accade. La mia filosofia è un passo alla volta. Intanto il primo è stato fatto ed è già un successo…quasi mi pare che i piedi si siano schiodati da terra e quella terribile sensazione di immobilismo o, meglio, di trattenimento forzato sul posto me la sono scrollata di dosso.
Studio il calendario, metà febbraio potrebbe essere il momento giusto per riprendere…gennaio è stato clemente con il tempo, qualche giro di media lunghezza nelle gambe l’ho messo, certo non ancora un 200 km ma, in fondo, le gambe non perdono la memoria delle lunghe distanze accumulate negli anni.
Un rapido consulto con Paolo, Marina, Giovanni e Claudio. Dai, proviamo a fare la Randonnee di San Valentino, è quasi tutta pianura ma per riprendere va più che bene.
Inoltre sono incuriosita dal percorso e dai luoghi, per lo più , a me sconosciuti.
E’ deciso, si va.

Domenica 13 febbraio

La sveglia suona ad un orario antelucano, poco prima delle 4,00. Alle 5,00 mi metto al volante, fa ancora buio. 
L’autostrada è pressoché deserta; parto presto perché chissà cosa può succedere, in realtà non succede nulla; la strada scorre veloce sotto le ruote della mia auto lenta, già  perché io vado piano anche in autostrada. Poco prima delle 7,00 sono nei pressi di Melegnano; decido di fare una sosta in autogrill per un buon caffè doppio. Sulla tangenziale ovest , che è il mio incubo, perché sempre trafficatissima, non c’è nessuno. Ricevo un messaggio da Paolo: è già arrivato. Poche decine di km e sono a Parabiago. Trovo il centro sportivo dove è fissata la partenza. Inizia il rito della preparazione: scarica la bici, monta la bici, togli le scarpe, indossa le scarpe, metti il casco, cerca gli occhiali, non dimenticare la borraccia. 
Nel frattempo arrivano Marina, Giovanni e Claudio; inizio a vedere un po’ di randagi con i quali era tanto che non ci si incontrava: Rosy, Franco, Francesca, Gaspare, Donato, Ivan, Claudia. Baci e abbracci dopo tanto tempo: è la bellezza di ritrovarsi! La consapevolezza che, forse, si può ricominciare a pedalare di nuovo tutti insieme. E’ un momento di tregua e, speriamo, non sia ulteriormente interrotto da una ripresa delle ostilità della pandemia. Sembra, quasi, un momento normale. Che poi normale è una parola grossa con tutte le difficoltà che mi hanno travolto da un anno e mezzo a questa parte. Ma è un piccolo segno di ritorno alle cose che più mi appassionano.
Preparata la bici si va a ritirare la carta di viaggio. E’ l’occasione per altri incontri: Aurora, Maria Grazia, Graziano, Monica, Marilena e tanti altri. 
Spicca l’inconfondibile maglia della Nervianese: oh, ma quanti siete?!?
Ritirate la carte di viaggio, sono quasi le 8, 30 e si parte. 

La Pianura e il Monferrato

Sono curiosa di questo percorso. Non percepisco immediatamente il motivo, perché è quasi tutta pianura, ed io non amo un granché le pedalate piatte. Il tracciato si snoda attraverso la Lomellina, terra di fiumi, bagnata dal Sesia, dal Po e dal Ticino e, soprattutto, terra di risaie. Forse sono proprio le risaie che mi hanno spinta a venire qui. I ricordi vanno ai racconti delle nonne, delle zie, di mia suocera e delle anziane che ho conosciuto durante la mia infanzia. Tante di loro, nel dopoguerra, facevano la campagna del riso: erano mondine. Un mestiere durissimo: dodici ore al giorno in mezzo all’acqua e chinate a fare la monda. 
Venire qui era una sorta di omaggio a queste donne che hanno fatto parte della mia vita, alle lotte che hanno combattuto per avere condizioni di vita e di lavoro migliori. E’ pedalare nella memoria che mi hanno tramandato.
Mano a mano pedaliamo nelle risaie, immense, sconfinate, riecheggiano nella mia testa proprio i canti delle mondine: su tutti “Sciur Padrun da li beli braghi bianchi”; e, ancora, le immagini di quel capolavoro della cinematografia italiana che è “Riso amaro”. 

La strada scorre velocemente sotto le ruote, ogni tanto rompo il ritmo della pedalata per scattare qualche foto alla pianura e ai miei compagni di viaggio. 

Questo slideshow richiede JavaScript.

Questi primi 80 km volano via. Lasciamo la provincia di Pavia ed entriamo nel Monferrato, l’altro pezzo di randonnée che mi attirava. Ho visto tanti filmati ed  immagini del Monferrato ma mai ci ero venuta. Superiamo Casale, costeggiamo il  Po per un breve tratto e arriviamo al primo punto di controllo/ristoro. Mentre siamo lì si sente l’inconfondibile voce del Capitano Pino. Alla partenza non l’avevamo visto né sentito e ci chiedevamo: “dove sarà mai il Capitano?!?” Svelato l’arcano, è partito con mezz’ora in ritardo ma ha la gamba allegra e ci ha raggiunti. Così lo vediamo arrivare con Gennaro e altri amici. Ovviamente ci scappano un paio di foto e qualche battuta.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Ripartiamo e, subito, dalle prime pedalate e guardando il paesaggio, mi rivolgo a Claudio, che è piemontese e conosce bene le zone: “ Claudio, guardando queste colline, mi sa che le strade che le solcano, quanto a ignoranza, se la giocano con quelle di casa mia e con i colli bolognesi: profilo dolce ingannatore che cela pendenze assai ruvide!”. 
Però chi ha tracciato il percorso è stato benevolo facendoci affrontare i versanti più morbidi. Infatti i tratti di discesa sono tutti piuttosto ripidi, li avessimo affrontati in senso contrario avremmo sicuramente patito molto di più.
Forse, in questa stagione, i colli del Monferrato non rendono al meglio, le vigne sono ancora spoglie. Però lasciano intuire la ricchezza e la bellezza dei filari quando spunteranno le foglie della vite. E, poi, mi immagino i colori durante l’autunno! 
E ancora la compostezza e la sobria bellezza dei borghi posti sulle sommità delle colline, insomma si comprende perché questa zona sia stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Bisognerà ritornare a visitare il Monferrato con più calma e tranquillità, soprattutto per fare sosta in qualcuno dei tanti ristoranti incontrati lungo le strade…la tentazione di fermarmi mi ha sfiorato più di una volta…

Questo slideshow richiede JavaScript.

Di nuovo in pianura 

Terminata la galoppata nel Monferrato, inesorabilmente riprende la pianura. L’obiettivo è raggiungere Mortara per il secondo punto di controllo/ristoro. 
La mia curiosità, però, è tutta per Vigevano. La cui piazza l’ho ammirata in foto tante volte. Nella descrizione della rando era indicato che saremmo passati proprio dalla piazza. E questa è un’altra ragione per cui sono qui a pedalare.
Di nuovo le risaie, di nuovo la pianura padana che più pianura non si può.
Un’altra caratteristica della giornata, e capita spesso in pianura, è il vento costantemente contrario!! Chi sostiene che in pianura non è faticoso pedalare vi sta raccontando una bugia, rammentatelo bene! La pianura può essere molto più impegnativa che la salita, perché con il suo ventaccio contrario ti respinge. Inoltre, oggi, spira un vento freddo e tagliente. E’ da quando siamo partiti che mi lacrimano gli occhi…praticamente una rando che mi ha commosso dall’inizio alla fine, per tutto il giorno ho avuto il volto rigato dalle lacrime.  Quando torni, dopo tempo, a fare una cosa che ti regala gioia, apprezzi anche gli aspetti meno piacevoli, come il vento tagliente e pungente…la bellissima sensazione delle cose fastidiose che non provavo da tanto tempo.

Siamo in vista di Vigevano, entriamo in città e, in breve, siamo in Piazza Ducale: beh la denominazione di salotto d’Italia ci sta tutta! La Cattedrale, i porticati, la torre…davvero un gioiello. Anche a Vigevano ci ritornerò per visitarla con la dovuta calma ed attenzione.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Lasciamo Vigevano, ormai la randonnée volge al termine, mancano poco meno di 30 km all’arrivo. Guardo l’orario, mancano venti minuti alle h. 17,00. Chissà se riusciremo ad arrivare prima del calare del sole. Nel dubbio ho, comunque, montato le luci. Anche se ci coglie la notte la cosa non mi preoccupa. Qualche km prima di Parabiago cala il sole, gli ultimi 8 km li facciamo all’imbrunire e arriviamo che è quasi buio.

L’arrivo 

Arriviamo, andiamo a timbrare e a ringraziare i volontari per averci atteso, presumibilmente siamo tra gli ultimi. La gentilezza dei volontari è unica, ci dicono che sono lì per noi e ci fanno i complimenti. La cucina è ancora  aperta, un piatto di polenta e bruscitt ci aspetta! Ce lo siamo proprio meritato. Praticamente l’ho divorato… non so da quanto era che non facevo 200 km, quindi, avevo tanta fame! Ed è stata una bella soddisfazione anche il non essere arrivata completamente sfinita ma consapevole di avere dato tutto quello che avevo e potevo. Questa rando è stata un ottimo allenamento per fare fondo nelle gambe e nella testa. Già perché la pianura allena soprattutto la testa: sei obbligata a stare lì e a pedalare, pedalare e ancora pedalare. E’ un allenamento mentale fondamentale. Mi hanno sempre detto: “fai della pianura che ti aiuta, non solo per le gambe ma soprattutto per la testa”.  Ed è così, ti aiuta a resistere. Quando le gambe ti abbandonano l’importante è avere la testa, perché con quella puoi fare tanti e tanti km in più rispetto a quelli che vorrebbero fare le tue gambe. Se tiene botta la testa vanno anche le gambe!

Sono le 18,30 ed è tempo di rientrare a casa. Ci salutiamo contenti per avere di nuovo pedalato insieme, soddisfatti per questi 200 km e con il pensiero già proiettato alle prossime randonnée. 
Mi metto al volante e la mia preoccupazione è di nuovo la tangenziale ovest!! Immagino code chilometriche, traffico bloccato…niente di tutto ciò. Il traffico è scorrevole e in breve sono alla barriera di Melegnano. Ma qui c’è l’inghippo. Mi metto in coda per ritirare il biglietto e mi avvedo che, dalle auto che mi precedono, sono costretti ad arrampicarsi sulla colonnina per afferrare il tagliando di ingresso. In pratica funziona solo ad altezza camion! E vabbè mi tocca anche l’esperienza di scalare una colonnina al casello dell’autostrada… 

A casa

Alle h. 21,30 sono a casa, scarico le foto, riguardo le immagini della giornata e mi scopro a sorridere. Una domenica da randagia, come non ne vivevo da tempo, una giornata senza pensare a nulla e che mi ha infuso un minimo di tranquillità, nonostante sia poco tranquilla da diverso tempo. E’ stata come una tregua da tutti i problemi. 
E’ stato un tornare alle randonnée in punta di piedi, nel mio mondo, in mezzo a tante persone a cui voglio bene e mi lega una grande amicizia. E’ stato un ritornare a pedalare con persone che discretamente ci sono state in questo periodo, per me, poco simpatico. 

In queste settimane, anche per infondermi fiducia, ho usato alcuni hashtag: #usiamoquellocheabbiamo, #sfruttiamoiltempocheabbiamo, #ilpocochefatanto. E, infatti, quel poco tempo che ho avuto a disposizione da dedicare alla mia passione, ha fatto davvero tanto. 
E’ stato un primo passo; in testa ho un obbiettivo più grande di cui, per il momento, non parlo. Gli obiettivi li ho sempre annunciati, questa volta no. In questo anno e mezzo, molto problematico e sottotraccia, ho spesso agito in silenzio, non solo nello sport, e quello che ho realizzato l’ho sussurrato dopo. 
Ho un’idea e mi impegnerò per perseguirla ma, ora, mi concentro sulla strada per raggiungerla, cercando di portare a termine un passo per volta. 
La Randonnée di San Valentino è stato il primo passo, anche per togliermi, come scrivevo all’inizio, da una sorta di immobilismo forzato, da quella sensazione di avere i piedi inchiodati per terra. Oggi li ho schiodati ed ho fatto piccolo passo in avanti. Questo spostarsi in avanti, per me, è stato come andare sulla luna: un lungo viaggio in un piccolo passo. Sono tornata nel mio mondo, in punta di piedi, in silenzio e, adesso, vediamo cosa viene avanti. I prossimi passi ve li racconterò mano a mano riuscirò a farli; potrà presentarsi qualche battuta di arresto ma i piedi non sono più inchiodati, per cui sarà più agevole riprendere il cammino.. E i prossimi passi me li voglio godere dall’inizio alla fine, come in questa straordinaria randonnée, con amici meravigliosi che, magari, non sanno neanche di preciso cosa mi è successo e, però, mi hanno fornito un supporto fondamentale. Grazie di tutto.

Ringraziamenti: uno speciale ringraziamento va ai miei Amici e preziosi compagni di viaggio Paolo, Marina, Giovanni, Claudio e Salvatore.
Grazie a tutti i volontari per l’accoglienza e per l’organizzazione dell’evento.

Dati del percorso 

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

Print Friendly, PDF & Email

Una risposta a “La Randonnée di San valentino: a pedalare tra pianura e colline”

  1. Bella pedalata. Ho rivisto i miei giovani anni da soldatino nel Monferrato. Bellaciao, complimenti.