A ruota libera…tornare a scuola a parlare di bici

Un invito a cui non si può dire di no

Squilla il telefono, “Cinzia? Sono Emanuela Lusuardi” – “Sì, ciao, dimmi pure” – “Senti ti volevo invitare nella scuola in cui insegno a parlare con i ragazzi del tuo blog e delle tue avventure in bici…sai aderiamo alla iniziativa “Libriamoci”, invito alla lettura, rivolto ai ragazzi delle scuole medie…ho pensato a te, al tuo blog, ai nuovi strumenti di scrittura…saresti disponibile?” – Senza pensarci un momento: “Certo che sono disponibile! Dammi una data e verrò di sicuro..scusa ma quale è la scuola media?” – “Le “Ruini” …non so se sai dove sono…” – un momento di smarrimento…”Certo che lo so, le ho frequentate pure io…fammi sapere la data poi ci accordiamo su come impostare il tutto” 

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locandina “Libriamoci”

Ma…ho detto sì?!? Accidenti son passati 38 anni da ché ho varcato le porte di quella scuola per l’ultima volta…era il 1979…ma ho detto sì davvero?!? Ma cosa diamine pensavo? E cosa diavolo racconto ai ragazzi? Ma io non sono mica un’esperta di scrittura…insomma scrivo per divertirmi e poi il mio è un blog di nicchia, lo leggono gli amici e qualche patito di bici e camminate…

Preparazione

Vabbè mi metto all’opera…ma, poi, devo parlare a ruota libera?!? Pare di sì…ma in che guaio mi son cacciata!
Ho venti giorni davanti, studio e strutturo una simil – lezione su cosa sia un blog, i modi di scrivere ecc., scelgo i passi più significativi dei miei post e li accompagno con una bella selezione di foto.
Allora la breve lezione consisteva in ben 35 fogli A4…forse ho esagerato! Ci sentiamo qualche giorno prima, espongo la mia idea…”Sì sì va bene ma parla della bici e porta delle foto” …mmh mi sa che ho sbagliato nell’impostare il tutto…

A scuola

Arriva il 26 ottobre, puntuale, anzi in anticipo, mi presento a scuola. Sento una voce conosciuta, la Prof. di educazione fisica, Marisa Guidotti, ci conosciamo da una vita, la mia passione per la bici è nata anche grazie alle sue lezioni di spinning. Manca ancora un buon quarto d’ora all’inizio della “lezione” e allora facciamo un giro per la scuola: non è cambiato quasi nulla, rivedo la mia aula e, come allora, la classe appartiene alla sezione F. Incontro, poi, la Prof. Alessandra Leo, Vicepreside,  la quale mi spiega di avere predisposto un computer per collegarmi al blog e proiettare le fotografie. Scambiamo due chiacchiere e scopro che il figlio pratica ciclismo e, casi della vita, è iscritto al Team Iaccobike: la prima squadra di cui ho fatto parte quando iniziai a praticare il ciclismo a livello amatoriale.
E insomma, gira che ti rigira, tutto riporta alla bici!
Suona la campanella, inizia la ricreazione, io mi reco presso il teatrino e verifichiamo, insieme ad Alessandra, il funzionamento del computer.
Mi guardo intorno, son seduta dietro il tavolo dei relatori, l’ultima volta, 38 anni fa, ero seduta in platea ad ascoltare…
Mi collego al blog, inserisco la chiavetta e proietto sullo schermo gigante la foto della mia bici

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la bici

Entrano i ragazzi alcuni notano la foto e subito esclamano: “Che bella bici!”
La
 Prof. Emanuela Lusuardi mi presenta all’uditorio e si comincia. Tengo sotto gli occhi le mie 35 cartelle, spiego brevemente cosa sia un blog, da dove nasce l’idea di aprirne uno ma, subito, comprendo come i ragazzi siano ben più ferrati di me sugli strumenti digitali..d’altronde loro sono nativi digitali mentre io sono una semplice autodidatta. Appartengo ad una generazione che, a scuola, ha imparato a scrivere usando la penna stilografica, guardava la TV in bianco e nero e nemmeno aveva una vaga idea di cosa fosse un computer! Non c’è storia, se ci mettiamo su questo piano sono i ragazzi a poter salire a pieno titolo in cattedra, io ho solo da imparare da loro.

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Meglio passare ai contenuti del blog, a cosa significhi “scrivere la bicicletta”.
E allora provo a raccontare loro un modo diverso di intendere la bici, che non è competizione ma scoperta dei luoghi, è vivere il territorio e divenire parte di esso perché non ci sono barriere; un ciclismo fatto di persone, di amicizie e di emozioni. Di come la bici ed il cammino facilitino l’incontro l’incontro con gli altri. Gambe e pedali sono uno strumento di conoscenza, i mezzi migliori per scoprire e conoscere un paese.
Racconto loro della fatica, di come ingannarla e di come ciò ti porti a #mollaremai:

“In questi anni, pedalando e camminando, ho scoperto il volto generoso della fatica; te la senti addosso come un macigno, non sai come alleggerirla, si appoggia sulle tue spalle e guarda avanti. E’ forse questo suo vedere oltre che ti spinge a proseguire, a non mollare…ed è così, in vetta, al culmine del cammino e della pedalata, ti mostra quanto lei vedeva e voleva che anche tu ne fossi partecipe, scende dalle tue spalle e, prima di svanire, ti saluta sorridendo sapendo che vi incontrerete ancora molte volte” (da “Per terre magiche: dal Monte Ventasso al fiume Po” 17 agosto 2017 https://www.cinziainbici.it/2017/08/17/per-terre-magiche-dal-monte-ventasso-al-fiume-po/)

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dalla vetta del Ventasso

Vado avanti con lo sguardo fisso sull’asfalto, scorrono davanti ai miei occhi le scritte di incitamento ai corridori (ma anche di scherno…i francesi son terribili…). Nemmeno due settimane fa il Tour de France è transitato di qua…accidenti sto pedalando su una salita “monumento”, su di una strada leggendaria, e che faccio? Guardo a terra?!? Dai Cinzia scuotiti, solleva lo sguardo, cambia prospettiva e vedrai che porti a casa anche il Col du Galibier! Le gambe fanno sempre male ma è bastato sollevare gli occhi per cominciare a stare meglio. Posiziono la catena sull’ultimo pignone, il 32, la velocità non supera mai i 6/7 km/h…oltre le gambe non ce la fanno. Potrei avere ogni motivo per arrabbiarmi con me stessa, per avere voluto affrontare un percorso così impegnativo, per maledire la bicicletta…e invece no, son felice.
Ogni pedalata a salire è uno spazio che si apre, è un respiro profondo, è un silenzio che si fa largo tra il rombo dei motori di auto e moto” (da “La Susa – Susa: sulle strade del Tour de France” 1 agosto 2017  https://www.cinziainbici.it/2017/08/01/la-susa-susa-sulle-strade-del-tour-de-france/)

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il Galibier

E poi della velocità, e di come non esista “una giusta velocità” ma sia sempre relativa a ciò che si cerca pedalando:

La giusta velocità…ma esiste? No, è sempre relativa. La bicicletta è il paradigma di questa relatività. Tanti sono i modi di interpretarla. La velocità “tranquilla” del viaggiatore con il suo carico di bagagli; il né forte né piano ma sempre lontano del randonneur; la corsa contro il tempo dell’agonista, il cronometro che scorre, la pedalata più forte e potente a superare chi lo precede o a non farsi superare, un nastro di asfalto, una ruota da riprendere, un tempo da rincorrere. E allora la giusta velocità diviene il minor tempo impiegato a coprire una data distanza.
È così quando si pedala, si rincorre un sogno, e la velocità è quella del sogno: i granfondisti, i corridori, sognano il tempo, il minor tempo, rincorrono i secondi, rapidi come Mercurio; i viaggiatori sognano i luoghi, le persone, chiedono tempo per osservare e incontrare. E poi ci siamo noi, pedalatori delle terre di mezzo, un po’ corridori e un po’ viaggiatori, con il nostro “nè forte nè piano ma sempre lontano” che adattiamo la pedalata alla velocità dei nostri sogni e, qualche volta, riusciamo a raggiungerli.” (da “La giusta velocità” 6 marzo 2017 https://www.cinziainbici.it/2017/03/06/la-giusta-velocita/)

Spesso sento parlare e leggo di alunni e studenti distratti, disinteressati, qui mi pare un uditorio piuttosto vispo, curioso, attento…di 35 cartelle preparate ne ho consultate due o tre, già perché la curiosità non è rimasta tale ma si è espressa in mille domande.

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E allora riposte in borsa le 35 cartelle, soddisfiamo le curiosità: quanti km percorri in anno? quanto pesa la bici? ma viaggi anche di notte? e come fai a renderti  visibile? e le luci dove le metti? e gli animali li hai mai incontrati? ma la bici è di carbonio? e dove dormivi? cosa avevi portato con te? quante volte sei caduta? hai avuto degli incidenti? quale è stata la rando più lunga? da quanti anni vai in bici? hai mai pensato di cambiare sport? perché vai in bici? da dove è nata la tua passione? ti sei mai fatta male o si è mai fatto male qualcuno dei tuoi amici? ma come fate a pedalare tanto e dormire poco? quando hai partecipato alla prima granfondo? pedali solo in Italia o anche all’estero?

E, poi, la domanda più bella: quale è stato il giro, la randonnee che ti è piaciuta di più? Ogni giro, ogni randonnee sono belle, ma la più bella è quella che devi ancora fare!

E intanto le foto, le città di notte: Piazza del Campo a Siena deserta e silenziosa e così la Reggia di Colorno; l’alba sul Po; la vista del mare, a Levanto, dopo una notte trascorsa a pedalare; provare a trasmettere le emozioni che la bici ti da; spiegare che l’Italia è un paese bellissimo, che si possono percorrere centinaia di km al di fuori del traffico: la ciclabile del Po e quella dell’Adige.

Chi l’avrebbe mai detto che un mezzo così semplice e antico potesse suscitare tanto interesse?

Pedalare e camminare non sono solo pratica sportiva, ma si traducono anche e soprattutto in cultura, educazione e rispetto: la mobilità sostenibile significa rispettare l’ambiente e sé stessi, permette di conoscere al meglio i  paesi e le città che si attraversano.

Mi piace pensare di avere instillato un poco di interesse per la bici e il cammino, e per le emozioni che trasmettono: lo stupore, la meraviglia di fronte a un alba o a un tramonto, all’attraversare paesi e città come antichi pellegrini e viandanti, la perseveranza e la capacità di superare la fatica perché questa ti premia sempre.

Chissà se qualcuno di questi ragazzi e ragazze tra qualche anno lo incontreremo in sella ad una bici o in cammino sulle strade del mondo?

Due ore son volate via; due ore che mi hanno dato tanto e lasciato tanto, soprattutto la gioia e la bellezza  di ragazzi attenti, con la voglia di conoscere e scoprire…

Questa scuola era bella 38 anni fa e lo è rimasta.
Insegnare, trasmettere il sapere e la conoscenza, coinvolgere i ragazzi, è tutt’altro che semplice ma, in questa scuola, evidentemente, gli insegnanti ci riescono molto bene.
Un ringraziamento speciale alla scuola, agli insegnanti ed ai ragazzi per l’attiva partecipazione e per la pazienza nell’ascoltarmi.
Insomma la bici la si può praticare anche a parole.

Written, edited and posted by Cinzia Vecchi “Cinziainbici”

 

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2 Replies to “A ruota libera…tornare a scuola a parlare di bici”

  1. Ma che bella iniziativa!
    Raccontare e condividere è sempre bello, specialmente agli adolescenti: anche se quelli di oggi sembrano così diversi da come eravamo noi hanno tanto bisogno di essere stimolati con spunti diversi da quelli che già conoscono. Mi è capitato lo stesso raccontando il mio Cammino di Santiago a un gruppo di 10 adolescenti: ancora ricordo il loro entusiasmo e le mille domande 🙂

    • Davvero una mattinata fantastica! E mi son resa conto che la curiosità e la voglia di conoscere il mondo non sono, poi, tanto diverse da quelle delle nostre generazioni. Semplicemente vanno offerti loro degli stimoli diversi, è in questo hanno trovato degli ottimi insegnanti. 😊